Germania: il licenziamento del capo della Cybersicurezza è l’ennesimo atto di sottomissione a Washington
di SCENARIECONOMICI (Giuseppina Perlasca)
Secondo un rapporto di “ZDF Magazin Royale”, il ministro federale dell’Interno Nancy Faeser (SPD) sta progettando di sostituire il capo dell’autorità per la Cybersicurezza tedesca, Arne Schönbohm, trasferendolo ad altro ruolo o licenziandolo. “Si sta valutando come si possa ottenere un rapido cambio di presidente”, ha dichiarato il quotidiano “Bild” citando il Ministero federale dell’Interno. Anche l’”Handelsblatt” e lo “Spiegel” hanno riferito di una prevista sostituzione di Schönbohm, citando ambienti governativi.
Secondo il rapporto, si cercherà al più presto una nuova posizione per Schönbohm e un successore per il BSI, citando anche ambienti governativi. Il motivo del licenziamento sono le notizie su possibili contatti di Schönbohm con ambienti dell’intelligence russa attraverso il Cyber Security Council Germany e.V.. L’accusa per questa associazione è di aver fatto il proprio lavoro di lobbista, favorendo l’attività di Protelion, società tedesca, ma riconducibile a una proprietà russa. Niente di eccezionale, se no non si parlerebbe di licenziamento, anzi di trasferimenti, ma di qualcosa di più grave. In realtà Schönbohm era una pedina essenziale dell’epoca Merkel e aveva giocato molto bene sullo scacchiere internazionale, coltivando ottime relazioni anche con la Cina. La sua cybersicurezza era stata molto tedesca, molto attenta alle collaborazioni anche economiche con altri paesi, fra cui Russia e Cina, e non si era fatta molte remore di spiare tutti, comprese aziende tedesche, pur di raggiungere gli scopi prefissati.
Il licenziamento di Schönbohm non è che l’ennesimo capitolo della guerra che gli USA stanno compiendo contro al Germania, vista troppo indipendente e da ridurre ad uno status coloniale, un po’ come l’Italia. Lo scandalo diesel, incentrato quasi esclusivamente sulle aziende tedesche, non è un caso. Il Green Deal, imposto con violenza dalla Commissione Von Der Leyen, estremamente filo-americana, è stato solo il primo capitolo della deindustrializzazione forzata del vecchio continente, portato poi avanti con la guerra in Ucraina e il distacco energetico forzato dalla Russia. La “Grande Germania”, che pensava di comandare sull’Europa, presto si renderà conto di non essere altro che una pedina, perfino più facile da manovrare rispetto alla Francia, nello scacchiere internazionale, e il governo Scholz non è altro che l’esecutore di questa autodistruzione.
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