ELEZIONI: PROGRAMMA 5 ITALEXIT, ITALIA SOVRANA e POPOLARE, VITA
di PAGINA FACEBOOK di UGO BOGHETTA (Ugo Boghetta)
Affronto questi programmi insieme perché fanno parte di quell’area comune che va sotto il nome di novax nogp (green pass). Ma è anche un area che in parte raccoglie ciò che è stato il movimento sovranista costituzionale. Area che, ahimè, si è persa inopinatamente nelle paturnie del movimento novax finendo per allontanarsi dall’obiettivo.
Italexit ovvero Paragone
Quello di Paragone è un documento ampio (122 pagine) ben fatto e ben scritto. Tuttavia non è un programma elettorale e nemmeno il programma di nascita di un partito. È piuttosto un documento programmatico complessivo che va dal made in Italy, alla tutela ambientale, all’animalismo, al lavoro. In effetti il lavoro e l’economia vi hanno un ruolo forte: forse il migliore sulla piazza. Opportunamente, come non fanno altri, si indica in modo preciso il problema inerente il vincolo esterno: l’Unione Europea. Ma manca, come per altri, il vero vincolo intrinseco: il sistema capitalista liberista che è causa prima ed ultima della situazione sociale, della crisi democratica, della politica europea e della guerra. Senza prospettare il superamento di questo quadro non si possono affrontare e risolvere i problemi e le soluzioni elencate. È la stessa illusione che sparge a piene mani il centrodestra.
Non manca, ovviamente, una strizzata d’occhio a destra: più sicurezza con più poliziotti come se, nel periodo più sicuro della storia, la soluzione stia nelle mani delle forze dell’ordine e non nell’affrontare i problemi sociali. Mi sorprende invece l’adesione a quel federalismo che è congeniale allo stare nell’Unione e non certo all’uscita dalla stessa. Un tempo Paragone la pensava diversamente. Un’altra concessione al destrismo!?
Quello che tuttavia non si comprende è la coerenza e utilità di un programma così articolato e la campagna esclusiva ed ossessiva condotta sui temi del Covid! Nei fatti, ciò che rimane alla fine è solo e soltanto il Covid. Ma come rimane, cosa rimane?
Quello che segue vale genericamente anche per Italia Sovrana e Vita.
Il covid, come per altre liste affini, scompare. Il tutto viene risolto con il no al green pass, il no all’obbligo vaccinale, il potenziamento degli ospedali e della sanità territoriale. Come per altre liste, c’è una lunga lista di malefatte ma nessuna proposta alternativa a come i governi Conte e Draghi hanno condotto la vicenda. Approccio, quello del governo, che inevitabilmente ha posto in contrapposizione salute ed economia. Una contrapposizione che inevitabilmente, necessitando di compromessi, ha avuto l’effetto di politiche ad elastico e a macchia di leopardo territoriali e settoriali con il risultato di rendere il tutto largamente inefficace. Infatti il virus se ne sbatteva e trovava sempre un’altra strada per espandersi. Non a caso, L’Italia è agli ultimi posti nei dati di contrasto al covid.
Tanto ci sarebbe stato da dire se non ci si fosse intestarditi in questioni che non riguardano il merito di una politica alternativa. Questa è la conseguenza di essersi infognati in una presunta e generale tendenza alla dittatura sanitaria e tecnologica perpetrata da governi orwelliani! E, per converso, in una difesa della assoluta ed intangibile libertà individuale, non solo di fronte ai vaccini (ai vaccini in generale), ma a qualsiasi altra prescrizione delle autorità pubbliche tesa a ridurre la circolazione del virus. Che è la prima cosa da fare. Il che vuol dire che non ci può essere nessuna politica comune dinnanzi ad un’epidemia. Non è questo l’ambito, ma rispetto alla linea adottata dal governo ed al nulla del movimento novax nogreen pass, vi erano alternative più efficaci senza contrapporre così fortemente salute ed economia. A questa non accenno nemmeno poiché, a parte le opinioni, questo movimento di proposte non ne ha voluto produrre. Sta di fatto che qualsiasi politica organica pur razionale e ragionevole cozza con la libertà assoluta: ognuno fa quello che gli pare. Come se “il controllo” non ci fosse già in modo intrinseco attraverso l’uso quotidiano della tecnologia. Non solo, con lo smartphone e altro, noi tutti alimentiamo i profitti delle multinazionali in cambio dell’uso di gingilli digitali. Che paghiamo!
L’assolutizzazione della libertà individuale è di natura anarco-liberista, cosa che con c’entra nulla con la Carta tanto invocata. È questa la rappresentazione di quella che Luca Ricolfi chiama: “…. la società signorile di massa, nella quale consumo, di vertimento, socialità, autorealizzazione sono percepiti come diritti assoluti e inalienabili”. Comportamenti non dissimili a certe aree estremizzate dei sinistrati. metoo, black live matter, cancel culture ecc ecc. Ciò crea tribù e comportamenti tribali (vedi le pesanti critiche contro una candidata di Italia Sovrana costretta alle a tacere perché, per problemi personali, portava la mascherina). Questi comportamenti non derivano dal moralismo, come ha scritto qualcuno. È un settarismo insito nella natura tribale del movimento. E a proposito di tribù, il cosiddetto Grande Reset le prevede come compatibili. Non danno fastidio. Sono folclore come lo sciamano di Capitol Hill. Infatti sono regressive.
Questa cultura e la mancanza di proposte alternative la dicono lunga sulla scarsa qualità dei gruppi dirigenti che si candidano all’opposizione o si autodefiniscono addirittura anti-sistema. Mi dispiace, come si è prolifici di proposte su altri temi, bisogna esserlo anche su di una questione che si è scelta come centrale; anche se costa può costare qualche consenso. Altrimenti si è come i soliti politici paraculi che promettono e omettono tanto non costa nulla. E poichè queste liste hanno questo come baricentro, su questo vanno giudicate.
Riguardo alla proliferazione delle liste, Paragone fin dall’inizio ha detto che sarebbe andato da solo. Ma la fine repentina della legislatura poteva invece essere la scusa o l’alibi per fare una coalizione larga. Sarebbe giusto infatti che quest’area avesse una rappresentanza: la speranza del quorum sarebbe diventata reale e non ci sarebbe stato bisogno di imbarcare i cascami di Casa Pound. La divisione, per altro, ha fatto sorgere azioni di propaganda attiva per il non voto. È inutili che Paragone ora sbraiti a questo proposito. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Siamo lontani dall’encomiabile Paragone de la “Gabbia”.
Italia Sovrana e Popolare
Va dato merito ad Italia Sovrana e Popolare dello sforzo di unificare l’area che si è battuta durante la vicenda covid. Il secondo merito è quello di aver stilato un programma corto e dunque leggibile da tutti. Il testo, tuttavia, è confuso, disomogeneo.
È un programma fortemente ideologizzato e sloganistico. L’incipit è: No Nato, Eu, Euro, Oms. Questa scelta è finalizzata evidentemente a cercare di capitalizzare i voti della propria area. L’impostazione è coerente con tutta la gestione della manifestazione novax nogp. Infatti nessuno sforzo, o quasi, è stato fatto per parlare ad altri. Si comunicava alla propria tribù senza nessuna dialettica ed articolazione.
Se il titolo appare urlato, il punto sulla guerra è del tutto condivisibile: basta con le armi, le sanzioni, la guerra. Condivisibili altri aspetti sul lavoro e sull’economia, ma sembrano buttati lì. Come per altri programmi non ci sono i nodi da sciogliere per cambiare, ma elenchi. La programmazione, ad esempio, è nel titolo, poi più nulla.
Del covid abbiamo già detto.
Come altri ci si denomina antisistema. Ci vuole ben altro per esserlo. Ma questo è un problema che abbiamo in molti. Poi se ne dovrà discutere mettendo da parte questa pessima tornata elettorale.
Vita
Il programma di VITA radicalizza ogni aspetto del movimento novax nogp. Ciò, inserendolo nel contesto dell’uscita dall’Unione, dall’euro e delle alleanze militari e in una difesa di tutte le questioni ambientali. Così come attacca qualsiasi aspetto che riguarda la prospettiva tecnologica.
Dove si evince invece il timbro culturale e politico è tutta la questione dei diritti che sono contemporaneamente naturali e costituzionali. Quindi si prospetta una totale e assoluta libertà individuale. È un cultura americaneggiante versione anarco-liberista. Troviamo questo aspetto chiarito nella difesa della proprietà privata in quanto inalienabile. Oppure nella libertà didattica: il problema scuola in Italia è ben altro. Oppure, più prosaicamente, nella flat tax che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Lo troviamo in un certo localismo. Le sovranità, dunque, sono a scalare: fino ad arrivare all’individuo sovrano, appunto. Credono di essere nuovi, ma è roba vecchia.
Così impostata non stupisce che questa lista sia sempre stata contraria a logiche unitarie.
NON VOTO
Da ormai oltre un decennio, alla vigilia delle elezioni si torna a porsi con insistenza il problema dell’astensionismo. Infatti, dal 1996 in avanti, con l’eccezione del 2006, gli astenuti sono mediamente aumentati del 3% ad ogni tornata. A questi vanno aggiunto un 2/3% circa di persone che vanno al seggio ma annullano la scheda o la depositano in bianco. Nel 2018 si è toccato il tetto del 27%. Sarebbe stato ben più alto se non ci fosse stato il fenomeno del M5S.
Ovviamente la domanda che si pongono i politici al riguardo è retorica poiché nessuno ha fatto e fa niente per invertire la tendenza. Anzi, questa tendenza viene alimentata da innumerevoli e gravi comportamenti concreti. Vedi le leggi elettorali. Vedi partiti e liste leggere: non come strutture, ma come cultura. Ma soprattutto incide la frammentazione sociale e ideologica: il cosiddetto divorzio fra capitalismo e democrazia. In realtà, più che un matrimonio è stata una convivenza sempre contrastata.
In questo quadro una parte del voto di astensione non è evidentemente un voto qualunquista, ma un voto di disperazione, di protesta, di confusione.
Nella area novax nogp ci sono alcuni che intendono rendere utile il non voto. Dargli un senso. Si vorrebbe sommare ed assommare tutti gli astenuti come fossero una forza politica. Trovo questa idea peregrina, inconsistente, stupida.
Se io decido di non votare, ad esempio, cosa che ho fatto dal 2018 fino ad ora, è perché non trovo né una formazione che affine ideologicamente e nemmeno il meno peggio. Ciò non ha niente da spartire con chi non va a votare perché le forze nogp non si sono unite e ha idee variamente liberiste.
Il non voto è una protesta in se. È la richiesta a qualcuno che potrebbe o dovrebbe di fare cose diverse. Ma questo qualcuno non c’è. Oppure è un voto di attesa e di speranza (probabilmente inutile).
C’è stata partecipazione, e non solo elettorale, solo quando i lavoratori, le donne, le masse popolari in genere hanno usato istituzioni e democrazia per pretendere dignità, ruolo sociale e politico. Ed è proprio questo protagonismo che non andava bene. Trilaterale docet.
Ma è proprio da qui che bisogna ricominciare.
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