Aborto. Per la Corte Suprema degli Stati Uniti non è un diritto costituzionale. Ora ogni singolo Stato potrà proibirlo e 13 sono già pronti a farlo
di QUOTIDIANO SANITÀ (Redazione)
E’ arrivata la temuta sentenza della Corte Suprema che, come ampiamente previsto, ha ribaltato la storica sentenza Roe v. Wade del 1973 che riconosceva il diritto costituzionale di una donna all’aborto e lo legalizzava a livello nazionale. “La Costituzione degli Stati Uniti non fa alcun riferimento all’aborto e nessun diritto del genere è implicitamente protetto da alcuna disposizione costituzionale”, si legge nella sentenza.
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso: l’aborto negli Usa non è più un diritto riconosciuto a livello nazionale. La Corte, come ampiamente preannunciato nelle settimane scorse, ha infatti ribaltato la storica sentenza Roe v. Wade del 1973 che riconosceva il diritto costituzionale di una donna all’aborto e lo legalizzava a livello nazionale, consegnando una vittoria epocale a repubblicani e religiosi conservatori che vogliono limitare o vietare la procedura.
La Corte Suprema ha preso in considerazione un caso, Dobbs v Jackson Women’s Health Organization, che contestava il divieto di aborto del Mississippi dopo 15 settimane. Ma il tribunale a maggioranza conservatrice si è pronunciato a favore dello Stato con un voto di sei contro tre, ponendo di fatto fine al diritto costituzionale all’aborto negli Stati Uniti.
“La Costituzione non fa alcun riferimento all’aborto e nessun diritto del genere è implicitamente protetto da alcuna disposizione costituzionale”, si legge nella sentenza.
La sentenza Roe v. Wade riconosceva invece che il diritto alla privacy personale ai sensi della Costituzione degli Stati Uniti protegge la capacità di una donna di interrompere la gravidanza. La Corte Suprema in una sentenza del 1992 chiamata Planned Parenthood of Southeastern Pennsylvania v. Casey aveva poi riaffermato il diritto all’aborto e proibito le leggi che impongono un “onere indebito” sull’accesso all’aborto.
Ma oggi per la Corte Suprema “Roe aveva terribilmente torto fin dall’inizio. Il suo ragionamento era eccezionalmente debole e la decisione ha avuto conseguenze dannose. E lungi dal portare a una soluzione nazionale della questione dell’aborto, Roe e Casey hanno acceso il dibattito e approfondito la divisione”.
Cancellando l’aborto come diritto costituzionale, la sentenza ripristina la capacità dei singoli Stati di approvare leggi che lo proibiscano. In 26 Stati tale opzione si dà per certa o probabile. E in 13 stati americani il divieto scatterà per certo nei prossimi 30 giorni. Si tratta di stati repubblicani che hanno approvato leggi stringenti sull’aborto legandole alla decisione della Corte Suprema. Ora che la decisione è arrivata e la sentenza del 1973 capovolta, i 13 stati possono vietare l’aborto in 30 giorni eccetto nei casi in cui la vita della madre è in pericolo. Il Missouri ha annunciato di essere il “primo” stato a vietare l’aborto, che ora è illegale anche in Texas con effetto immediato.
I tre giudici liberali della corte – Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan – hanno emesso un dissenso congiunto: “Qualunque sia l’esatta portata delle prossime leggi, un risultato della decisione odierna è certo: la riduzione dei diritti delle donne e del loro status di cittadine libere ed eguali”, hanno scritto.
Come risultato della sentenza, “dal momento stesso della fecondazione, una donna non ha alcun diritto di cui parlare. Uno stato può costringerla a portare a termine una gravidanza, anche con i costi personali e familiari più elevati”, hanno aggiunto i giudici liberali.
Molti attivisti anti-aborto, che si erano radunati fuori dal tribunale per giorni, sono esplosi in applausi mentre si diffondeva la notizia della sentenza.
“Sono estasiata”, ha detto Emma Craig, 36 anni, di Pro Life San Francisco. “L’aborto è la più grande tragedia della nostra generazione e tra 50 anni guarderemo indietro ai 50 anni in cui siamo stati sotto Roe v. Wade con vergogna”.
La presidente della Camera dei rappresentanti, la democratica Nancy Pelosi, democratica, ha denunciato la decisione, affermando che una “Corte suprema controllata dai repubblicani” ha raggiunto “l’obiettivo oscuro ed estremo di quel partito di strappare il diritto delle donne a prendere le proprie decisioni sulla salute riproduttiva”.
Fonte: https://www.quotidianosanita.it/m/cronache/articolo.php?articolo_id=105843
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