La Cina accoglie la UE e i ministri degli Esteri di Iran e Arabia Saudita
da PICCOLE NOTE (Davide Malacaria)
La visita di Macron e Ursula von der Leyen in Cina tiene banco (dopo, ovviamente, i guai giudiziari di Trump). Di interesse annotare che Macron è giunto nel Dragone prima della presidente della Commissione europea, come a segnare una qualche distanza, che è nei fatti.
L’Europa e il Dragone
Macron, infatti, appare più interessato della von der Leyen a riannodare i rapporti col Regno di mezzo e forse teme che la sua accompagnatrice guasti quanto lui intende tessere, avendo la signora ostentato certa rigidezza verso Pechino in alcune dichiarazioni rese prima della partenza. E il grande interesse del presidente francese è dimostrato anche dal tempo che trascorrerà nel Paese ospitante, cioè tre giorni. Tanti (significativo anche che la visita avvenga dopo la vendita di 65mila tonnellate di gas alla Total da parte della Compagnia petrolifera cinese con un accordo finalizzato in yuan).
Il viaggio dei leader europei tende a evidenziare una certa divergenza di vedute tra Unione Europea e Stati Uniti rispetto alla potenza asiatica, avendo “interessi diversi” (da rendere compatibili), come ha dichiarato esplicitamente l’Alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell, che di altisonante e autorevole ha purtroppo solo la carica (Ansa).
Nel riferire che il focus della visita dei due leader europei a Pechino è quello di rilanciare i rapporti economici reciproci – e qui è da vedere se la von der Leyen tutelerà più gli interessi europei o quelli tedeschi (o Nato…) – il Global Times aggiunge dei particolari significativi.
Il primo particolare riguarda il multipolarismo: “L’interazione tra Cina, UE e Francia invierà un forte segnale al mondo sul fatto che stabili legami Cina-UE contribuiranno a un mondo multipolare”, come da analisi di Cui Hongjian, direttore del Dipartimento di studi europei presso l’Istituto cinese di studi internazionali.
Dal momento che il confronto Usa – Cina è fondato proprio sul rigetto della prima del multilateralismo, tale prospettiva non è cosa da poco (resta che immaginare una spinta rivoluzionaria della Ue in senso multipolare è utopico; e, però, un seme… ).
Il secondo particolare riguarda la possibilità di raggiungere una pace in Ucraina. Se il presidente Macron, prima di partire, si è dichiarato possibilista sul piano di pace cinese, il Global Times aggiunge un dettaglio: “Prima del suo viaggio in Cina, Macron ha discusso del viaggio e della crisi ucraina con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in una telefonata, hanno riferito i media. Alcuni funzionari francesi avrebbero affermato che la Cina è ora considerata l’unico paese in grado di comunicare con tutte le parti in conflitto“. Analisi non errata e sorprendente, per un verso, la conversazione con Biden, che evidentemente ha dato un qualche placet alla mission francese.
Il nuovo summit Iran – Arabia saudita in Cina e la nave russa
Ma la visita di Macron e della von der Leyen non è l’unico avvenimento di rilievo che avviene in Cina in questi giorni. Infatti, dal momento che oggi sono giunti a Pechino i ministri degli Esteri dell’Iran e dell’Arabia Saudita.
L’incontro tra il principe saudita Faisal bin Farhan Al Saud e il suo omologo iraniano, Hossein Amirabdollahian è il primo incontro formale tra i più alti diplomatici dei due paesi da più di sette anni, riferiva la Reuters.
Il summit segue l’accordo tra Teheran e Riad di circa un mese fa, che ha posto fine al lungo dissidio tra i duellanti mediorientali e del quale è stata artefice la Cina, che nell’occasione aveva ospitato l’incontro tra Ali Shamkhani e Musaad bin Mohammed al Aiban, consiglieri per la sicurezza nazionale di Teheran e Riad.
I ministri degli Esteri dei due Paesi, chiamati a dare seguito e concretezza a quell’intesa, hanno annunciato formalmente l’apertura delle rispettive ambasciate e hanno dialogato sulle prospettive di pace della regione.
Da notare che alla vigilia del summit in Cina, il presidente iraniano Ebrahim Raisi aveva fatto sapere, tramite il suo portavoce, di aver accolto con favore l’invito del re dell’Arabia Saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud a visitare Riad (Tansim agency).
Nelle stesse ore, l’Iran aveva annunciato di aver nominato un proprio ambasciatore presso gli Emirati Arabi Uniti, la prima volta da quando, nel 2016, aveva rotto le relazioni diplomatiche col Paese limitrofo.
Il nuovo corso del Medio oriente corre (ci si perdoni il facile gioco di parole). E a evidenziare quanto stia cambiando un evento in sé minimo, ma non troppo. Così ieri Arab News, l’agenzia di stampa saudita: “Una nave militare russa attracca per la prima volta in Arabia Saudita”.
Si tratta, dettaglia la nota, della fregata Admiral Gorshkov e si tratta solo di una sosta momentanea per dar sollievo all’equipaggio dopo un lungo viaggio. Roba da poco, ma di un poco che ha portata storica, dal momento che non era mai accaduto prima. Non sfugge il significato simbolico.
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