L’ira di Zelensky contro la trattativa di Prigozhin su Bakhmut: “È tradimento”
di INSIDE OVER (Gianluca Lo Nostro)
Lo scoop del giorno è la presunta trattativa tra il capo della compagnia militare privata russa Wagner, Evgeny Prigozhin, e gli agenti segreti ucraini. La notizia, diffusa in anteprima dal Washington Post, proviene da uno dei numerosi documenti segreti del Pentagono pubblicati su Discord dall’ex aviere Jack Teixeira. L’oligarca russo avrebbe offerto agli 007 di Kiev informazioni sulla posizione dei soldati russi in cambio di una ritirata da Bakhmut.
Prigozhin ha negato queste voci, inizialmente ironizzando su un incontro in Africa con il capo dell’intelligence ucraina Kyrylo Budanov che non si sarebbe potuto tenere per la mancanza di biglietti aerei. Adesso però ha bollato l’articolo del quotidiano statunitense come una “fake news” di un giornalista in cerca di clamore. “È un complotto orchestrato da chi ha rubato per anni quello che serviva all’esercito e alla grandiosità del Paese. Adesso dovranno risponderne davanti al popolo. I corrotti andranno impiccati in Piazza Rossa. Per questo cercano di buttare merda da tutte le parti pensando che questo li aiuterà”, ha poi aggiunto in un audio caricato sul canale Telegram del suo ufficio stampa. Ma qual è veramente la genesi di questa notizia e perché è diventata così importante?
In realtà, indagando più a fondo sulle origini di tale esclusiva si scopre un giallo nel giallo. La prima allusione ai contatti tra Prigozhin e gli ucraini fatta dal Post non è comparsa nell’articolo datato 14 maggio e ripreso da tutte le principali agenzie di stampa internazionali, bensì dentro a una densa e a tratti tesa intervista al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la cui trascrizione è comparsa sul sito il 13 maggio.
L’intervista della discordia
La conversazione, durata più di un’ora, risale al primo maggio scorso e a fare le domande sono stati il direttore responsabile della testata Sally Buzbee, il redattore esteri Douglas Jehl, il redattore di Russia ed Europa orientale David M. Herszenhorn, il capo della redazione ucraina Isabelle Khurshudyan e il corrispondente capo dall’Ucraina Siobhán O’Grady. L’intervista comincia con i soliti dubbi del giornale sulla forza dell’esercito ucraino in vista dell’imminente controffensiva. “Sembra che la controffensiva sia lontana molti mesi”, incalzano i giornalisti statunitensi. “No”, ribatte il capo di Stato ucraino.
Più avanti, tuttavia, i toni si accendono quando gli intervistatori sollevano il tema dei leak del Pentagono, sui quali si spostano gli interessi dei giornalisti. “Parleremo di questi documenti?”, sbotta il leader ucraino. A cui segue la domanda: “I documenti indicano che il Gur, la vostra direzione dell’intelligence, ha contatti con Yevgeniy Prigozhin di cui lei era a conoscenza, compresi incontri con Yevgeniy Prigozhin e ufficiali del Gur. È vero?”. Zelensky cerca di mantenere un contegno e replica avvertendo che si tratta di questioni relative all’intelligence militare. “Volete che venga accusato di tradimento?”, chiede il presidente, che continua a interrompere i reporter del Wp.
“Non importa la provenienza dei documenti”, prosegue Zelensky. “La domanda è: con quale funzionario ucraino avete parlato? Perché se dicono qualcosa sulla nostra intelligence, questo è tradimento. Se dicono qualcosa su un piano offensivo specifico di un generale o di un altro, anche questo è tradimento. Per questo le ho chiesto: con quali ucraini ha parlato?”. L’atmosfera si surriscalda poi quando Zelensky tenta di nuovo di pervenire alla radice di queste informazioni. “State rilasciando una sorta di informazione che non aiuta il nostro Stato ad attaccare e non ci aiuta a difendere il nostro Stato. Quindi, non capisco bene di cosa stiate parlando. Non capisco il vostro obiettivo. Il vostro obiettivo è aiutare la Russia? Significa che abbiamo obiettivi diversi”, attacca il presidente ucraino.
I giornalisti rispondono che il loro obiettivo non è aiutare la Russia e che le loro fonti non sono riservate, trattandosi di file trafugati e messi in rete da un ex dipendente della Difesa Usa. E qui si infittisce il mistero. Subito dopo aver pubblicato l’intervista, il Washington Post ha rimosso dall’articolo le parti più agitate, partendo proprio dalla domanda su Prigozhin. A notarlo per primo è Kevin Rothrock, managing editor del media indipendente russo Meduza, il quale ha salvato la pagina web su Internet Archive. Ma l’incongruenza finisce anche sulla stampa russa, con Russia Today che ripubblica per intero le domande e le risposte in cui si parlava di tradimento tagliate dal quotidiano Usa.
Il Post alla fine cede e ripristina il contenuto in precedenza cancellato, rilanciando in un secondo momento lo scoop sull’offerta di Prigozhin ai servizi di Kiev. Non è chiaro quello che è successo e la provvisoria “censura” applicata all’intervista potrebbe riflettere anche dinamiche interne al quotidiano. Occorre comunque rilevare che l’’atteggiamento più cauto e pessimistico mostrato in questi mesi dal Washington Post nei confronti della leadership ucraina potrebbe aver irritato – e non poco – Volodymyr Zelensky.
Capire Prigozhin per capire il Cremlino
Infine, c’è un altro nodo da sciogliere che riguarda l’ubiquo Prigozhin. Leggere le mosse del comandante dei mercenari Wagner si sta rivelando un esercizio di enorme complessità per la maggior parte degli osservatori occidentali. Sta alimentando una rivolta contro Mosca? Screditare l’esercito regolare fa parte di una strategia per mantenere alta la fiducia del Cremlino verso i suoi soldati? L’ex “chef” di Putin ha manifestato tutta una serie di velleità, come dimostra la candidatura alla presidenza della Federazione russa, per la quale ha già commissionato un bizzarro sondaggio che lo posizionerebbe appena dietro Vladimir Putin.
È legittimo dunque cominciare a intravedere una “exit strategy” per il dopo Putin. Ma anche i proclami sulla penuria di munizioni si sono rivelati falsi. L’ultima dichiarazione rilasciata su Bakhmut è eloquente: “Non appena avremo preso la città, il compito delle Forze aviotrasportate (russe, ndr) o di altre unità sarà quello di mantenerla”. Insomma, dar prova a chi siede nelle stanze dei bottoni che lui il suo compito lo ha portato a termine, a differenza dell’armata mobilitata dal presidente russo per conquistare il Donbass entro marzo. Qualsiasi ipotesi avanzata sulle intenzioni di questi soggetti può risultare credibile. La verità, purtroppo, si cela nell’imperscrutabilità di queste lotte di potere interne, impossibili da verificare senza infiltrazioni.
FONTE:https://it.insideover.com/guerra/zelensky-prigozhin-trattativa-bakhmut.html
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