Nicaragua, l’alleanza tra Sandino e Khomeini contro l’America
di INSIDE OVER (Emanuel Pietrobon)
Un filo rosso rispondente al nome di dottrina Monroe lega i destini di Stati Uniti, Nicaragua e Iran sin dai primi anni Ottanta. Un filo rosso che gli Stati Uniti proteggono con ogni mezzo possibile, dagli interventi militari alle interferenze elettorali, perché è la spina dorsale della loro egemonia globale. Un filo rosso che i loro rivali provano a tranciare dalla seconda metà dell’Ottocento, dai tempi di Napoleone III e Guglielmo II, nel tentativo di avere un avamposto nell’Emisfero che non può essere violato.
Le strade dell’Aquila e del Leone si sono incrociate a Managua per la prima volta agli albori degli anni Ottanta e da quel momento non si sono più separate. Ma se è vero che inizialmente si intersecarono per via di un’agenda comune, l’affare Iran-Contra, lo è altrettanto che, una volta superata la convergenza di interessi, il Nicaragua sarebbe diventato uno dei principali-sebbene-sottaciuti teatri della guerra fredda Iran-Stati Uniti.
Teheran chiama Managua
Una delle più importanti rilevazioni dei Pentagon Papers 2.0 riguarda il Nicaragua, o meglio l’asse Iran-Nicaragua, ed è stata adombrata dalla copertura mediatica data ai documenti relativi alle operazioni di spionaggio degli Stati Uniti e alla guerra in Ucraina.
Nel febbraio 2023, nel contesto di una visita di lavoro a Managua, stranamente sottopubblicizzata e scarna di dettagli, il capo della diplomazia iraniana, Hossein Amir Abdollahian, avrebbe discusso con alcuni elementi delle forze armate nicaraguensi l’espansione della cooperazione bilaterale alla sfera militare.
I due paesi, secondo quanto intercettato dalla Central Intelligence Agency a mezzo dell’intelligence dei segnali, vedrebbero in un’intesa militare un mezzo per un fine comune: “l’opposizione agli sforzi degli Stati Uniti di espandere la loro influenza in America Latina”.
Le orecchie di Langley avrebbero sentito Daniel Ortega, capo della rivoluzione sandinista, parlare degli Stati Uniti in termini di “nemico comune” ad entrambi i Paesi, Nicaragua e Iran. Amir Abdollahian, da parte sua, avrebbe celebrato il Nicaragua come un “paese indipendente, alla ricerca di libertà e oppositore dell’imperialismo”. Nihil sub sole novum.
Il focus ufficioso e il vocabolario del faccia a faccia tra Ortega e Amir Abdollahian sorprendono fino ad un certo punto. Perché l’Iran è in Nicaragua dalle prime luci degli anni Ottanta. E perché se i due Paesi raggiungessero un’intesa in campo militare, si tratterebbe di formalizzare un qualcosa che esiste da tempo, anche se a livello informale, rigorosamente fuori dai registri.
Le rivelazioni dei nuovi leak fuoriusciti dal Pentagono sono significative, più che per il segreto di Pulcinella svelato, nella misura in cui mostrano come persino l’Iran, storicamente operante nel giardino degli Stati Uniti con una predilezione per il basso profilo, sembri intenzionato a seguire le orme di Russia e Cina: sfidare la dottrina Monroe alla luce del giorno.
La storia del patto tra Sandino e Khomeini
L’alleanza tra i guerriglieri di Ortega ispirati da Augusto César Sandino e tra i mahdisti guidati da Ruhollah Khomeini nasce all’indomani del 1979, anno della rivoluzione sandinista e della rivoluzione iraniana.
Nel 1983, in concomitanza con l’affare Iran-Contra, avveniva il primo incontro ufficiale tra nicaraguensi e iraniani: un vertice tra Khomeini e Fernando Cardenal, titolare del Ministero dell’educazione della giunta sandinista, a Teheran. Superate le diffidenze iniziali, legate unicamente all’anticomunismo dell’Iran, i due avrebbero concordato lo stabilimento di un’intesa in chiave antiamericana.
I sandinisti erano alla ricerca di collaboratori che rendessero sostenibile il consolidamento della rivoluzione dinanzi all’insorgenza dei Contras, non necessariamente membri del Secondo Mondo, perciò l’apertura a Iran, Libia e OLP. Gli iraniani anelavano alla costruzione di intese nell’Iberoamerica, guidati dal duplice obiettivo di contrastare gli Stati Uniti e di esportare globalmente il khomeinismo, perciò l’avvicinamento prima di Cuba e poi del Nicaragua.
Il variegato supporto di Teheran alla causa sandinista sarebbe durato fino al 1990, anno della discesa di Ortega (e dei suoi ideali) all’opposizione, per poi ripresentarsi nel 2006, anno del ritorno di Ortega (e dei suoi ideali) alla presidenza.
2006. In Nicaragua era tornato Ortega. In Venezuela era al potere Hugo Chávez. Gran parte dell’Iberoamerica, dai Caraibi al cono sud, era avvolta dalla marea rosa che prometteva il buen vivir e proponeva il socialismo del XXI secolo. In Iran si trovava Maḥmūd Aḥmadinežād, che avrebbe fatto del subcontinente un’area di interesse prioritario della sua agenda estera.
A riprova dell’importanza rivestita dal Nicaragua per l’Iran, mai venuta meno ma semplicemente congelata a causa del decennio all’opposizione dei sandinisti, Aḥmadinežād e Ortega si sarebbero incontrati due volte nel corso del 2007, una a Managua e una a Teheran, siglando accordi di cooperazione nell’agricoltura, nell’energia e nelle grandi infrastrutture.
Complice il rapporto amichevole instauratosi tra Aḥmadinežād e Ortega, emblematizzato dal numero dei loro incontri – più di cinque fra il 2007 e il 2012 –, i due paesi avrebbero allargato progressivamente la collaborazione, passando dall’agricoltura alla salute – un megapoliclinico costruito con capitale iraniano a Managua – e dall’energia all’intelligence, sospinti dal carismatico Chávez.
Nel 2012, a tre anni dalle prime indiscrezioni circa l’approdo di operativi di Hezbollah in Venezuela, il Nicaragua iniziava a essere l’oggetto di simili speculazioni. Secondo notizie raccolte dal Mossad, poi passate alla stampa israeliana, Hezbollah aveva all’epoca stabilito una base nella giunga nicaraguense, al confine con l’Honduras, ospitante all’incirca una trentina di membri e fungente da centro per la raccolta di intelligence, da punto di incontro col crimine organizzato e da sito di lancio di attacchi contro obiettivi americani e israeliani in loco in caso di un’aggressione dei due alle strutture nucleari dell’Iran.
L’importanza del Nicaragua
I motivi dell’interesse iraniano per il Nicaragua sono gli stessi di Russia e Repubblica Popolare Cinese: è uno dei ventri molli dell’America nelle Americhe, ovvero il luogo ideale in cui sfidare la dottrina Monroe e (provare a) porre in essere una minaccia emisferica.
Il Nicaragua è la quintessenza della geostrategia: utilmente collocato a metà tra la cintura dell’instabilità e la cintura della pace del Mesoamerica, dotato di confini porosi e geneticamente predisposto a sostenere la costruzione di un canale in grado di competere, per capacità e qualità, con Panama (e di erodere il potere commerciale degli Stati Uniti). La base perfetta per operazioni di disturbo a corto e medio raggio.
Caratteristiche geografiche e peculiarità storico-culturali rendono il Nicaragua un “luogo del destino”. Un connubio, quello tra geostrategia e politica, che attrae i rivali dell’America in questo piccolo paese del Mesoamerica dalla seconda metà dell’Ottocento. Qui, invero, giungono i sfidanti di turno della dottrina Monroe dai tempi di José Santos Zelaya López, colui che propose al Giappone del periodo Meiji e alla Germania guglielmina di costruire l’anti-Panama. E che sarebbe riuscito nell’intento, se gli Stati Uniti non l’avessero deposto nel 1909, dando inizio a quel ciclo di anarchia produttiva dal cui grembo sarebbe stato partorito Sandino.
L’Iran, in definitiva, è in Nicaragua nel contesto della guerra fredda contro Israele, della quale l’Iberoamerica è uno dei teatri-chiave dai primi anni Novanta. Nel contesto dell’esportazione globale del khomeinismo, che a Managua è diffuso da associazioni islamiche, centri culturali e moschee rispondenti a Teheran. E nel contesto del paragrafo latinoamericano della competizione tra grandi potenze, estrinsecato dall’interesse iraniano per l’anti-Panama, dalla collaborazione contro le sanzioni occidentali e dal sogno di un’intesa militare a tutto campo (una crisi cubana in salsa iraniana?). La dottrina Monroe alla prova dell’asse Mosca-Pechino e degli spettri di Sandino e Khomeini.
FONTE:https://it.insideover.com/politica/nicaragua-l-alleanza-tra-sandino-e-khomeini-contro-l-america.html
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