di L’ANTIDIPLOMATICO (Angelo D’Orsi)
Nella narrazione che il sistema mediatico ci ha imposto da fine febbraio, anche l’aumento incessante, vertiginoso dei prezzi delle materie prime, e in particolare delle fonti energetiche a cominciare dal gas, “è colpa di Putin”.
Innanzi tutto, occorre sottolineare che la scelta delle sanzioni contro la Russia è un micidiale autogol dell’Europa e in particolare di un soggetto debole come l’Italia, che con la Federazione Russa aveva connessioni economiche importanti, e se ne stanno accorgendo tutti, tranne il nostro governo e le forze che lo sostengono, le quali mentre sono alleate nell’Esecutivo, fingono di combattersi in campagna elettorale. La loro linea-guida è un’obbedienza “pronta, cieca e assoluta” alla Nato e agli Usa. Ora, l’effetto delle sanzioni ha certamente favorito un abnorme aumento del prezzo del gas, che ora se la guerra proseguirà (Draghi ha addirittura annunciato che si andrà avanti fino alla riconquista della Crimea, in un delirante discorso per la ricorrenza del giorno dell’indipendenza ucraina pochi giorni fa…), importeremo dagli Stati Uniti pagandolo il quadruplo, mentre Mosca ha già una fila di acquirenti pronti a pagare anche in rubli il gas russo. E il gas che verrà dagli Usa arriverà in forma liquida, dopo aver attraversato l’Oceano, e bisognerà trasformarlo nel primitivo stato gassoso: di qui l’esigenza di “rigassificatori”, un manufatto industriale altamente inquinante, e che tra l’altro garantisce un gas di mediocre qualità, e a sua volta inquinante (ma a Washington non si può dire di no…).
Ciò detto, basta guardare l’andamento sul mercato internazionale del gas che la spiegazione di un aumento allucinante del prezzo è tutta interna all’Occidente, e alla lucida follia del capitalismo neoliberista. Al nostro Paese il gas non è mai mancato, finora, e le scorte sono alte, ma si deve alimentare anche con questo argomento l’odio per i russi. Il fatto è che il prezzo del gas non dipende dalla normale legge domanda/offerta, ma dalla volontà rapace degli speculatori internazionali che si erano scatenati fin dal dicembre del 2021, facendo salire i prezzi senza uno straccio di giustificazione. Dal 24 febbraio, inizio del conflitto in Ucraina, la speculazione (a partire dalla borsa di Amsterdam principale sede del mercato del gas) ha proseguito su questa linea, favorita dalle preoccupazioni che si sarebbero chiusi i famosi “rubinetti del gas russo”. A partire da quel momento la corsa in alto del prezzo è proseguita senza alcun intervento delle autorità politiche: l’Unione Europea aveva impartito come legge suprema il libero mercato dell’energia, senza limitazioni, senza regole, senza freni. E gli Stati aderenti devono uniformarsi: è “il libero mercato”, bellezza! È la gioia del finanzcapitalismo, cari cittadini! Sicché il prezzo è salito in meno di un anno, da 28 euro a 300 euro a megawattora (unità di misura per il gas). Tutto questo a beneficio della speculazione che fa capo a chi? Guarda caso a una holding finanziaria che si chiama International Exchange, e, sorpresa!, ha sede negli Usa.
Ma ovviamente gli speculatori sono anche tra di noi, e spesso in società a partecipazione statale (ENI, ENEL, ACEA, per esempio…) e stanno macinando utili mostruosi: sono i famigerati “extraprofitti” che il Governo Draghi ha tassato per un 25% (Macron in Francia ha colpito con un 40% e UP propone di tassare almeno al 90% (e sarebbe ancora una misura assai modesta). In sostanza mentre i ricchi si arricchiscono in maniera oscena, alcune migliaia di imprese, alcune decine di migliaia di famiglie, alcune centinaia di migliaia di individui, soffrono: esercizi commerciali e attività imprenditoriali rischiano di chiudere, con conseguenze inimmaginabili. E la proposta Draghi di un tetto al prezzo del gas è un imbroglio, perché deve intervenire la UE (rimangiandosi il suo ultraliberismo micidiale) a mettere un tetto al prezzo, per tutti i fornitori, mentre ora si sta ragionando di metterlo solo al gas russo, come ulteriore forma di sanzione. Insomma lorsignori ossia il capitalismo del nostro tempo si nutre di guerra, guerra non solo militare, ma commerciale, finanziaria, ideologica. E sulla guerra, sui morti, sulle distruzioni, i suoi esponenti ingrassano. Mentre “il popolo tira la cinghia”, come si diceva un tempo.
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Dunque… l’Eni è una società non sotto il controllo dello stato, in quanto ha una partecipazione, con il 30% di capitale.
Ovviamente una società di fatto privata, a seguito della PRIVATIZZAZIONE fatta negli anni 90 …. ve lo ricordate?
poi il costo viene fissato in uno schifo di centro in Olanda il cui fine è quello di fissare il prezzo nonostante il costo sia molto più basso.
Gli industriali e i sindacati oltre al governo dormono alla grande.