Vietare al Governo di chiedere la fiducia per la conversione del decreti legge
di DAVIDEMURA
Oggi il Governo ha messo la fiducia in sede di conversione del decreto legge sull’obbligo del vaccino ai cinquantenni. Nel decreto – ricordo – è presente anche l’obbligo del super green pass per lavorare. Una delle misure più discriminatorie mai partorite, tanto è lesiva della dignità delle persone e del principio lavoristico. Questo perché il Governo, pur dando parere contrario in sede di Commissione, per poco non andava sotto proprio sull’emendamento che chiedeva che il super green pass decadesse con la fine dello stato di emergenza. L’emendamento non è passato, ma è chiaro che il Governo vorrà evitare sorprese in aula e dunque ha messo la fiducia.
Questo episodio (ma non è l’unico), induce una seria riflessione sull’opportunità che il Governo possa usare l’istituto della fiducia quando si tratta della conversione dei (suoi) decreti legge. Perché è chiaro che la micidiale sintesi tra decretazione d’urgenza e fiducia stanno sovvertendo il rapporto Governo-Parlamento. Non è più il Governo che deve ottenere la fiducia del Parlamento, ma è il Parlamento che deve, costantemente, dimostrare la sua fedeltà politica al Governo.
In teoria non dovrebbe accadere, ma la verità è che accade, e accade perché ormai gli argini costituzionali sono stati rotti e non è più possibile ripristinarli, senza un processo politico che rimetta nei giusti binari il ruolo del Governo nella nostra repubblica parlamentare, che non è quello di definire l’indirizzo politico, ma di eseguirlo sulla base delle scelte parlamentari. Qui invece siamo nel campo opposto (non costituzionale): quello nel quale è il Parlamento che deve eseguire l’indirizzo politico definito dal Governo. Il Governo non solo crea norme primarie, ma quando il Parlamento è chiamato a vagliarle, impedisce che questo vaglio venga fatto, ponendo la fiducia.
Questo andazzo, chiaramente, è il frutto di riforme costituzionali scellerate e di una generale decadenza della classe politica, che ha perso completamente conoscenza e consapevolezza della Costituzione. Ma è anche vero che esiste una lacuna incomprensibile nella nostra carta, e cioè la mancanza di una norma che vieti al Governo di chiedere la fiducia in sede di conversione di un suo decreto. E’ chiaro infatti che è proprio la fiducia in sede di conversione che crea quel micidiale mix che indebolisce la democrazia parlamentare. L’assenza di un divieto esplicito, lascia aperte le porte all’abuso, perché non esiste norma costituzionale che scongiuri questa anomalia.
Però è anche vero che il Parlamento è sempre libero di non dare la fiducia e procedere nel non convertire il decreto o di convertirlo con modificazioni, ma è altresì vero che nei fatti – per le ragioni sopra esposte – diventa un passaggio più facile a dirsi che a farsi, perché il Parlamento oggi è un’istituzione fortemente indebolita; indebolita dal Governo, che trova la propria forza impositiva nel vincolo esterno europeo e internazionale e nella paura dei parlamentari di perdere gli emolumenti di fine mandato.
Che fare dunque? Oggi non esistono forze politiche che mirino realmente al ripristino della democrazia parlamentare (e sì, oggi ce ne stiamo allontanando), ma qualora un giorno queste forze trovassero un importante consenso elettorale, una delle riforme costituzionali che dovrebbero proporre sarebbe proprio il divieto per il Governo di chiedere la fiducia nella conversione dei suoi decreti legge. Il Parlamento deve essere libero di valutare le norme del Governo ed eventualmente di cassarle o modificarle, senza che questo diventi automaticamente un test sulla fiducia… del Governo sulla lealtà del Parlamento.
Sono lacche’ politici