Target 2? Gli italiani sono creditori
di TELEBORSA ( Guido Salerno Aletta)
Ogni euro è emesso a debito dalle Banche centrali, ma i creditori siamo noi
E’ una commedia degli equivoci questa storia ricorrente del debito mostruoso che la Banca d’Italia avrebbe nei confronti dell’Eurosistema, e principalmente verso la Bundesbank, con un livello record raggiunto a giugno scorso pari a 627,68 miliardi di euro rispetto ai 596,91 miliardi di maggio.
Ricostruendo passo dopo passo il funzionamento del sistema Target 2 si arriva alla conclusione esattamente opposta: quelli che vengono contabilizzati come debiti dell’Italia verso la Germania non sono altro che i soldi degli italiani che sono stati trasferiti e depositati presso banche tedesche, le quali sono quindi debitrici verso di noi per questo importo.
Vediamo che cosa è successo all’inizio, con l’abbandono delle singole monete nazionali, e come funziona il sistema dell’euro con la creazione e la distruzione di liquidità in ciascuna giurisdizione nazionale, che risponde alla rispettiva Banca centrale.
Il Giorno Zero, quando è stata effettuata la conversione delle singole monete nazionali in euro, ciascuna Banca centrale ha trasformato la moneta che aveva emesso in euro, al tasso di cambio prefissato. La Banca d’Italia ha trasformato le lire in euro, così come la Banca di Francia i franchi, la Bundesbank i marchi e così via. In pratica, anziché avere al passivo una certa quantità di moneta espressa nelle rispettive monete nazionali, hanno trasformato quelle quantità in euro: questa somma complessiva corrispondeva alla quantità di euro, circolanti in ciascuna giurisdizione.
Naturalmente a mano a mano che ci sono nuovi Paesi che aderiscono all’euro, si effettua la medesima conversione della rispettiva moneta nazionale al tasso di cambio stabilito, e dunque aumenta la quantità di euro in circolazione.
Quando la BCE, nel corso del tempo effettua operazioni di rifinanziamento delle banche ovvero operazioni di immissione di liquidità con il sistema del QE, lo fa attraverso le rispettive Banche nazionali: sono loro che creano la nuova moneta in euro aumentando il passivo, ed iscrivendo correlativamente all’attivo le garanzie apprestate dalle banche per ottenere il finanziamento oppure i titoli di Stato comprati sul mercato offrendo in cambio nuovi euro.
Mentre la decisione di creare nuovi euro ovvero di ridurne la circolazione, e quella dei tassi a cui si effettuano le operazioni, sono decisa a livello europeo, sono poi le singole Banche nazionali che effettuano le operazioni e ne registrano l’ammontare nei rispettivi bilanci. Se le banche italiane chiedono maggiore liquidità mediante operazioni di rifinanziamento, è la Banca d’Italia che provvede a tal fine ed eroga loro la corrispondente quantità di nuovi euro: alla scadenza del rifinanziamento, che arriva fino a tre anni, le banche devono restituire gli euro ricevuti in prestito e su cui hanno pagato il tasso di interesse previsto a tal fine.
Anche queste operazioni, di rifinanziamento a tempo delle banche e di acquisto a titolo definitivo di titoli di Stato e di altri asset con i programmi di volta in volta deliberati dalla BCE, aumentano il debito complessivo iscritto nei bilanci delle singole Banche centrali, a loro volta debitrici verso la BCE. Si consolidano così i conti all’interno dell’Eurosistema. I nuovi euro sono stati creati dalle Banche nazionali in nome e per conto della BCE: è un loro passivo, cui corrisponde un debito verso la BCE. La BCE, di converso, ha un corrispondente credito verso le banche centrali. Così si crea o si riduce la liquidità in euro, e corrispondentemente si aumenta o si riduce il passivo delle singole Banche nazionali, che viene consolidato dalla BCE.
Deve essere chiaro questo punto: più aumenta la circolazione monetaria, più ci sono euro in circolazione, maggiore è il passivo iscritto nei bilanci delle Banche nazionali: la moneta emessa è sempre iscritta a debito.
Il motivo risale alla storia: una volta, le Banche centrali potevano emettere solo una determinata quantità di moneta in proporzione all’oro di cui disponevano come riserva. Ed iscrivevano la moneta emessa al passivo, come oggi, a fronte di un attivo che era rappresentato dall’oro delle riserve. Anche oggi l’oro è iscritto all’attivo delle banche centrali, ma insieme all’oro figurano anche i crediti verso terzi: titoli di Stato, depositi e garanzie apprestati dalle banche. In pratica, poiché le Banche centrali non possono effettuare operazioni dirette di credito, ma operano solo verso le banche, è nei loro confronti che si riferiscono le poste di credito e di debito.
Il Target 2 è un sistema che registra tutti i movimenti di euro tra le diverse Banche centrali, a prescindere dalla natura della transazione. I movimenti tra Banche centrali corrispondono dunque ai movimenti decisi dai clienti delle singole banche che operano all’interno di ciascuna giurisdizione nazionale: se una persona, ad esempio un importatore, trasferisce euro dal proprio conto in Italia ad un altro conto in Germania, accreditando la somma al proprio fornitore, si ha una riduzione degli euro circolanti in Italia ed un aumento di quelli in Germania. Le banche italiane hanno un minor debito verso il loro cliente, l’importatore, visto che ha ritirato i propri depositi, mentre le banche tedesche hanno un maggior debito verso il proprio cliente, l’esportatore. In questo caso, visto che l’operazione è stata operata attraverso la Banca d’Italia che ha ridotto le proprie passività in euro, mentre sono aumentate in Germania, la quadratura contabile si raggiunge iscrivendo un debito della Banca d’Italia ed un credito della Bundesbank.
Nel complesso, la quantità di euro nell’Eurozona è rimasta identica, ma la loro distribuzione è cambiata: ce ne sono di meno in Italia e di più in Germania.
Ai tempi in cui c’erano le riserve di valuta straniera che servivano per finanziare le transazioni internazionali, ci sarebbe stata una riduzione corrispondente al movimento. Con l’euro, c’è una riduzione della liquidità da una parte e la creazione dall’altra, ma nel complesso il saldo è pari a zero.
Si discute ora del fatto che il crescente passivo della Banca d’Italia verso la Bundesbank derivi dai movimenti di capitale effettuati dei risparmiatori ed investitori italiani, che riducono i propri depositi ed asset in Italia per trasferirli in Germania: temono default e patrimoniali.
Il punto è questo: capire che cosa succede al debito in euro della Banca d’Italia verso la Bundesbank e verso la BCE nel caso in cui l’Italia dovesse uscire dall’euro, ridenominando anche il debito pubblico nella nuova moneta nazionale.
In astratto, la Germania potrebbe effettuare l’operazione inversa a quella che ha determinato la creazione di liquidità in euro: così facendo, distruggerebbe liquidità in euro e ridurrebbe il proprio credito verso la Banca d’Italia. Questa, viceversa, convertendo le somme ricevute in nuova liquidità denominata in lire, estingue contemporaneamente il debito in euro verso la Bundesbank.
Sarebbe impossibile, al contrario, ipotizzare che la Bundesbank possa richiedere alla Banca d’Italia il pagamento del suo credito in euro senza operare una riduzione corrispondente della liquidità che ha creato a fronte.
E’ ovvio che la Bundesbank preferirebbe tenere i depositi ricevuti dall’Italia, iscrivendoli a massa come contropartita a credito degli euro che ha emesso: il credito in euro verso la Banca d’Italia verrebbe così commutato in crediti in euro verso il sistema bancario tedesco. Quest’ultimo, d’altra parte, ha già iscritto queste somme come proprio debito verso i depositanti, gli Italiani che hanno trasferito i propri capitali in Germania, impiegandoli come meglio crede.
È il classico gioco delle tre carte.
Gli italiani caproni, verranno presi a scarpate.