Le autorità polacche nel 2007 hanno adottato per legge la “Carta del polacco”. Il documento si rivolge alle persone di origine polacca che sono cittadini di altri Paesi (si calcola almeno 2 milioni di persone), a causa dello spostamento verso Ovest dei confini che fu sancito dalla Conferenza di Yalta (febbraio 1945) e conferma il loro diritto a sentirsi parte della nazione polacca. La Carta garantisce certi “privilegi” che si applicano sul territorio della Polonia, tra cui il diritto a una procedura semplificata per l’ottenimento del visto, assistenza nella ricerca di un lavoro, istruzione gratuita anche a livello universitario (superando però le prove di ammissione), assistenza sanitaria e altro. Nello stesso tempo, il documento non dà diritto alla cittadinanza polacca, sebbene semplifichi la procedura per ottenerla.
Oltre a non garantire la cittadinanza, la Carta non offre particolari vantaggi anche in altri settori. Ad esempio, per quanto riguarda le questioni di affari, non fa alcuna differenza tra coloro che operano sul territorio della Repubblica di Polonia: uno straniero o una persona con cittadinanza polacca, il sistema fiscale non fa distinzioni. Inoltre, i titolari della Carta fanno notare anche che in generale, ottenere ciò che la Carta promette non è privo di difficoltà.
Dal 2008, la Repubblica di Polonia ha rilasciato la Carta ai cittadini di tutti i 15 Paesi nati con il crollo dell’Urss. Un certo numero di Stati, in particolare Russia e Lituania, hanno per questo accusato la Polonia di praticare una politica ostile. Tuttavia, la prospettiva di ottenere la Carta attira in modo particolare i cittadini della Bielorussia. Ciò è ovvio, poiché l’iniziativa delle autorità polacche è rivolta principalmente ai polacchi dell’ex “Kresy orientale”, cioè i territori delle attuali Ucraina occidentale, Bielorussia e Lituania, che facevano parte della Polonia fino al 1939. Le più grandi comunità di polacchi vivono in questi territori: 295mila persone in Bielorussia e circa 230mila in Lituania. Fra tutti, però, le autorità polacche contano sui bielorussi, poiché il confine tra Lituania e Polonia, che fanno parte della Zona Schengen, è già relativo.
Adottando la Carta del polacco, Varsavia ha aperto le porte del Paese a centinaia di migliaia di bielorussi che possono dimostrare la loro origine polacca. Inizialmente, l’iniziativa è stata concepita come un mezzo per attirare la massima attenzione. Oggi è già ovvio che, sullo sfondo di previsioni demografiche sfavorevoli e della migrazione di forza lavoro, le autorità polacche stanno usando la Carta anche per risolvere certi loro problemi interni. Va sottolineato che la Polonia è uno dei Paesi dell’Unione Europea che più soffrono il calo demografico. Pertanto, secondo le previsioni di Eurostat, la popolazione della Polonia nel 2100 scenderà a 29,5 milioni dai 37,6 milioni del 2022. Le previsioni si basano su ipotesi sulle dinamiche future di nascite, morti e migrazioni. Lo scenario tiene conto dell’impatto della pandemia di COVID-19, nonché dell’impatto del massiccio afflusso di sfollati a seguito del conflitto in Ucraina.
Sebbene l’anno 2100 sembri una prospettiva molto lontana, le condizioni che determinano le tendenze per i decenni a venire sono già irreversibili e i problemi associati a una demografia sfavorevole crescono ogni anno. Tuttavia, vista con gli occhi della Bielorussia, la strategia della Carta ha anche altre motivazioni. Questo è uno dei modi in cui la Polonia può esercitare una certa influenza sulla Bielorussia, anche se solo sul 3% della sua popolazione. Sembra che la cifra non sia così grande, ma, come ha più volte sottolineato il ministero degli Esteri bielorusso, la Carta può suscitare divisioni tra cittadini bielorussi di diverse origini nazionali.
Dovrebbe essere chiaro che l’accumulo di tali “non cittadini” polacchi in alcune regioni della Bielorussia può essere utilizzato da Varsavia per affermare che si tratta di “territorio generalmente polacco”. Ciò può essere seguito da affermazioni secondo cui i diritti di tali “quasi cittadini” della Polonia vengono violati ed è ora di proteggerli. E questo sarebbe un ottimo motivo per una “missione di mantenimento della pace” dell’esercito polacco sul territorio della Bielorussia.
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