Dopo il 1990, la NATO avrebbe dovuto cessare di esistere o smantellare i 12 membri che ne costituivano il nucleo, in seguito alla fine della guerra fredda e alla Perestroika che avevano dissolto il Patto di Varsavia. Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno mantenuto la promessa – come ha detto il presidente Bill Clinton in un suo recente articolo – nonostante i numerosi avvertimenti da parte di membri dell’amministrazione statunitense, ambasciatori, accademici, professionisti dei media ed esperti. La NATO è passata da 12 a 30 membri e si prevede che a breve ne entreranno a far parte altri (Finlandia e Svezia), aumentando notevolmente la tensione con la Russia ai suoi confini. Supponiamo che Stati Uniti e Australia si sentano in diritto di contestare la firma di un patto di sicurezza tra Cina e Isole Salomone. In tal caso, l’espansione della NATO scatenerà le stesse preoccupazioni cha ha ora la Russia per i suoi confini, considerando che gli Stati Uniti hanno già dispiegato 150 bombe nucleari sul continente europeo, tutte dirette verso la Russia.
Mosca non può essere biasimata per la sua mancanza di reazione alla prima espansione della NATO nel 1999, nove anni dopo la Perestrojka, quando Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca entrarono ufficialmente a farne parte. La Russia non era in una posizione solida per opporsi fermamente ai nuovi membri della NATO. Ci sono voluti diciassette anni al presidente Putin per inviare il primo avvertimento ufficiale e pubblico alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 2007, alla presenza dei rappresentanti mondiali, tra cui il Segretario alla Difesa statunitense Robert Gates.
In quella occasione Putin chiese: “Dove sono finiti la sicurezza, le promesse vincolanti e le garanzie date all’Unione Sovietica che l’esercito della NATO non sarebbe stato collocato al di fuori della Germania e non si sarebbe espanso nell’Europa dell’Est”?
Gli Stati Uniti si sono rifiutati di prestare attenzione agli avvertimenti che Putin ha lanciato nel corso degli anni e hanno risposto a partire dal vertice NATO del 2008 annunciando l’adesione di nuovi Paesi (Albania e Croazia) alla NATO e preparandosi ad accogliere Ucraina e Georgia.
Il piano degli Stati Uniti non è mai stato in armonia con le preoccupazioni di sicurezza della Russia, che nel 2015 si è recata in Siria per ostacolare i piani statunitensi di ridurre la Siria ad uno stato fallito, suscitando l’allarme dell’amministrazione americana per il ritorno della Russia sulla scena internazionale. Mosca si è avvicinata più che mai all’Iran e alla Cina e ha fatto parlare di sé per l’abolizione dell’unilateralismo globale che l’America ha usato per dominare il mondo per più di 30 anni. Il ritorno della Russia nell’arena mediorientale attraverso la finestra siriana è stata una fonte di seria preoccupazione per l’America e una sfida ai suoi piani di espansione del dominio occidentale prima che la Russia se ne accorgesse. Le truppe della NATO in Afghanistan, Iraq, Siria e Libia sono riuscite a distruggere questi Paesi e a uccidere centinaia di migliaia di persone, ma non hanno mai portato la stabilità. Questa è un’altra questione che la Russia sta sollevando di fronte agli interventisti e ai guerrafondai statunitensi.
Ma la NATO crede nella difesa collettiva di fronte a qualsiasi aggressione o richiesta di sostegno da parte di uno dei suoi membri?
Nel 1990, dopo la fine della Guerra Fredda, il numero dei membri della NATO era di 12, e nel 2020 30 membri affermano di unirsi contro qualsiasi minaccia a uno dei suoi membri, come citato nell’articolo 5 del suo trattato. Tuttavia, la prima sfida a questa alleanza ha mostrato la fragilità della solidarietà tra i suoi membri nel 2012, quando la Turchia, il secondo Paese con il maggior numero di soldati della coalizione, ha fatto appello al principio della difesa collettiva.
In quel periodo, un aereo da ricognizione turco violò lo spazio aereo siriano e fu abbattuto dalle difese aeree, uccidendo i due piloti turchi. La Turchia chiese all’allora segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen di intervenire in base all’articolo 5, ma il rifiuto fu espresso chiaramente. “La NATO è al fianco della Turchia in uno spirito di forte solidarietà e la NATO condanna la risposta siriana nei termini più forti, ma non invocherà l’articolo 5”, disse Rasmussen.
La solidarietà della NATO sull’accordo di difesa collettiva ha nuovamente vacillato nel 2015, quando la Turchia ha abbattuto un aereo russo sulla Siria ed è corsa a nascondersi dietro l’articolo 5 della NATO. Tuttavia, la NATO non ha mostrato alcun entusiasmo per la solidarietà militare per affrontare la Russia in Siria.
È anche possibile che nessun membro della NATO fosse disposto a difendere la Turchia, che è ostile al membro più critico della NATO, la Francia, il cui presidente Emmanuel Macron ha detto qualche anno fa: “La NATO è cerebralmente morta”. Tuttavia, è difficile pensare che un attacco russo a Stati membri confinanti con la Russia (Estonia o Lettonia) possa avvenire senza provocare una reazione da parte degli Stati Uniti.
Il punto è che l’Estonia ha una superficie di circa 45.000 chilometri quadrati ed è abitata da circa 1.350.000 persone. La Lettonia ha una superficie di circa 64.500 chilometri quadrati e una popolazione di 1,9 milioni di abitanti. Queste aree non rappresenterebbero un serio problema per l’esercito russo se in futuro volesse pianificarne l’invasione. Una mancata risposta militare degli Stati Uniti a favore dei membri della NATO potrebbe generare divisioni e forse anche la fine della NATO stessa. La Russia è anche consapevole di come potrebbe essere un futuro confronto con la NATO e sa che non ci si potrà limitare ad una guerra convenzionale.
Pertanto, il prossimo conflitto non avrà l’obiettivo di occupare una parte di un Paese, come in Ucraina, dove una parte della popolazione ucraina – nella provincia del Donbass – è di lingua russa e vuole unirsi alla Russia. Un eventuale confronto militare tra Russia e Stati Uniti/NATO sarebbe di tipo nucleare, anche se probabilmente si manterrà su una scala molto più ridotta rispetto agli unici attacchi nucleari mai avvenuti, quelli che gli Stati Uniti effettuarono contro il Giappone a Hiroshima e Nagasaki, che causarono la morte di 214.000 persone.
La reazione della NATO potrebbe essere cambiata da quando la Turchia ne ha chiesto l’intervento nel 2012. In seguito alla guerra in Ucraina, gli Stati Uniti ritengono che la loro egemonia sia minacciata e che debbano schierarsi al fianco di qualsiasi membro se la Russia è l’aggressore che si appresta a compiere una rappresaglia o un attacco. Gli Stati Uniti temono che l’”epidemia di sfida” al loro unilateralismo possa diffondersi se la Russia non sarà sconfitta o indebolita in Ucraina o in altri teatri militari, qualora Mosca decida di sfidare la futura espansione della NATO.
E’ probabile che la corsa agli armamenti nucleari si intensificherà e metterà a rischio la sicurezza mondiale. Aumenterà l’installazione di armi nucleari devastanti su entrambi i lati dei confini russi. Gli Stati Uniti hanno oltre 150 bombe nucleari sul continente europeo dirette verso la Russia, il cui capo dell’agenzia spaziale, Dmitry Rogozin, ha affermato che “la Russia potrebbe distruggere tutti i 30 Paesi della NATO in mezz’ora”. Le minacce vengono scambiate da entrambi i lati dei confini con la Russia, anche se questa ha ripetutamente affermato che “non userà armi nucleari“.
Ciò potrebbe essere vero per questa guerra in Ucraina, dove la Russia sembra riuscire a raggiungere i suoi obiettivi, nonostante le imprecisioni della narrazione mainstream sulla avanzata nel Donbass a beneficio dei separatisti ucraini sostenuti dall’esercito russo. Tuttavia, non c’è garanzia che un conflitto futuro sarà limitato, a seconda delle forze coinvolte, in particolare quando si preannuncia la presenza strategica della NATO nel Mar Baltico nei prossimi mesi, quando la Finlandia, dopo la Svezia, entrerà a farne parte. Sotto l’attuale amministrazione statunitense, lo scontro Russia-NATO potrebbe essere difficile da evitare e sarà brutale.
Infatti, il 12 di questo mese, il presidente finlandese Sauli Niinistö dovrebbe annunciare l’adesione del suo Paese alla NATO, seguita dall’approvazione dei rappresentanti del Parlamento finlandese. Questo passo sarà considerato una provocazione dalla Russia, soprattutto considerando che la Finlandia è stata neutrale per molti anni.
Inoltre, sembra che gli Stati Uniti stiano preparando una “rivoluzione colorata” per deporre il leader bielorusso filo-moscovita Alexander Lukashenko, sotto lo slogan “libertà e democrazia”. Ciò consiste nel fornire supporto tecnologico alla leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya e nel formare gli oppositori e i giornalisti bielorussi sulle più recenti tecniche statunitensi per affrontare e rovesciare il regime bielorusso. Washington si è già distinta in scenari di questo genere con diversi governi negli anni passati. Naturalmente, non ci si aspetta che la Russia rimarrà a guardare.
È il ritorno alla guerra fredda e calda, alla proliferazione delle armi nucleari e allo sviluppo di armi letali in diverse parti del continente europeo. Gli Stati Uniti d’America difenderanno la loro agenda e il loro trono con ferocia, apparentemente fino all’ultimo europeo, colpendo l’economia e innescando un’inflazione senza precedenti. Di conseguenza, la guerra in Ucraina è solo l’inizio della lotta per la gestione del mondo e per l’indebolimento dell’egemonia unilaterale, ma soprattutto per il dissolvimento della “ricca Europa”. I Paesi europei si troveranno sempre coinvolti in tutte le guerre per procura tra USA e Russia finché faranno parte della NATO e accetteranno di essere colonizzati dagli Stati Uniti.
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