Misteriose incognite bancarie americane
di TELEBORSA (Guido Salerno Aletta)
Troppe ipotesi, tanti interrogativi, nessuna certezza
Janet Yellen, Capo del Dipartimento del Tesoro statunitense, non ha dubbi: “Il nostro sistema bancario è solido e resiliente, con capitale e liquidità forti, in ogni caso le istituzioni sono preparate a usare tutti gli strumenti necessari per istituzioni di qualunque grandezza”.
Non poteva dire niente di diverso: il compito di chi sta al governo è quello di rassicurare i mercati, soprattutto dopo gli scivoloni di alcuni istituti bancari che insieme, il Tesoro federale, la Federal Reserve e la FDIC (Federal Deposit Insurance Commission) hanno immediatamente messo sotto controllo, rassicurando i depositanti e rifornendo della liquidità occorrente il sistema in caso di necessità.
Si è innescato un meccanismo perverso, in base al quale la caduta del valore in Borsa delle azioni di una Banca innesca nei depositanti il timore circa la sua solidità, cui segue il ritiro precipitoso dei fondi. La Banca in questione, che ovviamente non riesce a fronteggiare tutte queste richieste con la Cassa disponibile e vendendo i titoli detenuti per fronteggiare il fabbisogno di liquidità, è costretta a mettere sul mercato altri asset meno velocemente cedibili, su cui riporta perdite. Queste perdite, conosciute dal mercato, amplificano le vendite dei titoli azionari della Banca e delle obbligazioni emesse per avere provvista.
Il fallimento diviene inevitabile, ma c’è anche chi ci guadagna.
Ci sono tante ipotesi:
alcuni ritengono che tutto parta dal ritiro di depositi assai consistenti da parte di alcune grandi società che ne hanno bisogno per sistemare i propri conti;
altri pensano che far fallire queste banche sia un modo per depredarle facilmente di asset assai interessanti, come le partecipazioni in aziende fortemente innovative e promettenti, prima che queste start-up si quotino arricchendo chi le ha promosse con operazioni di IPO;
altri ancora ritengono che sia il modo più semplice per fare sparire la prova di investimenti assai rischiosi, già rivelatisi sbagliati;
c’è pure chi pensa che sia un modo attraverso cui grandi istituti o grandi fondi intervengono non tanto per rilevare con pochi spicci gli asset della banca fallita, ma soprattutto per avere la liquidità di emergenza che viene garantita dalle Autorità all’acquirente;
infine, c’è chi pensa che il problema di queste Banche sia davvero sostanziale: da una parte avrebbero in pancia asset azionari da svalutare a breve scadenza, perché furono comprati in Borsa quando il mercato era ai valori massimi e dunque non resisterebbero alle strette sui tassi decise dalla Fed; dall’altra avrebbero erogato mutui quando i prezzi delle case erano al picco mentre i tassi di interesse sui mutui erano molto bassi, essendo dunque esposte ora al duplice rischio del ridimensionamento del valore delle garanzie immobiliari e della difficoltà da parte dei mutuatari di pagare le rate dei mutui che sono aumentate velocemente in funzione dell’aumento dei tassi.
La possibilità che l’economia americana entri in recessione, anche per via della stretta monetaria della Fed, amplifica i timori sulla tenuta del valore dei titoli azionari in Borsa e sulla capacità dei debitori di onorare gli impegni. Ci si potrebbe trovare di fronte ad uno scenario complesso, che mette insieme cause analoghe a quelle che portarono al crollo del Nasdaq nel 2001 ed a quelle che determinarono la crisi dei mutui subprime nel 2008.
Di fatto, le quotazioni di tanti titoli bancari americani stanno continuando a franare.
Giovedì 3 maggio, l’indice bancario S&P 600 è sceso di oltre il 3%. Le azioni delle banche regionali hanno ripreso a scendere questa settimana dopo il crollo della First Republic Bank (OTC:FRCB), il terzo prestatore di medie dimensioni statunitense che è fallito negli scorsi due mesi. Le azioni di PacWest Bancorp sono crollate di oltre il 50% dopo aver confermato che stava esplorando opzioni strategiche. Western Alliance Bancorp ha visto crollare di oltre il 38% le proprie azioni, dopo che sulla stampa era stata riportata la notizia che la banca stava esplorando una possibile vendita, ipotesi successivamente smentita.
Ora, c’è chi chiede misure contro la speculazione.
Secondo quanto riporta Reuters, si è mossa l’American Bankers Association (ABA), cui aderiscono istituti ancari piccoli, regionali e grandi che insieme danno lavoro a più di 2 milioni di impiegati, che raccolgono depositi per 19,2 mila miliardi di dollari e che concedono prestiti per 12,2 mila miliardi di dollari.
ABA ha sollecitato le Autorità di regolamentazione federali ad indagare su un’ondata di significative vendite allo scoperto di azioni bancarie quotate in borsa che sarebbero a suo dire “scollegate dalle realtà finanziarie sottostanti”.
In una lettera indirizzata al Presidente della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti Gary Gensler, l’Associazione ha affermato di aver anche osservato “un ampio coinvolgimento sui social media” sulla salute di varie banche: “Esortiamo la SEC a prendere in considerazione tutti i suoi strumenti esistenti e ad adottare misure per ridurre le possibilità di pratiche commerciali abusive e ripristinare la fiducia degli investitori”.
Ed ancora: “Queste misure includono, come minimo, un messaggio chiaro e azioni di contrasto appropriate contro la manipolazione del mercato e altre pratiche abusive di vendita allo scoperto”.
Secondo la società di analisi Ortex nella sola giornata del 4 maggio, i venditori allo scoperto avrebbero incassato ben 378,9 milioni di dollari di profitti cartacei dalle scommesse contro alcune banche regionali.
Reuters ha anche riferito che i funzionari federali e statali degli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di una “manipolazione del mercato” dietro i grandi movimenti dei prezzi delle azioni bancarie negli ultimi giorni, poiché la Casa Bianca ha promesso di monitorare “pressioni di vendita allo scoperto su banche sane”.
Il presidente e amministratore delegato dell’ABA Rob Nichols ha affermato che la vendita allo scoperto potrebbe essere uno strumento finanziario legittimo, ma che la sua Associazione è “nettamente contraria alle pratiche di vendita allo scoperto che distorcono i mercati attraverso la manipolazione e l’abuso”. Ha concluso affermando che “Il danno causato dalle vendite allo scoperto che va contro i fondamentali economici alla fine ricade sui piccoli investitori, che vedono il valore distrutto dal comportamento predatorio degli altri”.
Chi sa, non parla.
Chi parla, non sa.
Commenti recenti