Ma cosa stiamo perdendo? Alcune riflessioni sulla direzione delle proteste contro il Green Pass e sulle rivendicazioni che queste esprimono.
di Resistenze al nanomondo (redazione)
Ci si avvia ormai verso un’apparente fine della dichiarata emergenza sanitaria, dove a finire o a cambiare saranno magari i linguaggi utilizzati a descriverla o alcuni dettagli: pensiamo alla sostituzione di qualche esecutore di poco conto del programma, come il Fabiano Speranza. A restare in piedi sarà invece l’intera infrastruttura materiale e ideologica che abbiamo visto dispiegata solo parzialmente nel corso di questi ultimi due anni. Anche molte restrizioni cadranno nella loro forma materiale, ma di fatto il vero scopo è stato raggiunto.
Ai bambini e bambine sarà permesso di togliersi la mascherina e incrociare il sorriso degli amici, ma questa resterà nella cartella pronta ad un ordine dell’insegnante per ritornare a uniformare i visi e a far scomparire nuovamente i sorrisi. L’esperimento globale ha dato i suoi risultati con un clima della paura ormai introiettato nei più che sarà difficile da scalzare via. Si può essere certi che una sua prossima evoluzione non tarderà ad arrivare.
Restando qui in Italia, nei confronti delle molteplici restrizioni prima dell’introduzione della tessera verde, abbiamo visto non solo una grande accettazione, ma anche un’interpretazione che spesso aggravava le restrizioni stesse, questo in particolare nelle strutture pubbliche, ospedali, scuole…
Le restrizioni, quando non venivano capite o quando venivano considerate poco chiare, sono state definite, usando le parole dei Wu Ming, irrazionali, ingiuste, ipocrite e criminali. Ma questa espressione del verbo del potere tecno-scientifico siamo certi che si possa definire caotica o addirittura irrazionale? Ci sono scopi ben precisi nel mantenere e sperimentare con virus come l’Antrace o con virus ricombinati geneticamente creando tutte le premesse per una guerra batteriologica o per giustificare un controllo totale sui popoli. E in questi programmi vi sono anche rispettabili stati democratici, prestigiose Università e rinomati centri di ricerca pubblici.
La situazione attuale è stata descritta, in particolare dalla sinistra radicale e da non pochi anarchici, come una pessima gestione governativa della pandemia. Limitarsi a denunciare che negli anni la sanità pubblica è stata distrutta, scorporata e privatizzata pezzo per pezzo soprattutto qui nel Nord, dove non abbiamo più ospedali, ma vere e proprie aziende che agiscono con questa forma mentale, ha la sua importanza, ma è del tutto insufficiente per comprendere i tempi attuali di dichiarata pandemia e le trasformazioni in corso. Per comprendere il presente non è possibile far riferimento ad un bagaglio politico e culturale inadatto quando non volutamente disonesto. E la riprova di questo è il silenzio su cosa rappresenti questa dichiarata pandemia – non tanto se sia partita da Wuhan o Fort Dick, questo non ha più importanza – sui sieri genici e sul più ampio progetto transumanista in cui questi avvenimenti vanno collocati.
Per chi ha avuto sempre sfiducia nell’operato dello Stato e dei suoi apparati tecno-sanitari non è possibile iniziare a credergli nel momento in cui sembra vi sia un rischio per la propria vita, partendo da ragioni create dal sistema stesso non come errore nel suo percorso, ma proprio come strada intrapresa. Forse certi contesti sedicenti contestatori alla fine non erano neanche loro convinti di quello che affermavano. Il puntare sempre l’indice sul capitalismo e rintracciare contraddizioni non era altro che il loro alibi per motivare la loro ignavia e assenza di critica verso lo sviluppo tecno scientifico. Ciò che la sinistra non comprende lo definisce di destra e quando le considerazioni sono scomode e toccano aspetti nodali che necessitano attenzioni si aiuta con il dizionario del potere e parla di complottismo. Quando le questioni le condivide, ma è evidente la propria distanza spazio tempo dall’essere stata presente, si inventa una destra che si impossesserebbe di spazi lasciati vuoti e, non solo, che ruberebbe tesi da loro prodotte, altrimenti ovviamente sarebbero in prima linea da bravi intellettuali quali sono.
Qui siamo ad un punto nodale della questione per capire questi tempi di perdita di senso e, di conseguenza, per poter pensare e poi costruire percorsi di resistenza: servono strumenti di analisi critica che riescano a dare un filo e una traccia precisa a questi processi. Sicuramente in pochissimi, sinistra in primis, negli anni hanno prodotto riflessioni sugli sviluppi tecno scientifici, anche quando questi hanno iniziato a convergere rivelando il vero progetto: come un’arma, sintesi di pezzi realizzati per mezzo mondo, ma alla fine, all’assemblamento, è evidente che cosa è stato creato e che conseguenze possa avere senza lasciare più dubbi. Questo è avvenuto con le biotecnologie dove coalizioni di associazionismo ambientalista, Verdi e realtà contadine attive nell’autoproduzione non hanno detto niente sugli umani geneticamente modificati autorizzati con più velocità di un mais della Monsanto, quando sono anni che tutto va in questa direzione.
Gli antispecisti, che da sempre hanno criticato la vivisezione sugli altri animali non hanno avuto niente da dire sulla medicalizzazione fattasi come modello di esistenza, dove volontariamente si è entrati nei centri a diventare cavie per il farmaceutico. Addirittura nei settori più infimi, a caccia disperatamente di un palco dove ormai non ve n’erano più se non per il terrore pandemico, hanno lanciato l’allarme sul rischio di contagio Covid dai visoni verso l’umano. Appello che è stato accolto dalle autorità nazionali chiudendo gli allevamenti, gasando gli animali presenti e creando un pericolosissimo precedente che in ogni momento potrebbe estendersi nei confronti di altri animali, se non dell’intera fauna selvatica.
La sinistra invece, quando non è stata impegnata a promuovere il Ddl ZAN o altre campagne arcobaleno finanziate dallo Stato più della sanità durante la dichiarata pandemia, ha taciuto nascondendo la propria inerzia dietro un senso di responsabilità collettivo.
Con l’introduzione del Green Pass obbligatorio apparentemente si è iniziato ad agitare qualcosa nella sinistra e tra gli anarchici. Quest’ultimi, timorosi di mettere un piede fuori dalle loro aree sicure, hanno iniziato a criticare il passaporto verde, ma solo come strumento di controllo isolato dal contesto: come denunciare le armi atomiche, ma non la politica nucleare. E, ovviamente, ancora una volta come strumento per poter criticare lo Stato e sulla necessità di disfarsi di questo. Ma niente di più.
Il collettivo di Wu Ming, che ci tiene a precisare nelle sue interviste che sono tutti inoculati, scrive del Green Pass e di come questo deresponsabilizzerebbe il padrone e incentiverebbe il capro espiatorio. Ancora una volta viene analizzata la realtà con analisi polverose, dettate dall’urgenza di non restare fuori, per non sentirsi dire “ma voi dove eravate?” Finché il mantra era “andrà tutto bene” potevano cavarsela restando a casa rispettando le regole più delle regole stesse, ma adesso gli tocca uscire con la loro FFP2 a distanza uno dall’altro di almeno tre metri pronti a dare la caccia ai complottisti e ai difetti di un sistema mortifero che hanno sempre sostenuto anche loro. Costoro ancora non si sono accorti che da quasi due anni al Mirafiori si producono anche mascherine e la realtà attorno è irrimediabilmente mutata. Ancora una volta siamo nel campo della cattiva gestione capitalista di un problema che lo si valuta come lo descrive il potere stesso. In modo disonesto, costoro sanno di non poter competere con la megamacchina della propaganda e si allineano ai suoi dettami e ai suoi discorsi. La differenza per loro sta di come è stato e di come è affrontato questo problema. Precisano sempre di essere inoculati per differenziarsi, ma da chi? Dai complottisti ovviamente, da coloro che non credono nella vera scienza e non sono stati toccati dalla vera coscienza anticapitalista di cui loro sono gli unici depositari. Un anticapitalismo alla Shoshana Zuboff: regole ferree per difendere la privacy da Google, ma una totale apertura nei confronti di un tracciamento di Stato, che ovviamente per essere veramente efficace necessita ancora una volta delle Big Tech.
Ma di questi tempi di dichiarata pandemia non occuparsi dei sieri genetici motivandolo che non si è esperti per farlo significa masticare il linguaggio delle varie star virologiche che leggono pure male i copioni che gli passano i loro committenti farmaceutici. Ai tempi delle sciagure di Chernobyl ci siamo forse dichiarati incompetenti a esprimerci sugli effetti della radioattività? Quando è esplosa la Farmoplant a Massa Carrara si è atteso forse che arrivassero i tecnici del ministero per capire cosa era successo, non era forse risaputo che era questione di tempo? E a Seveso la fabbrica di profumi che fabbricava Agente Arancio per quanto tempo ha potuto restare un segreto nel mentre nascevano bambini e bambine con gravissimi problemi?
Nel susseguirsi di questa dichiarata pandemia gli avvenimenti si sono fatti più chiari e chi poteva far sapere e denunciare cosa stava accadendo, come per esempio i sanitari, non l’ha fatto, se non in rare eccezioni. Nelle scuole gli insegnanti hanno preferito imbavagliare bambini e adolescenti avvelenandoli con quantitativi spropositati di Amuchina tossica piuttosto che prendere posizione. I veri eroi, se vogliamo restare nel linguaggio della propaganda, sono coloro che hanno perso il posto di lavoro schifati da quello che vedevano e da quello che avrebbero dovuto fare. Questo nessuno lo dice, anche se di questi tempi entrare non inoculati in un ospedale può significare vedersi rifiutare le cure, anche se magari si ha un quadro clinico grave.
Pasolini aveva per primo intuito i processi di omologazione e di neutralizzazione delle differenze, messi in atto dal ’68 che rappresentarono l’inizio di una mutazione antropologica. Quel desiderio illimitato si è trasformato in consumo, tutto è diventato merce ed è stato reso disponibile, affermandosi così il principio profondamente transumanista dell’assenza di limiti. Queste sue parole oggi calzano perfettamente: “Io profetizzo l’epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato, per creare una nuova inquisizione, per creare un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra”.
Tutto ciò che dalla quasi totalità della sinistra viene rivendicato come libertà, autodeterminazione e diritti rafforza le fondamenta dei tecnocrati di assaltare la vita in tutte le sue manifestazioni e dimensioni. Lo stato di cose verrà sempre accettato dalle sinistre perché il prezzo è di stare fuori dal gioco. Da qui il loro caratteristico ottimismo pronto a livellare qualsiasi conflitto e le loro critiche parziali, prudenti e sussurrate limitandosi ad alcuni aspetti dei processi in corso dove si è certi di visibilizzare il proprio impegno e allo stesso stesso tempo confermare la pacificazione sociale. Il loro fine non è lottare contro questo stato di cose, ma assicurarsi la propria sopravvivenza e uno spazio dentro la ristrutturazione del sistema e il gran resettaggio in corso.
Ultimamente la questione del Green Pass obbligatorio ha dato la possibilità ai partigiani nati il 25 Aprile di farsi avanti entrando nel dibattito indicando i gravi errori che avrebbe commesso lo Stato e concentrandosi nella critica serrata a quelli che per loro sono i complottisti, aspetto che non gli è difficile vedendo l’ingenuità di tante piazze. Coloro che sono arrivati all’ultimo minuto di fatto fanno un buon servigio per lo Stato che a differenza dei mesi scorsi non ha più interesse a connotare le piazze in qualche modo: è più utile un indistinto novax, depoliticizzato, un po’ complottista, spesso fuori di testa e non un militante con un percorso di opposizione. Viene così sponsorizzata e sdoganata una figura di persona pericolosa non per il suo essere sovversiva, ma per il suo essere irrazionale con convinzioni non scientifiche.
Il militante razionale che porta tesi scientifiche invece è quello che piace a quasi la totalità della sinistra e agli ambientalisti come i movimenti nati e ispirati dalla giovane ragazza di Davos convinti che “la vera scienza ci salverà”. Quindi le tecno-scienze, come potranno salvare il clima, potranno intervenire sulle emergenze pandemiche di oggi e di domani. Per questo continuano a chiedere libertà di scelta vaccinale con la messa al bando dei brevetti. Che sia invece lo Stato a dispensare i sieri genici disponibili per tutti e tutte con trasparenza ed etichettatura di garanzia: che il grafene venga prodotto in modo ecosostenibile e che le linee cellulari di feti abortiti provengano da donne imprenditrici del proprio corpo ben pagate.
Il nuovo paradigma biomedicale a mRNA viene considerato come un dettaglio, un aspetto tecnico irrilevante tra altri aspetti, non viene considerato l’insieme del nuovo paradigma che va formandosi e che pone le biotecnologie al centro: finalmente sono diventate le Scienze della vita tutta.
La sinistra soffia in modo disonesto proprio in questa direzione e purtroppo anche tanti militanti anarchici, seppur con ben altro spirito, sono ancora confusi sul da farsi soprattutto sul dove indirizzare energie e impegno quando i tempi non permettono più confusioni, indecisioni e attese.
In passato tra gli oppositori degli OGM non si sarebbe mai sentito rivendicare una Libertà di scelta per gli OGM perché si respingeva quella visione di mondo che rappresentavano ponendosi invece nettamente contro ogni modificazione genetica. Nelle manifestazioni si sentiva urlare Gli OGM non devono passare, No agli OGM e al mondo che li produce.
Oggi questi stessi contesti, anche quelli più radicali, rivendicano una Libertà di scelta per questi inserti genici nanotecnologici a mRNA, vere e proprie piattaforme di riprogettazione cellulare e, di fatto, questa rivendicazione li sdogana, li diffonde e rende possibile l’idea di poter inserire nel proprio corpo un siero genico.
Reputiamo fondamentale una posizione che si ponga contro la libertà di scelta, perché a monte, respingiamo cosa questi sieri rappresentano: il passaggio a un nuovo paradigma a mRNA con terapie geniche a livello preventivo per ogni tipo di patologia o presunta tale, impianti cerebrali, medicina da remoto, nanomedicina e perché li collochiamo nel più ampio progetto e visione di mondo transumanista che vuole disporre dei processi viventi e dei corpi tutti non più solo come bacino di materia prima, ma per risignificarli, neutralizzarli e penetrarvi al loro interno, trasformandoli irrimediabilmente. Il fine è trasformare l’essere umano e il vivente tutto in quel mondo artificiale, cibernetico e ingegnerizzato che verrà ridefinito e così percepito come naturale e come l’unico mondo possibile e immaginabile. Il fine del transumanesimo è un fine che si sposta sempre più in la, un immaginario che porta l’umano a concepirsi come un organismo eternamente incompleto.
Rivendicare una libertà di scelta inoltre fa si che le persone perdano la capacità di riconoscere quello che è un attacco verso i corpi, perdendo ancora di più la capacità di difesa dei propri corpi, dei propri figli e delle future generazioni.
Dobbiamo smontare alla base la retorica della libertà di scelta: se ad esempio una donna scegliesse liberamente – che poi bisognerebbe considerare se fosse davvero una scelta presa in libertà e non per necessità e ricatti – di farsi schiava allora questo renderebbe la schiavitù cosa buona e giusta? Con questo ragionamento molte femministe stanno continuando a porsi contro la prostituzione, ma questo stesso ragionamento non viene poi esteso a questi sieri genici. Anche il silenzio del femminismo è un silenzio assordante.
In un volantino per l’8 marzo da donne femministe “contro il Green Pass e l’obbligo vaccinale”1 leggiamo che “la vaccinazione Covid fatta volontariamente è un piacere e fonte di serenità, la vaccinazione obbligata è una violenza, sui nostri corpi e sulle nostre scelte. […] Sono varie le ragioni, sociali, intime, scientifiche, mediche, personali e politiche per cui diverse di noi hanno scelto di non vaccinarsi ed altre invece sì. Riteniamo entrambe queste decisioni legittime e da difendere, poiché sono il risultato di una valutazione personale su se stesse basata su questioni profonde”. Parole che si pongono per “l’autoderminazione del corpo”, quando in realtà stanno legittimando e sostenendo quello che è un attacco ai corpi senza volerlo riconoscere rivendicando un’autoderminazione ormai svuotata di ogni senso e significato. Non saranno così serene quelle donne che hanno perso il figlio con un aborto spontaneo dopo l’inoculazione e quelle che avranno problemi di infertilità.
Non può esistere una critica all’esistente che metta al centro l’indisponibilità e l’inviolabilità del vivente senza comprendere questo attacco ai corpi.
Al tempo, chi non voleva comprendere la centralità degli sviluppi delle tecno scienze e chi non voleva opporsi alla loro avanzata, respingeva le nostre analisi come futuristiche, apocalittiche, distopiche. Oggi tutto è evidente. Non ci sono più scuse. Di fatto, per calcoli e opportunismo, c’è chi vuol rimanere sempre indietro. Nel mentre in Cile è stata approvata la prima legge che apre la strada all’essere umano geneticamente modificato: una legge che “Proibisce la discriminazione del lavoro contro mutazioni o alterazioni del materiale genetico o dei test genetici”2, per eventuali lavoratori che possano presentare “mutazioni o alterazioni del loro genoma”: esseri umani transgenici. Faranno proprie queste nuove rivendicazione di diritti i sindacati di sinistra arcobaleno?
Sono necessari nuovi strumenti per capire il presente e le sue trasformazioni, per non essere impreparati quando il Green Pass sarà superato e le contestazioni inizieranno a scemare perché vi sarà il rischio di non comprendere come questo si sia trasformato.
Non avremo un 25 Aprile dalle restrizioni e del “tutti liberi” anche se verrà usato un linguaggio in tal senso dovremo completamente rovesciare questa nuova infezione militante che denuncerà gli aspetti evidenti di questo potere tecno-medicale, permettendo allo stesso tempo che passi il peggio.
Da sempre mettiamo in guardia dai falsi oppositori. Oggi, più che mai, è essenziale riconoscere i falsi critici o chi, con una critica parziale è di fatto funzionale al grande resettaggio in corso. E non è possibile critica alcuna all’esistente se ci si colloca nel suo stesso orizzonte di senso e di valori.
Rete 5G, grafene, microchip: tutte questioni considerate da complottisti, arrivando addirittura a negare l’esistenza del Credito Sociale Cinese come affermato dal collettivo Wu Ming sul loro blog Giap3. È più semplice criticare la malagestione di una pandemia dichiarata e i profitti delle multinazionali, senza andare a scardinare l’impianto della narrazione dominante e senza scardinare la visione transumansita che sottende questi sieri genici. All’estremo, dopo la “PMA per tutte” arriviamo ai “Vaccini per tutti”, magari equo e solidali e a chilometro zero.
Le critiche prudenti che vanno bene a tutti, anche ai sostenitori di tutto questo impianto, dovrebbero farci riflettere o sull’onestà di tali critiche o sul considerarle davvero tali. Sono necessarie critiche che vanno alla radice, senza accomodamenti, taglienti, spinose, scomode, impopolari.
Come scrivono gli amici francesi di Pièces et Main d’Oeuvre: “Non si può essere un ‘ecologista’, un difensore degli esseri viventi liberi, senza essere anti-industriale. Non si può essere anti-industriali senza lottare contro ogni produzione artificiale di bambini. Chi parla di radicalismo e di difesa del vivente senza riferirsi esplicitamente alla natura, senza capire ciò che può essere sovversivo nella nascita e nel rifiuto del bambino-macchina, ha un aborto in bocca”4. Così oggi non si può essere ecologisti contro il mondo macchina se non ci si oppone a quello che questi sieri sono e rappresentano e il pacchetto è uno: ingegneria genetica, nanotecnologie, biologia sintetica, intelligenza artificiale, riproduzione artificiale, editing genetico, ideologia gender. Questi sono parte di un medesimo processo che non si può scindere.
Il cerchio si stringe sulle vite tutte, ma chi ancora sa riconoscere e sentire la libertà vera da quella surrogata ha il compito di dare la sveglia cominciando a smascherare gli impostori che arrivano quando la piazza è già piena di persone arrabbiate e che cercano di dirottare la rabbia con lotte inconsistenti. Non bisogna avere paura di dire le cose come stanno, forse in quelle piazze un po’ confuse c’è più comprensione per quello che sta accadendo perché da oltre due anni stanno rifiutando l’impianto medicale-securitario e non si riconoscono in visioni politiche stantie che dovrebbero portare per forza a destra o a sinistra, quando le possibilità invece possono essere molte, ma molte di più.
Tutto corre veloce, non si può sempre rimanere indietro per la paura di non avere ampio consenso o per il timore di creare delle fratture: il prezzo in gioco è troppo alto.
Arrivo su questo articolo dopo che me l’hanno segnalato suTelegram, a me non pare al di là dell’impostazione che i WuMing, che questo articolo attacca in più punti, siano rimasti a casa a dire “andrà tutto bene”, si siano svegliati solo col grreenpass, girino con la ffp2 a caccia di complottisti e siano per la privacy contro google ma favorevoli al controllo da parte dello stato… per qunto ho visto io è tutto il contrario, perché i Wm hanno sempre contestato gli arresti domiciliari nazionali, hanno organizzato manifestazioni in pieno lockdown, in giro con la ffp2 non credo proprio perché hanno sempre detto di non usare la mascherina per strada, tutto questo molto prima dell’esistenza del greenpass, le prime cose critiche sulla pandemia sul loro blog le ho lette a febbraio 2020… e “a caccia di complottisti” sono andati altri ma non certo loro.