I transumanisti lanciano l’allarme sui rischi dell’intelligenza artificiale: nuove regole da sostituire alle vecchie per far si che continui a non cambiare nulla.
di Resistenze al nanomondo (redazione)
I transumanisti lanciano l’allarme sui rischi dell’intelligenza artificiale: nuove regole da sostituire alle vecchie per far si che continui a non cambiare nulla.
Un tempo sarebbe stata la cosiddetta “società civile” o opinione pubblica nelle vesti di scienziati illustri e di qualche Università a scrivere appelli e a lanciare allarmi su possibili derive nefaste del progresso scientifico. Oggi invece abbiamo, a sottolineare i nuovi tempi in cui viviamo, il Gotha dell’industria di punta delle tecno-scienze che lancia un appello, dove a tirare le fila della tornata è il miliardario Elon Musk proprietario di SpaceX, Tesla e Neuralink. In cordata alla lettera – appello compaiono le firme di Meta, Microsoft, Google, Amazon e di transumanisti della Silicon Valley, tra cui David Orban ex presidente della principale associazione transumanista mondiale, e non poteva mancare Harari, idolo dei progressisti oltre che consulente di Klaus Schwab.
Viviamo ormai in un mondo completamente rovesciato dove la pace si costruisce mobilitando spese militari stratosferiche volte a sostenere la guerra instancabilmente; dove la salute delle popolazioni mondiali è in mano all’industria biotecnologica che vede in un sistema immunitario sano una minaccia e quindi da trasformare in una piattaforma da hackerare con la biologia sintetica. In tutto questo chi, se non le grandi compagnie del digitale, possono drizzare le eventuali storture di una cosiddetta Intelligenza Artificiale che si appresta a sovrastarci senza possibilità di scampo?
Dai più questa lettera – appello è stata accolta con entusiasmo, con senso di responsabilità si dice oggi, ma andiamo a leggere cosa esprime per comprendere il suo vero significato e gli scopi dei principali tecnocrati transumanisti firmatari di questa lettera, figure in grado di dirigere la direzione di intere agende mondiali.
Dal tecno-mondo cibernetico chiedono di sospendere per sei mesi lo sviluppo dei sistemi più potenti di Intelligenza Artificiale (AI) dopo il clamore suscitato dalla chat GPT-4 sviluppata da OPEN AI di cui è fondatore lo stesso Elon Musk. Clamore per i dati rubati, per la solita violazione della privacy, ma nessuna messa in discussione dell’Intelligenza Artificiale in sé come metodologia di razionalità (perché, intendiamoci, l’intelligenza vera è quella degli esseri viventi) che capta e scandaglia in tempo reale ogni nostro singolo comportamento, intenzione, sussurro, battito di ciglia al fine di condizionare e indirizzare condotte, abitudini, emozioni e desideri. E, quando sarà necessario, non mancherà la mai desueta repressione da aggiungere al controllo cibernetico se non riusciranno nei loro intenti. Sfugge, ancora una volta, il progetto di fondo: rendere la società, l’essere umano e ogni fenomeno calcolabile e prevedibile, al fine di gestirli e dirigerne la direzione e la stessa evoluzione, perché tutto è informazione, ci hanno insegnato a credere. Un contesto tecnocratico in cui ogni manifestazione del reale viene assoggettata alle elaborazioni algoritmiche, ovviamente nutrite con le ideologie transumaniste “neutrali” dei loro fondatori. Se negli Stati Uniti i consiglieri algoritmici dei tribunali mandano in prigione con maggior accanimento chicani, portoricani e in generale persone di colore, sono solo problemi tecnici, il razzismo e la discriminazione di fondo sparisce, la macchina si fa anche purificatrice.
Dal tecno-mondo cibernetico chiedono una piccola pausa al fine di avere “adeguati protocolli di sicurezza, sistemi di Intelligenza Artificiale più affidabili e per riorganizzare la ricerca”. I sistemi di AI devono essere sviluppati solo quando “i loro rischi saranno gestibili”. I rischi devono essere “mitigati”, devono essere “soggetti a sforzi di pianificazione e mitigazione”.
In una società cibernetica tutto deve essere sottoposto a pianificazione, controllo e gestione, anche gli stessi rischi, anche lo stesso disastro che è una componente intrinseca allo sviluppo tecno-scientifico. E le previsioni del disastro sono profezie che si autoavverano. Se adesso quindi sentiamo parlare di pericoli e minacce legate all’AI, significa che siamo già in pieno disastro, lo scopo messo in atto con questa farsa di appello, non è altro che il tentativo, neanche troppo originale, di cavalcarlo e proporre ancora una volta le proprie tecno-soluzioni.
La lettera si rifà ai principi di Asilomar – Asilomar AI Principles – per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, diffusi dopo una conferenza sull’ “IA benefica” organizzata dal Future of Life Institute, tenutasi nel 2017 presso l’Asilomar Conference Grounds in California.
Il Future of Life Institute si pone di “guidare e orientare la tecnologia trasformativa verso il beneficio della vita e lontano da rischi estremi su larga scala” e si occupa di biotecnologie, armi nucleari, intelligenza artificiale e cambiamento climatico. Curioso che inserisca quest’ultimo all’interno delle tecno-scienze… Per quanto riguarda le biotecnologie cosa ci dicono questi esperti? “Dal rilascio accidentale di agenti patogeni ingegnerizzati al fallimento di un esperimento di modifica genetica, i pericoli della biotecnologia sono troppo grandi per procedere alla cieca”.
Gli Asilomar AI Principles si propongono di sviluppare l’Intelligenza Artificiale in modo “etico e sicuro”. Alcuni di questi sono: sicurezza, trasparenza, responsabilità, controllo. E specificano che “una corsa agli armamenti di armi letali autonome dovrebbe essere evitata”.
Sicurezza, trasparenza, responsabilità, controllo sono gli stessi principi che abbiamo visto enunciare dopo la notizia, nel 2018, della nascita delle due bambine geneticamente modificate con la tecnologia CRISPR/Cas9 da parte di un gruppo di ricerca a guida cinese con la partecipazione di scienziati di altri paesi. Traguardo, che negli ambienti scientifici tutti si aspettavano e che tutti bramavano, annunciato al vertice internazionale sull’editing del genoma umano. Dopo un mediatico polverone di indignazione e allarmismo la comunità scientifica si è ben presto compattata e ha semplicemente evidenziato “la mancanza di trasparenza, la necessità medica dell’intervento di ingegnerizzazione, il rapporto rischio-beneficio per i bambini che nasceranno”. In poche parole: requisiti di sicurezza, linee guida e consenso sociale per trarre il massimo beneficio dall’editing genetico.
Sicurezza, trasparenza, responsabilità, controllo li troviamo sempre per quanto riguarda tutti gli sviluppi tecno-scientifici, dalle bionanotecnologie all’Intelligenza Artificiale. Principi che ci rimandano a un’altra conferenza tenutasi ad Asilomar nei lontani anni ‘70 in cui le prime biotecnologie del DNA ricombinante crearono forti preoccupazioni tanto che un gruppo di scienziati riuniti dichiararono una breve moratoria. Ma possiamo vedere dove siamo arrivati oggi con le tecnologie di ingegneria genetica.
Il punto, che dovrebbe essere chiaro e netto è questo: gli sviluppi tecno-scientifici, i loro laboratori e la loro visione di mondo vanno fermati. Fermati, non gestiti, perché frutto di una visione di mondo iniqua, totalitaria, biocida, nemica di ogni vera libertà.
Non può esistere un’Intelligenza Artificiale etica. Non può esistere etica nei piani e nell’operato di un sistema tecno-scientifico e transumanista. L’etica pone dei limiti, ma questi limiti sono proprio quelli che verranno continuamente superati dall’ideologia transumanista. Nei loro laboratori di ingegneria genetica e sociale non c’è spazio per l’etica, ma solo per la costruzione e riprogettazione di un’umanità post-umana.
David Orban, in una recente intervista dove ha discusso anche sulla lettera – appello di Elon Musk, chiarisce bene dove vogliono arrivare: “dobbiamo estendere i limiti della nostra adattabilità, dobbiamo intervenire per modificare il nostro cervello perché non riuscirà a competere con gli sviluppi dell’AI. Il progresso dell’AI non può essere fermato, deve essere gestito”.
Per l’ideologia transumanista un limite non è un limite etico o un limite biologico, ma è semplicemente un qualcosa che adesso non si può tecnicamente fare, ma che si dovrà fare, perché il progresso tecno-scientifico prepara sempre e comunque al migliore dei mondi possibili e desiderabili: il mondo macchina dei transumanisti.
Un continuo superamento di limiti in cui è fondamentale superare delle soglie e una volta superate queste è difficile se non impossibile tornare indietro. Il tipo di società che si va creando può funzionare soltanto con quel tipo di processi tecno-scientifici, il tempo che passa li proietta in avanti ed emargina il passato perché obsoleto. Solo questo basterebbe a rendere evidente l’inganno e la falsità delle preoccupazioni di chi tenta di imbrigliare questi sviluppi.
Questi tecnocrati non potranno mai rigettare le loro ricerche e i loro progetti perché significherebbe rigettare tutto il loro tecno-mondo e la loro ideologia transumanista che li impregna fin nel profondo, ancor di più quando si definiscono progressisti. Un’ ideologia, per seguire le parole di David Orban, che ben descrive i passaggi di accettazione e normalizzazione, prima sconosciuta ai più, poi conosciuta, accettata e tra poco scontata.
Dobbiamo aver bene presente a cosa questi tecnocrati aspirano, con la consapevolezza che non sono semplici aspirazioni che rimangono tali, ma che diventano progetti, mezzi di intervento e di riprogettazione su ogni dimensione del vivente e su tutto ciò che possiamo oggi conoscere e che si appresta ad essere riprogettato in chiave sintetica e artificiale o ad essere cancellato se non sarà funzionale al mondo-macchina.
Regolamentare uno sviluppo tecno-scientifico in un mondo a motore tecno-scientifico equivale a evidenziare un problema da risolvere con una soluzione tecnica, non significa certo fermare quello sviluppo nocivo, ma piuttosto diffonderlo e universalizzarlo. Per questo non è possibile regolamentare l’ingegneria genetica, la biologia sintetica, la riproduzione artificiale, la geoingegneria, l’Intelligenza Artificiale. La nostra critica deve essere a monte, nel respingere la riprogettazione del vivente.
Siamo circondati e schiacciati dalla convergenza di tecnocrati, falsi critici e falsi ecologisti, “critiche di accompagnamento” che di fatto remano contro la nostra critica ecologista radicale con addirittura la comparsa di una “tecnocritica di accompagnamento” che prende sempre più spazio anche all’interno di quei contesti che si sono opposti alla narrazione pandemica e ai sieri genici e che continuano a resistere all’avanzata del tecno-mondo non credendo alle sue nuove narrazioni emergenziali. Tecnocrati e falsi critici diventano così degli interlocutori rispettabili e non ci si rende conto che costoro imbrigliano la reale critica nelle maglie della stessa tecno-gabbia rafforzando la logica secondo la quale solo un esperto e un tecnico sono titolati per esprimere una critica che non sarà mai, per sua stessa natura di provenienza, destinata verso l’intero impianto.
In tutto questo la tecnoscienza diventa istanza suprema: tutto deve essere giudicato a partire da essa e, ovviamente, senza mai uscire dal suo paradigma di progresso a tutti i costi perché il progresso non si deve arrestare e bisogna parteciparvi da responsabili cogestori dei rischi e dei disastri annunciati, sempre presenti anche se mitigati. L’universo tecnologico diventa così l’unico orizzonte di senso in cui l’unica verità è quella tecnica.
Così vediamo un Elon Musk che lancia in orbita con la sua SpaceX centinaia di satelliti 5G e che innesta impianti cerebrali nei macachi in attesa di farlo sugli esseri umani diventare un critico dell’Intelligenza Artificiale e un sincero preoccupato per le sorti dell’umanità, quella stessa umanità che vorrebbe annientata nella sua più intima essenza rendendola cibernetica.
Vediamo Robert Malone, inventore della tecnologia a mRNA, diventare un critico dei sieri genici a mRNA, anche lui un sincero preoccupato delle loro conseguenze come le possibili modificazioni del DNA. Difficile credere che prima non era consapevole delle conseguenze della tecnologia di ingegneria generica che stava sviluppando. Sono molteplici i casi di ricercatori di fama internazionale che a un certo punto lanciano proclami di allarme per quelle stesse ricerche da loro messe a punto e portate avanti nei loro laboratori. Anche Jennifer Doudna, pioniera della tecnologia di ingegneria genetica CRISP/Cas 9. Quando l’aveva presentata al mondo accademico aveva la consapevolezza della sua applicazione sull’umano in ambito riproduttivo e della possibilità di modificare geneticamente la linea germinale umana. Doudna nelle sue numerose conferenze racconta di un sogno dove le appare Hitler che le chiede della sua tecnologia CRISPR/Cas 9 e retoricamente si chiede “cosa ho inventato”, consapevole del “nuovo potere di controllare l’evoluzione” e ammettendo che da ora in avanti potremmo influenzare l’evoluzione delle specie sulla terra, umani compresi: “Ora possiamo modificare il nostro DNA. Ma facciamolo in modo saggio”. Questa posizione è rappresentativa dell’intero mondo di questi tecnocrati: non è una condanna verso la modificazione genetica in sé degli esseri umani (ne tanto meno degli altri animali e delle piante), perché questo equivarrebbe al condannare le loro stesse ricerche, è una loro messa a punto “ponderata e saggia”. Questa posizione la troviamo per tutti gli sviluppi delle tecno-scienze.
Attorno alla lettera di Musk si sta creando un grande teatro mediatico che abbiamo già visto in passato e che continueremo sempre di più a vedere e che ha il fine di costruire un discorso pubblico incentrato sulla differenza dell’uso che si può fare di uno sviluppo tecno-scientifico. Affossando reali dibattiti e creandone da zero spostando l’attenzione non sullo sviluppo in sé, ma sulla sua applicazione in un ambito o in un altro. L’imperativo resta sempre quello di confondere e di non permettere la nascita e lo sviluppo di pensiero critico.
Il paradigma dell’emergenza perenne recinta il tutto e detta i suoi dogmi che possono essere sanitari o ambientalisti. In questo clima, realmente alterato, svanisce la ricerca di senso. Come diceva la giovane Greta la “casa brucia” e con il calore sul viso sembrerebbe che non ci resti altro da fare che introiettare il “sentire emergenziale acritico” e gettarsi verso il primo monumento armati di vernice, sperando che l’odio mediatico scaturito dall’atto sia abbastanza per attirare l’attenzione di persone impaurite verso nuove paure.
Ma qui non si tratta di creare nuove paure, piuttosto di capire fino in fondo dove ci stanno portando. Se la direzione è un baratro di totalitarismi, non ha importanza come ci arriviamo, ma piuttosto come cambiare rotta, come far si che nessuno imbuchi quella via sostenendo argomenti come “la libera scelta”. Noi ci prendiamo la responsabilità di dire che nessuno vuole liberamente sostituirsi ai macachi di Neuralink di Musk, piuttosto vorremmo liberarli da quelle atroci torture.
Si sta lavorando alla creazione di un pseudo discorso pubblico, dove dibattono solo i tecnici travestiti da filosofi di bioetica, un discorso focalizzato sulla possibile gestione in sicurezza delle tecno-scienze e su una loro diffusione controllata. Come se si potesse gestire in sicurezza un Biolaboratorio, una diffusione di OGM (vecchi e nuovi) e una tecnologia di modificazione genetica del DNA.
Si vuole arrivare ad una maggiore accettazione sociale, con un crescendo di fiducia nei confronti dei tecnocrati che per primi hanno espresso un timore nei confronti delle loro stesse ricerche e quindi, quando questi tecnocrati affermeranno che non ci saranno più problemi o che saranno pronti per gestirli al meglio la società li seguirà con ancora più fiducia e sottomissione.
Inoltre tutto questo è funzionale alla creazione di un dissenso concordato, marginale e di superficie che non deve mai mettere in discussione le fondamenta e le direzioni del sistema tecno-scientifico, ma deve invece riconfermarle e rafforzarle.
Anche noi quindi irriducibili nemici delle macchine nemiche dell’umanità, degli altri animali e della Natura tutta facciamo un appello, senza raccolta firme e sottoscrizioni, ci rivolgiamo agli insorti verso il tecno-mondo. Non fermatevi verso le lingue menzognere di chi tra l’altro sogna di depredare anche altri pianeti e di tutta l’accolita transumana riunitasi per decretare pochi mesi di pausa. Ribadiamo la necessità del pensiero critico e della lotta, per far si che quei sei mesi di pausa diventino almeno sei generazioni.
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