Uccisa la “mente” degli attacchi Isis in Europa
da INSIDEOVER (Mauro Indelicato)
È ancora una volta Idlib il terreno di scontro tra l’Isis e la coalizione a guida Usa anti califfato. Lo Stato islamico non c’è più da almeno tre anni, ma gli elementi di spicco del gruppo jihadista che lo hanno fondato nel 2014 occupano ancora una posizione di rilievo. Come ad esempio nel caso del terrorista Khalid Ayyd Ahmad al Jabouri, considerato la mente dietro i progetti di attentati in Europa e ucciso nelle scorse ore proprio a Idlib. È in questa provincia siriana, l’unica fuori dal controllo del governo di Assad, che tutti i principali leader dell’Isis sono stati scovati e uccisi.
Il raid Usa
Nelle prime ore del mattino siriano il Centcom, ossia il Comando Centrale degli Stati Uniti, ha annunciato l’uccisione di Al Jabouri. Si è trattato di un’operazione chirurgica svolta con un drone. Il responsabile Centcom dell’area, il generale Michael Kurill, ha spiegato che il blitz è scattato una volta identificato il soggetto ricercato.
Ulteriori dettagli sono stati aggiunti dall’Ong “Osservatorio Siriano dei Diritti Umani”, stanziata a Londra ma con diverse ramificazioni in Siria. Il direttore Rami Abderrahman ha dichiarato ad Al Jazeera di aver avuto informazioni più specifiche sul blitz. In particolare, Al Jabouri sarebbe stato messo nel mirino delle forze Usa da almeno una decina di giorni. Da quando cioè il terrorista ha lasciato la provincia di Deir Ezzor. É qui che Al Jabouri viveva assieme alla sua famiglia e in costante contatto con la rete di fiancheggiatori.
Una volta raggiunta Idlib, sono scattati i piani per individuarlo e ucciderlo. Il terrorista era evidentemente seguito dai servizi segreti Usa e tenuto sotto stretto controllo. Questa mattina, come raccontato sempre da Abderrahman, una volta uscito dal suo nascondiglio situato a pochi chilometri da Idlib, Al Jabouri è stato colpito dall’ordigno sganciato da un drone statunitense. L’esponente jihadista è stato sorpreso mentre parlava a telefono passeggiando nell’isolato attorno l’edificio in cui abitava. Segno forse di un eccesso di fiducia sulla sicurezza del proprio ultimo nascondiglio.
Il ruolo di Al Jabouri all’interno dell’Isis
Il generale Kurill si è detto certo che grazie a quest’ultimo blitz adesso lo Stato Islamico avrà più difficoltà a organizzare attentati. Soprattutto sul suolo europeo. Al Jabouri era infatti ritenuto il principale artefice di attacchi jihadisti nel Vecchio Continente. “Il terrorista – si legge in una dichiarazione di Michael Kurill – stava pianificando attacchi in Europa ed era responsabile dello sviluppo della struttura gerarchica del gruppo”.
Un ruolo cruciale quindi, sia a livello logistico che organizzativo. In una fase contrassegnata dal rapido susseguirsi di leader dell’Isis, con almeno tre “califfi” uccisi in altrettanti raid dal 2019 a oggi, la figura di Al Jabouri ha garantito fino a oggi un riferimento essenziale per i membri dell’Isis. Secondo i servizi di sicurezza Usa, il terrorista ucciso in questo martedì stava pianificando attentati ed era in procinto di dare ordini per compiere azioni di stampo jihadista in Europa. “La morte di Al Jabouri – ha concluso Kurill – priverà temporaneamente l’Isis della capacità di organizzare attacchi all’estero”.
Quei raid mirati sulla provincia di Idlib
L’attacco “chirurgico” contro Al Jabouri è molto simile ad altri blitz operati dagli Usa contro i capi dell’Isis. Il più importante è stato senza dubbio quello dell’ottobre 2019, quando in una cittadina all’interno della provincia di Idlib è stato scovato e ucciso il fondatore dell’Isis, Abu Bakr Al Baghdadi. In quell’occasione, un commando di forze speciali ha fatto irruzione nell’ultimo nascondiglio del primo califfo dello Stato Islamico. Qui Al Baghdadi si è fatto esplodere assieme a uno dei suoi figli.
Lo stesso scenario si è avuto nel febbraio 2022, quando con un altro blitz chirurgico e indirizzato verso la propria abitazione, è stato ucciso il successore di Al Baghdadi, ossia Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. Tre blitz quindi aventi in comune le modalità di esecuzione e l’area in cui sono stati effettuati. Ossia, per l’appunto, quella della provincia di Idlib. E qui vale la pena soffermarsi su altri due dettagli non certo secondari.
Idlib infatti non è mai stata una roccaforte dello Stato Islamico. Anzi, la regione è controllata da quasi un decennio dai successori del Fronte Al Nusra, a sua volta erede della “costola” siriana di Al Qaeda. I due gruppi tra il 2012 e il 2013, nell’ambito della guerra civile siriana, si sono dati battaglia e da allora appaiono in costante conflitto. Eppure, tutti i principali leader dell’Isis hanno trovato qui le proprie ultime dimore.
L’altro dettaglio riguarda invece i rapporti diretti tra Usa e Russia. Anche se la provincia di Idlib è fuori dal controllo di Damasco, il suo spazio aereo invece è pienamente in mano all’aviazione russa. Mosca infatti, impegnata dal 2015 nel supporto al governo di Assad, controlla i cieli delle aree occidentali della Siria. Gli Usa invece, impegnati a loro volta nell’appoggio alle forze curde, hanno la propria influenza sullo spazio aereo a est dell’Eufrate. C’è quindi un accordo non scritto tra Mosca e Washington che delimita i rispettivi campi di azione. Quando gli Stati Uniti colpiscono a Idlib, non sono da escludere comunicazioni tra i vertici della sicurezza della Casa Bianca e del Cremlino.
FONTE: https://it.insideover.com/terrorismo/uccisa-la-mente-degli-attacchi-isis-in-europa.html
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