Il conflitto in Ucraina e la storia che si ripete
di La Fionda (Fabrizio Russo)
Il Bocconcino delizioso
Nel più grande circo per élite – Davos (così odiato dagli anti-globalisti) – la rotta è segnata per il futuro nostro e dell’Ucraina. All’incontro annuale del 2023 hanno partecipato, come sempre, i vertici di Goldman Sachs e quelli del più grande fondo d’investimento del mondo, l’altrettanto noto (o famigerato?) Black Rock. Il primo – Solomon – e il secondo – Fink, insieme ad altri miliardari in ordine sparso, hanno già scritto la storia del paese distrutto. Allora, sapete, cari amici ucraini, cosa vi aspetta in futuro? Secondo le dichiarazioni di Fink a Davos, il Paese può diventare “un faro di speranza”. Intendono un faro di speranza per gli ucraini? Niente affatto: per gli investitori occidentali, perché questi ultimi, terminato il conflitto, “inonderebbero il paese di denaro” – secondo Fink. Quest’ultimo e il suo collega, il banchiere più potente, hanno calcolato che i costi di costruzione del paese ammontano all’incirca a 750 miliardi di dollari. Goldman Sachs aveva già inviato i propri uomini a Kiev – come consulenti – alcuni mesi fa, e Fink ha concordato con Zelenskyy alla fine dell’anno che Black Rock avrebbe sostenuto e consigliato l’Ucraina circa gli investimenti da realizzare dopo la fine della guerra. Quindi la “nuova colonia” è già stata acquisita (ma non “conquistata”), la futura marea di denaro renderà gli ucraini completamente dipendenti dall’Occidente. Un modello di successo per la conquista di un Paese, già più volte collaudato nella storia. Peccato che ora solo un piccolo ostacolo si frappone a questo enorme progetto: la guerra va vinta! Forse per questo c’è un “accenno” di moltiplicazione degli sforzi, no?
La minacciosa bestia militare
L’Occidente sta consegnando armi all’Ucraina su una scala che, per trovare un’analogia storica, ricorda solo la “sponsorizzazione” realizzata dagli Stati Uniti a favore degli alleati nella Seconda Guerra Mondiale. Il risultato, oggi? L’esercito ucraino è meglio equipaggiato degli eserciti di Germania, Francia e Italia messi assieme:
Armi | Ucraina | Germania | Francia | Italia | Gran Bretagna |
Carri armati | 2596 | 266 | 406 | 200 | 227 |
Veicoli blindati | 12 303 | 9217 | 6558 | 6908 | 5015 |
Artiglieria semovente | 1067 | 121 | 109 | 54 | 89 |
Artiglieria trainata | 2040 | 0 | 105 | 108 | 126 |
Sistemi missilistici mobili | 490 | 38 | 12 | 21 | 44 |
Soldati | 500 000 | 200 000 | 240 000 | 190 000 | 231000 |
La cosa non vi fa riflettere? Personalmente se mi soffermo su questo quadro non può non sorgermi qualche preoccupazione. Mi spiego: un giorno la guerra finirà e le armi rimarranno in Ucraina. I movimenti di estrema destra in Ucraina stanno guadagnando terreno, oramai da tempo. I mercenari di mentalità nazionalista, forniti di armi occidentali all’avanguardia grazie all’intermediazione degli oligarchi ucraini, sono responsabili di molti successi in prima linea. Sono i mercenari di Azov, Kraken e altre truppe che sono considerati “la nuova élite”. Saliranno, quindi, probabilmente al potere nella nuova Ucraina del dopoguerra.
E ora, facciamo un piccolo salto storico, e ricordiamoci la più grande operazione della CIA degli anni ’80 (l’Operazione Cyclone), quando gli Stati Uniti sostenevano i mujaheddin con miliardi di dollari e fornivano loro armi. In quella occasione, gli americani hanno sostenuto (e “manovrato”?) gli islamisti contro Mosca. Allora, agendo nello stesso modo in cui agiscono oggi, hanno però anche creato un nuovo Frankenstein: i talebani, una nuova “formazione” sorta dalle tribù afgane radicalizzate dei mujaheddin. Il resto della storia lo conosciamo bene. Ma le lezioni della storia, ahinoi, sembrano insegnare poco..
Fonte: https://www.lafionda.org/2023/02/02/il-conflitto-in-ucraina-e-la-storia-che-si-ripete/
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