Italia, Proibito Parlare e Scrivere contro l’Aborto. Il Caso Adinolfi.
da STILUM CURIAE, RUBRICA PAPI E DINTORNI (Marco Tosatti)
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, dopo la censura violenta subita da Eugenia Roccella al Salone del Libro di sinistra di Torino opera di alcune famose appartenenti a quello che amiamo chiamare Anche una Sarebbe di Troppo, il caso di Mario Adinolfi, autore di un libro che non riesce a presentare, perché ogni volta i cosiddetti democratici e antifascisti glielo impediscono fisicamente. Un libro sull’aborto, di cui trovate la dedica e l’incipit qui sotto. E dopo alcune considerazioni di Mario Adinolfi stesso rilasciate a Il Giornale. Buona lettura.
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A tutti i bambini abortiti e alle loro addolorate madri
A noi che siamo in vita, ai genitori che l’hanno preservata
Affinché provasse a essere una vita felice
La vita di ciascuno di noi è iniziata il giorno del concepimento. Punto, è un elemento indiscutibile. Scientificamente, filosoficamente, biologicamente non si può trovare un altro momento certo in cui inizia quella storia straordinariamente unica che è quella di ciascuno di noi. Io sono nato il giorno in cui lo spermatozoo di mio padre ha fecondato l’ovulo di mia madre. Procedura piuttosto abusata, ripetuta nella storia umana circa centocinque miliardi di volte, tanti sono stati ad oggi gli esseri umani che hanno calcato la terra…
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C’è un “caso Roccella ”permanente in Italia che dura da cento giorni, da quando è cominciato cioè il tour di presentazione dell’ultimo libro di Mario Adinolfi “Contro l’aborto – con le 17 regole per vivere felici”. Ne sanno qualcosa la Digos e i carabinieri che devono accompagnare Adinolfi in ognuna delle sedi dove va a parlare della sua opera, spesso fronteggiando frange che fanno sembrare le trenta contestatrici della ministra Roccella delle mammolette. A Mestre ci sono voluti settanta agenti in tenuta antisommossa a tenere testa a quattrocento anarchici ed esponenti dei centri sociali, capitanati dal nipote di Massimo Cacciari, che volevano impedire ad Adinolfi anche solo l’accesso al Centro Culturale Candiani dove era in programma la presentazione. Stessa scena nelle Marche, a Jesi, mentre a Bologna le parole del sindaco Lepore contro la presenza di Adinolfi in città hanno convinto lo scrittore a rinunciare alla serata di presentazione.
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