Torino, cartoline dal Salone. De Benoist irrompe nella fiera politicamente corretta
da BARBADILLO (Giorgio Ballario)
Storico intervento del filosofo francese, che dialoga con Sangiuliano e bacchetta l’Europa filo-ucraina
Forse rischio di apparire eccessivo se definisco “storica” la presenza di Alain de Benoist al salone del Libro di Torino, ma per certi versi, limitatamente alla kermesse libraria torinese, è stato proprio così. A tal punto che contravvengo una delle regole elementari del giornalismo, che imporrebbe di non scrivere mai un articolo in prima persona a meno di non essere un soggetto pubblico. Tuttavia la soddisfazione di un ex ragazzo cresciuto fin dagli anni Ottanta con i libri di AdB e con i suoi articoli pubblicati su Diorama Letterario, Elementi, Elements, Nouvelle Ecole, è tale da indurmi a fare un’eccezione.
In sé l’intervento del filosofo francese non è stato nulla di particolarmente originale, almeno per chi conosce il suo pensiero e le sue posizioni su svariati argomenti della cultura, del costume e della politica contemporanei. Però le parole di de Benoist sono risuonate come un’eresia sotto le volte del Lingotto, per decenni tempio laico della cultura di sinistra (più o meno impegnata, visto che negli ultimi tempi i guru sono stati Zerocalcare e Saviano). Un’eresia perché hanno toccato temi dei quali, da tempo, al Salone sembra proibito parlare: identità, patria, geopolitica, libertà, contrapposizione tra popoli ed élite sovranazionali, etnopluralismo. Tant’è vero che il giorno precedente al ministro della Famiglia Eugenia Roccella è stato fisicamente impedito di intervenire con un’azione che definire violenta e intimidatoria è un eufemismo. Protagoniste le frange estremiste di “Non una di meno” e “Extinction Rebellion”, la minoranza rumorosa tanto cara ai soliti noti dell’establishment culturale, che infatti si sono ben guardati dal condannare l’accaduto, a partire dal direttore del Salone Nicola Lagioia, per fortuna giunto alla sua ultima direzione.
Per questo motivo già il solo arrivo di Alain de Benoist al Lingotto è stato un fatto storico. Una presenza che si è protratta due giorni, infatti già sabato pomeriggio il filosofo aveva firmato le copie del suo libro sul sindacalista rivoluzionario francese Edouard Berth allo stand delle Edizioni Sindacali, sigla editoriale dell’UGL di Francesco Paolo Capone (foto sotto). Nei giorni precedenti alcuni giornali avevano provato a surriscaldare animi e atmosfera con articoli a metà strada fra la disinformazione e l’ignoranza, trasformando AdB – un signore di 79 anni che da almeno mezzo secolo rappresenta uno dei pensatori più importanti della Francia ed ha alle sue spalle decine e decine di pubblicazioni tradotte in tutto il mondo – in una specie di “valletto” di Putin. La trappola non ha funzionato, anche perché intellettuali importanti e non schierati con il centrodestra hanno subito disinnescato la polemica; perciò per ascoltare de Benoist si sono presentate all’Arena Piemonte centinaia di persone. Tra queste Elena Loewenthal e Giulio Biino, rispettivamente direttore e presidente del Circolo dei Lettori, uno degli enti che organizzano il Salone. Una partecipazione che dopo le intimidazioni censorie alla Roccella ha avuto un chiaro significato: al Salone del Libro dev’esserci posto per ogni opinione.
A rendere ancor più storico l’incontro con il filosofo francese è stato l’intervento in diretta video, da Roma, del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha rivelato di leggere i saggi di Alain de Benoist da quando aveva vent’anni e ha elogiato senza remore lo studioso parigino, sia pure ribadendo di non condividere le sue posizioni sulla guerra fra Russia e Ucraina. Una precisazione non molto inerente al tema della conferenza, ma a quanto pare quello di Sangiuliano doveva essere un chiaro messaggio a uso dei giornalisti presenti in sala, pronti a evidenziare le divergenze fra l’ospite e gli organizzatori dell’evento, cioè l’editore Francesco Giubilei, consulente del ministero della Cultura, e l’assessore regionale del Piemonte Maurizio Marrone, che peraltro in passato aveva espresso posizioni vicine alla minoranza filorussa del Donbass.
De Benoist non ha polemizzato, ma la sua ferma e precisa risposta («Non sono putiniano ma neanche zelenskyano, in questa triste vicenda l’Europa avrebbe dovuto svolgere un ruolo di mediazione per una trattativa di pace») ha scatenato l’applauso più lungo e convinto dell’intero incontro. E anche questo è stato un chiaro messaggio mandato dal pubblico ai politici del centrodestra che stavano ascoltando.
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