La UE: un patto sociale senza la nostra firma
di DAVIDE VISIGALLI
“È stupefacente constatare l’indifferenza con la quale in Italia è stata accolta la ratifica del trattato di Maastricht… La cosa è tanto più difficile da comprendere se si considera che per l’Italia, più che per tutti gli altri Paesi membri della Comunità, il trattato rappresenta un mutamento sostanziale, profondo, direi di carattere ‘costituzionale’.
L’Unione Europea implica la concezione dello ‘Stato Minimo’, l’abbandono dell’economia mista, l’abbandono della programmazione economica, la ridefinizione delle modalità di composizione della spesa, una redistribuzione delle responsabilità che restringa il potere delle assemblee parlamentari ed aumenti quelle dei governi, l’autonomia impositiva degli enti locali, il ripudio del principio della gratuità diffusa (con la conseguente riforma della sanità e del sistema previdenziale), l’abolizione della scala mobile, la drastica riduzione delle aree di privilegio, la mobilità dei fattori produttivi, la riduzione della presenza dello Stato nel sistema del credito e dell’industria, l’abbandono di comportamenti inflazionistici…
In una parola: un nuovo patto tra Stato e cittadini, a favore di questi ultimi” (Guido Carli, Cinquant’anni di vita italiana)
Senza che i cittadini lo abbiano mai approvato, dico io.
Commenti recenti