Bi-presidenzialismo
di SOCIALISMO 2017 (Ugo Boghetta)
La fase finale dell’elezione del Presidente della Repubblica era iniziata con l’ostilità più o meno manifesta al semi-presidenzialismo di fatto: Draghi e Mattarella-bis.
La conclusione è l’opposto: il bi-presidenzialismo. Mattarella è stato eletto con un quasi plebiscito, i partiti tutti sono spappolati (tranne FdI) e Draghi ora può prenderli a scudisciate quando vuole.
L’unica salvezza per questi partiti, confusi e incapaci di una qualche strategia e progetto (per questo non c’è nemmeno la tattica), era eleggere un presidente “debole”. Ne hanno avuto la possibilità alla penultima curva. Casini era il male “migliore”, ma se la sono lasciata scappare.
Adesso si esalta la scelta di continuità. Ma la stabilità non è neutra. Non siamo all’antigattopardismo del nulla cambi perché tutto cambi. Avremo solo convulsioni. La politica italiana degli ultimi decenni è come un buco nero che inghiotte quasi tutto. Ciò avviene per l’inesistenza di partiti-partito. La seconda repubblica liberista fatta di soggetti politici evanescenti, senza un progetto e subalterni alle varie fasi di ristrutturazione capitalista, ha mangiato anche i suoi figliocci.
Ora, tutto sembra concentrarsi sulla legge elettorale. Certo, una legge elettorale può aiutare a ridefinire le singole forze politiche invece del pasticcio delle coalizioni preconfezionate. Tuttavia, non mi sembra che i partiti abbiano un qualche barlume di cultura politica e ideologica che possa permettere loro di fare qualche salto di lato, in un’altra dimensione. Ci sarebbe, infatti, una società da ricostruire, un senso del lavoro e del ruolo dei lavoratori da porre al primo posto, un’economia da reinventare, istituzioni da cambiare (il bicameralismo, la pletora delle Regioni), una politica estera da ripensare. Sarebbe anche tempo, finalmente, di rimettere al centro la Costituzione: quella vera. Non quella che viene strumentalizzata dalla retorica insopportabile che vede i Presidenti in prima fila, né quella invocata, ma in realtà insultata, da concezioni individualiste.
Tuttavia, anche i conflitti del lavoro sono troppo deboli e dispersi. L’ultimo sciopero generale di Cgil e Uil dai contenuti anche buoni è finito anch’esso nel buco nero. In assenza di partiti, il sindacalismo dovrebbe avere il coraggio di fare Politica, ma non è in grado, chi per moderatismo, chi per estremismo sociale. Nemmeno le forze sociali ce la possono fare a costruire un’altra prospettiva. Non si va oltre il giorno per giorno ed il frammento. Il movimento novax ne è un esempio.
Stando così le cose, il binomio di cui sopra garantirà uno status quo dinamico: perdonate l’ossimoro. E continuerà ad agire nel senso di una centralizzazione del potere necessaria, come ho già scritto in passato, per motivi oggettivi di natura internazionale, europea ed interna. Questa, ribadisco, avviene sull’asse Presidenti della Repubblica e del Consiglio, oppure sul versante governo, istituzioni, partiti, popolo. Ciò che è accaduto ci dice che l’opzione in campo è solo la prima.
Tutto ciò è lo specchio sociale, culturale, ideologico del paese tutto. Gli italiani ne sono colpevoli. Anche se, c’è da dire, che nell’ultimo decennio dagli otto ai dieci milioni di cittadini hanno cambiato voto alla ricerca di ciò che non c’è. E l’astensionismo cosciente, in crescita, qualche dubbio lo manifesta ancora.
In questa situazione, la costruzione del “partito” del cambiamento radicale, o quantomeno un suo primo nucleo, è oggi una necessità storica.
Ma ci sono le forze, le intelligenze? C’è il coraggio di andare oltre i propri interessi individuali o di gruppetto?
Fonte: https://www.facebook.com/100000797283987/posts/4799596413410221/
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