La guerra in Ucraina tra attacchi in profondità e incursioni in Russia
da ANALISI DIFESA (Gianandrea Gaiani)
(aggiornato alle ora 16,00)
Le forze militari ucraine continuano a rimandare la tanto attesa (e annunciata) controffensiva, ora prevista per quest’estate, ma hanno lanciato una serie di attacchi con droni che ha colpito nelle ultime due settimane Mosca, Krasnodar e le regioni di confine russe.
Se i missili da crociera Storm Shadow inviati da Londra vengono impiegati dagli ucraini per colpire comandi e basi russe a Mariupol e Berdyansk (possibili obiettivi della controffensiva ucraina) le incursioni russe con droni e missili da crociera prendono di mira i depositi di armi e munizioni occidentali degli ucraini, le basi aeree e alcuni comandi strategici come la sede dei servizi segreti militari a Kiev.
L’artiglieria di Kiev ha colpito diverse località di confine nel territorio di Belgorod incluso il centro ferroviario di Shebekino utilizzato dalle linee logistiche russe che alimentano le truppe nel Donbass a supporto delle incursioni lungo il confine compiute di forze ucraine affiancate da miliziani russi dei movimenti neonazisti Corpo dei Volontari Russi e Legione per la libertà della Russia, alleati di Kiev tra i quali sembra confermata anche la presenza di volontari polacchi.
Le operazioni nella regione di Belgorod
Nelle scorse settimane Analisi Difesa non aveva escluso che la controffensiva ucraina potesse prendere di mira il territorio russo puntando a penetrare nella regione di Belgorad dall’oblast ucraino di Kharkiv. Quanto accaduto in questi giorni non si configura come un attacco in forze al territorio russo ma come incursioni di frontiera compiute con veicoli e mezzi corazzati tese a colpire gli insediamenti di confine e probabilmente ad assorbire un numero rilevante di truppe e mezzi di Mosca diversamente impiegabili nelle operazioni in corso nel Donbass.
Il governatore di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, ha denunciato il 31 maggio il numero più alto di attacchi mai riportato nella zona in 24 ore riferendo di decine di attacchi con colpi di mortaio e artiglieria dall’Ucraina. Gladkov ha riferito di 155 colpi d’artiglieria solo nel distretto di Shebekino. Le forze russe hanno reso noto di aver respinto tre tentativi di penetrazione da parte di due compagnie di fanteria motorizzata rinforzate da carri armati delle forze ucraine nel settore del villaggio di Novaya Tavolzhanka.
I militari russi hanno respinto tre attacchi con il supporto delle forze aeree che quel giorno hanno effettuato 11 missioni con un bilancio di “più di 30 terroristi ucraini uccisi sul territorio di confine, 4 veicoli corazzati da combattimento, un lanciarazzi multiplo Grad e un veicolo distrutti”.
Il 2 giugno gli scontri di confine hanno coinvolto anche il villaggio di Maslova Pristan, colpito da razzi Grad e ieri il governatore Gladkov ha reso noto che è stata respinta un’ennesima incursione dei sabotatori ucraini che tentavano di attraversare il fiume vicino a Novaya Tavolzhanka”. Gli attaccanti sarebbero stati individuati dalle guardie di frontiera (che in Russia dipendono dai servizi di sicurezza interna, l’FSB ex KGB) e poi “colpiti dall’artiglieria” e costretti a disperdersi e ritirarsi.
Lo stesso Gladkov ha però reso noto che unità di sabotaggio e ricognizione nemiche erano riuscite a entrare a Novaya Tavolzhanka, dovev erano in corso scontri. Il governatore ha chiesto ai residenti delle zone adiacenti al confine con l’Ucraina nel distretto di Shebekino di lasciare “provvisoriamente” le loro case e sfollare “per mettersi al sicuro”. Un invito già raccolto da 4mila persone che sono state trasferite in rifugi, all’interno della regione.
Gladkov si è detto inoltre pronto a incontrare i partigiani russi filo-ucraini che hanno chiesto un incontro proponendo lo “scambio di due prigionieri per pochi minuti di conversazione” ma poi, forse “consigliato” da Mosca, non si è presentato all’incontro. Di conseguenza i miliziani della Legione per la Libertà della Russia hanno annunciato che consegneranno all’Ucraina i soldati dell’esercito russo (probabilmente guardie di frontiera) catturati nella regione di Belgorod.
Per fronteggiare la minaccia sul territorio russo il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, ha offerto di inviare i suoi reparti del ministero dell’Interno (la “Forza Speciale Akhmat”) a combattere i sabotatori nella regione di Belgorod. Kadyrov sottolineato che per eliminare miliziani sul territorio russo senza danneggiare i civili e le infrastrutture, è necessaria non solo l’esperienza militare ma anche quella antiterrorismo ricordando che i combattenti ceceni hanno già “ripulito” la loro repubblica “dai banditi nelle foreste e nelle aree urbane”.
Anche il capo della compagnia militare privata (PMC) Wagner, Yevgeny Prigozhin, si è detto pronto ad intervenire nella regione di Belgorod con le sue truppe se i militari russi non avessero ristabilito “rapidamente” l’ordine, attaccando di nuovo il ministero della Difesa russo.
L’impatto militare delle operazioni in atto lungo il confine russo-ucraino resta quindi limitato ma quello psicologico e politico appare ben più rilevante. Certo gli ucraini hanno già colpito più volte il territorio russo con droni, missili, e sabotaggi ma è la prima volta che migliaia di cittadini russi residenti nel territorio della Federazione vengono costretti a sfollare dagli attacchi delle forze ucraine e dei loro alleati russi che in ogni caso operano in territorio ucraino e sono armati ed equipaggiati da Kiev.
Di carattere più simbolico e mediatico invece sono gli attacchi compiuti dai droni di fabbricazione ucraina (come i Mugin 5 Pro impiegati anche per attaccare obiettivi in Crimea alcuni dei quali “abbattuti” dai sistemi di disturbo elettronico C/UAS russi- nella foto sotto) che hanno colpito nei giorni scorsi senza provocare vittime tre edifici residenziali a Mosca e una raffineria a Krasnodar.
Il ministero della Difesa russo ha riferito di un attacco condotto da 8 droni di cui 5 sono stati abbattuti. Kiev ha come al solito negato ogni responsabilità di fronte alle accuse di terrorismo formulate dal Cremlino.ma l’impressione a Mosca è che gli ucraini puntino a provocare una dura rappresaglia russa con l’obiettivo di costringere la NATO a farsi coinvolgere maggiormente nel conflitto.
L’imbarazzo dell’Occidente
Anche se il governo ucraino non commenta e non fornisce dettagli circa le operazioni condotte in territorio russo, la paternità degli attacchi a Belgorod come altrove è evidente e resa manifesta dalle armi e dai veicoli che i russi hanno distrutto o catturato agli attaccanti.
Dopo le immagini mostrate dai russi dei veicoli statunitensi e polacchi e delle armi prodotte da nazioni della NATO strappate alle forze ucraine e filo-ucraine a Belgorod anche alcuni funzionari statunitensi sentiti anonimamente dal Washington Post, hanno confermato che tre dei quattro veicoli distrutti in territorio russo sono stati forniti a Kiev dagli Stati Uniti e uno dalla Polonia. I combattenti avevano inoltre fucili prodotti in Belgio e in Repubblica Ceca. Rivelazioni che mettono in imbarazzo USA e NATO (da tempo impegnati a sostenere che non incoraggiano azioni ucraine contro il territorio russo) e che, secondo il Washington Post, suscitano dubbi circa i controlli di Kiev sulle armi fornite dai paesi della NATO.
In realtà tale preoccupazione appare quanto meno tardiva non solo perché Analisi Difesa evidenziò già a inizio marzo del 2022 il rischio che anche a causa della dilagante corruzione che impera in Ucraina le armi fornite per la guerra contro i russi finissero per alimentare il traffico internazionale di armi ma anche perché negli ultimi 15 mesi allarmi del genere sono stati lanciata dai media statunitensi e prima dall’Interpol e dalle polizie di molte nazioni europee mentre armi occidentali fornite all’Ucraina sono state da tempo rivenute in diversi teatri bellici afro-asiatici e sono state segnalate in mano alla malavita in Finlandia e persino Messico.
Fornire armi automatiche, antiaeree e anticarro ai partigiani russi ha ovviamente un valore militare nel conflitto attuale ma in prospettiva l’ipotesi che gruppi armati di ispirazione dichiaratamente nazista dispongano di armi così distruttive deve preoccupare chiunque tema azioni terroristiche in Europa.
Non a caso il governo del Belgio ha reso noto ieri che chiederà a Kiev chiarimenti sull’impiego di armi di fabbricazione belga. Lo ha riportato il giornale Het Laatste Nieuws riferendo che i ministri della Difesa e degli Esteri Ludivine Dedonder e Haja Labib contatteranno quanto prima le autorità ucraine in quanto le armi fornite da Bruxelles “sono destinate alle forze armate ucraine per proteggere il loro territorio e la popolazione dall’invasione russa e non sono destinate a gruppi con interessi interni russi”.
Anche gli Stati Uniti continuano a prendere le distanze da ogni attacco in territorio russo mentre Londra ha invece espresso comprensione per le iniziative di Kiev. L’Ucraina ha ”il diritto legittimo di difendersi” e può ”usare la sua forza” oltre i confini ha detto nei giorni scorsi il ministro degli Esteri britannico James Cleverly sottolineando che colpire ”obiettivi militari legittimi oltreconfine” rientra nel diritto di autodifesa. Al tempo stesso il governo britannico ha però precisato che nessuna arma fornita agli ucraini è stata impiegata negli attacchi al territorio russo.
Missili contro il bunker del GUR a Kiev
Legato alle incursioni a Belgorod sarebbe invece il bombardamento effettuato con ogni probabilità con un missile dotato di penetratore che ha colpito il bunker sotto il quartier generale dei servizi segreti militari ucraini (GUR).
Un raid di cui ha accennato lo stesso Vladimir Putin e che secondo l’ex deputato del parlamento ucraino Oleg Tsarov (che Gian Micalessin aveva intervistato per Analisi Difesa dopo che aveva guidato il fallito blitz su Kiev il 24 febbraio 2022) non era stato colpito prima perché al suo interno venivano interrogati i prigionieri russi.
L’attacco missilistico al quartier generale del GUR costituirebbe una rappresaglia per il ruolo svolto dai servizi segreti militari ucraini nel pianificare gli attacchi nella regione di Belgorod e nell’arruolare, armare e addestrare i miliziani russi.
“Un attacco al bunker è stato richiesto per molto tempo perché lì erano stati pianificati tutti gli attacchi terroristici contro la Russia. L’edificio avrebbe dovuto essere uno degli obiettivi principali. Per quanto ne so, a Mosca si sono astenuti dagli attacchi perché il GUR teneva lì prigionieri di guerra russi, come se si nascondessero dietro di loro”, ha detto Tsarov (nella foto a lato) al canale Telegram russo di analisi militare Slavyangrad.
“Poiché l’attacco è comunque avvenuto si può presumere che sia stato scelto il momento in cui non c’erano prigionieri russi nell’edificio”.
In questo attacco, avvenuto il 29 maggio, potrebbero essere rimasti coinvolti anche numerosi ufficiali occidentali, per lo più britannici e statunitensi considerato che lo stesso giorno un aereo da evacuazione sanitaria americano ha effettuato un volo d’urgenza dalla base tedesca di Ramstein a quella polacca di Rzeszow (hub utilizzato dalla NATO per i flussi di armi, mezzi, munizioni e personale da e per l’Ucraina).
Un’evacuazione di personale occidentale che potrebbe anche avere avuto a che fare con il bombardamento missilistico attuato dai russi sulla base aerea di Starokostyantyniv che ospita i bombardieri Su-24M (nella foto sotto armati con due Storm Shadow) che tecnici e consiglieri militari britannici hanno equipaggiato con i missili da crociera Storm Shadow impiegati dagli ucraini per colpire comandi e basi russe dietro la linea del fronte.
Almeno 5 velivoli sarebbero andati distrutti sulla pista dell’aeroporto probabilmente compromettendo, almeno temporaneamente le capacità ucraine di impiegare tali missili considerato che gli ultimi attacchi contro le installazioni russe a Berdyansk, sul Mare d’Azov, sono state effettuate con i vecchi missili balistici a corto raggio OTR 21 Tochka U (Scarab B per la NATO).
Un aereo da trasporto polacco avrebbe invece raggiunto Chisinau, in Moldova, dove sarebbero stati evacuati polacchi feriti o uccisi nell’attacco al porto di Odessa dove sono stati distrutti depositi di armi e munizioni e affondata quella che i russi consideravano l’ultima nave militare rimasta alla Marina Ucraina.
Si tratta della nave per operazioni anfibie (LST) Yuriy Olefirenko (nella foto sotto), del tipo Project 773 (Polnocny-C per la NATO), unità ex sovietica varata nel 1970 a Danzica (Polonia) e in servizio con la Marina Ucraina dal 1994 e in grado di trasportare 150 militari e 10 mezzi corazzati, colpita il 29 maggio da un ordigno di precisione lanciato da un velivolo delle Forze Aerospaziali Russe, incendiatasi e poi affondata nel porto di Odessa.
“Il 29 maggio, un attacco ad alta precisione dell’aeronautica russa su un sito di ancoraggio di navi nel porto di Odessa ha distrutto l’ultima nave da guerra della Marina Ucraina, la ‘Yuri Olefirenko’”, ha riferito il 31 maggio il briefing quotidiano del ministero della Difesa russo. Un portavoce della Marina Ucraina si è rifiutato di commentare la notizia. Resta peraltro impossibile verificare attraverso fonti neutrali quasi tutte le informazioni riportate dai belligeranti.
I russi colpiscono in profondità basi, depositi e difese aeree
Da settimane ormai gli attacchi di missili e droni russi colpiscono in profondità il territorio ucraino conseguendo risultati rilevanti a giudicare dalle gigantesche esplosioni provocate in alcune aree e presso alcune basi aeree ucraine.
Negli ultimi giorni gran parte degli attacchi, oltre a prendere di mira i depositi di armi e munizioni, sembrano indirizzati a indebolire le difese aeree di Kiev, velivoli e batterie missilistiche antiaeree.
Ieri il ministero della Difesa russo ha annunciato che “questa notte le Forze Armate della Federazione Russa hanno lanciato un attacco di gruppo con armi di precisione a lungo raggio aviolanciate, contro obiettivi nemici negli aeroporti militari colpendo comandi, postazioni radar, attrezzature per l’aviazione e depositi di armi e munizioni. Lo scopo dell’attacco è stato raggiunto”.
Il portavoce dell’Aeronautica Ucraina, colonnello Yuriy Ignat, ha ammesso che missili russi hanno colpito l’aeroporto alla periferia orientale di Kropivnitsky, nella regione centrale di Kirovohrad.
L’indebolimento delle difese aeree ucraine costituisce un elemento di debolezza in grado di influire (come ha ammesso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella recente intervista al Wall Street Journal in cui ha chiesto aerei da combattimento e nuove batterie di missili Patriot ) sulle possibilità ucraine di condurre una controffensiva su vasta scala, al pari della sistematica distruzione di molti grandi depositi di armi e munizioni occidentali. Un successo dovuto all’intelligence ma anche all’esaurimento dei missili antiaerei di origine russo/sovietica (che rappresentavano l’85 per cento di quelli a disposizione di Kiev) e con un numero limitato di armi occidentali a disposizione.
Uno scenario peraltro già previsto dal Pentagono almeno secondo i documenti riservati resi pubblici in rete nei mesi scorsi in cui si indicava che in maggio sarebbero finite le scorte di missili terra-aria di tipo sovietico.
I russi sembrano aver sfruttato al meglio questo vantaggio anche per individuare e colpire le batterie di missili Patriot statunitensi dopo aver colpito in passato anche quelle di NASAMS fornite dagli USA e di Iris -T dalla Germania che vengono ora sostituite con nuove batterie e sistemi radar.
Dopo aver colpito a metà maggio una batteria di Patriot (nella foto sotto) nei dintorni di Kiev, pare assodato anche da fonti ucraine che una seconda (o la stessa colpita due settimane prima) sia stata centrata a fine mese sempre da missili ipersonici Kinzhal presso la base aerea di Zhuliany, a ovest della capitale.
Come per l’attacco del 15 maggio gli ucraini non rivelano i danni subiti ma la stretta imposta alla diffusione di informazioni e video postati da militari e blogger sembra confermare le difficoltà della difesa aerea ucraina nonostante i proclami quotidiani in cui si annuncia regolarmente la distruzione di oltre il 90 per cento dei missili e dei droni russi. Alcuni di questi ordigni, soprattutto droni e i vecchi e imprecisi missili da crociera Kh-22, vengono impiegati come esche per consentire ai russi di individuare le batterie antiaeree da attaccare.
Fonti turche riprese da canali Telegram militari hanno reso noto che gli alleati occidentali stanno cercando non solo di acquisire sul mercato aerei Mig e Sukhoi con cui rifornire l’Aeronautica Ucraina ma cercano anche di reclutare piloti sudanesi, egiziani, afghani, libici e angolani già addestrati a impiegare questo tipo di velivoli e gli elicotteri russi Mil.
I fronti caldi
Nonostante non vi siano sviluppi di particolare rilievo in atto, lungo tutta la linea del fronte si registrano vivaci scontri a fuoco.
Nel settore di Kupyansk (regione di Lugansk) nei giorni scorsi i russi hanno ripreso l’assalto alle linee ucraine a nord e nord-est della città dopo che il 15 maggio erano riusciti a oltrepassare il fiume Oskol. Gli scontri più intensi si sono concentrati a Sinkovka e Dvurechnaya dove i russi bersagliano dalle colline le postazioni ucraine nel centro abitato costringendo il comando ucraino a rafforzare le difese anche con reparti di volontari internazionali secondo fonti russe.
Più a sud, sul fronte di Donetsk, la situazione resta vivace dopo la sanguinosa battaglia di Bakhmut conclusasi dopo otto mesi con la vittoria di Mosca anche se il comando ucraino continua a sostenere di controllare postazioni nella periferia sud-occidentale della città. Valutazione espressa anche il 3 giugno dalla vice ministra della Difesa Anna Malayar ma confermata ieri inaspettatamente anche da Yevgeny Prigozhin, che nonostante abbia ritirato il grosso dei reparti della PMC Wagner da Bakhmut continua a criticare duramente il ministero della Difesa russo e le forze regolari.
Non vi sono riscontri del ritorno degli ucraini in città mentre è invece confermato il reiterato tentativo di forzare le difese russe a nord e sud della città. I russi hanno messo in campo rinforzi e conducono “pesanti battaglie difensive sui fianchi vicino ad Artyomovsk” (nome russo di Bakhmut) riferiscono blogger militari russi riferendo che gli attacchi sono condotti da piccole unità ucraine a livello compagnia meccanizzata.
Dal 24 maggio le unità della PMC Wagner sono state progressivamente avvicendate a Bakhmut dai reparti dei della Repubblica Popolare di Donetsk e da battaglioni della 31a Brigata Aviotrasportata russa prima schierata nel settore Svatove-Kreminna. I pesanti bombardamenti russi nelle retrovie del fronte di Bakhmut hanno indotto molti civili a lasciare le proprie case a Chasiv Yar.
Secondo Prigozhin la sanguinosa battaglia di Bakhmut è costata la vita in oltre 220 giorni a circa 50 mila militari ucraini (più 70 mila feriti) e a 20 mila contractors russi. “Il gruppo Wagner aveva 3,2 volte meno morti delle forze armate ucraine e circa due volte in meno dei feriti”, ha detto Prigozhin in un’intervista su Telegram. Il leader del gruppo Wagner ha spiegato che Kiev ha subito perdite maggiori perché aveva difficoltà a evacuare i militari feriti dalla città assediata. Inoltre, Prigozhin ha aggiunto che nel momento del massimo sforzo bellico Wagner ha schierato fino a 50 mila combattenti nel settore di Bakhmut mentre gli ucraini fino a 82 mila.
Russi all’assalto invece ad Avdiivka (da cui Analisi Difesa ha pubblicato un reportage di di Gian Micalessin) Marynka. In quest’ultima località sono arrivate le unità cecene della Forza Speciale Akhmat che negli ultimi giorni hanno strappato un paio di quartieri della cittadina alle forze ucraine (nelle mappe sopra e sotto) che difendono la seconda linea di difesa ucraina nella regione di Donetsk già da tempo sotto pressione.
Ieri lo stato maggiore di Kiev ha reso noto di aver respinto tutti gli attacchi russi nel Donbass. “Il nemico continua a concentrare i suoi sforzi principali nel tentativo di occupare completamente le regioni di Lugansk e Donetsk. Durante la giornata gli occupanti hanno effettuato 16 attacchi, ma tutti sono stati respinti da unità delle forze di difesa” si legge nel comunicato.
Questa notte il ministero della Difesa russo ha annunciato che le sue forze hanno sventato un vasto attacco ucraino nella provincia orientale di Donetsk, anche se non è chiaro se questo sia stato l’inizio della preannunciata controffensiva delle forze armate di Kiev.
Il ministero ha affermato che le sue forze hanno respinto un attacco ucraino “su larga scala” scatenato ieri in cinque punti nel sud di Donetsk, quindi con ogni probabilità nell’area di Ugledar (Vuhledar).
“L’obiettivo del nemico era quello di sfondare le nostre difese nel settore più vulnerabile, a suo avviso, del fronte”, ha detto il portavoce del ministero, generale Igor Konashenkov. “Il nemico non ha raggiunto i suoi scopi. Non ha avuto successo”, ha aggiunto il portavoce riferendo di perdite nemiche pari a 250 caduti e 16 carri armati, 3 veicoli da combattimento e 21 veicoli corazzati distrutti”. Nessuna fonte ucraina ha commentato la notizia e non è chiaro il motivo per cui i russi abbiano atteso circa 12 ore per rendere noto un attacco ucraino che ha preso il via il mattino del 4 giugno.
I blog militari russi del resto già ieri sera avevano riferito di una ricognizione in forze ucraina sul fronte di Zaporizhia (lo stesso in cui i russi si attendono un grande contrattacco nemico) da Malaya Tokmachka vicino a Orekhov. “Il distaccamento d’assalto ha condotto una sortita alle posizioni delle forze russe con il supporto di diversi veicoli corazzati. Secondo alcuni rapporti, le forze armate ucraine sono riuscite a sfondare, ma in seguito l’attacco è stato respinto e il controllo è stato ripristinato” scrive il blog Slavyangrad.
Il portavoce del raggruppamento orientale delle forze armate di Kiev, Serhiy Cherevatyi, non ha fornito informazioni in proposito limitandosi a definire “delirante” la versione russa secondo cui la controffensiva di Kiev nella regione di Donetsk sarebbe stata bloccata. “In realtà, quando inizierà, tutti lo sapranno”, ha detto Cherevatyi al Washington Post.
“Il nemico ci ha messo in una posizione difficile” ha ammesso oggi il capo dei separatisti filorussi a Donetsk, Alexander Khodakovsky, contraddicendo apparentemente le affermazioni di Mosca. Sempre nella tarda mattinata di oggi il ministero della Difesa russo ha reso noto che 425 militari ucraini sono stati uccisi mentre sono stati distrutti un semovente Pzh 2000 di fabbricazione tedesca, due obici e due depositi di munizioni dell’esercito di Kiev nella regione di Donetsk.
Nel pomeriggio di oggi i blogger russi riferiscono di limitati sfondamenti del fronte a ovest di Ugledar (vedi mappa qui sotto) nei pressi di Velikaya Novoselka che le forze russe stanno riassorbendo con ampio impiego di artiglieria e il supporto aereo che coprono il contrattacco dei reparti meccanizzati mentre contrattacchi ucraini vengono registrati anche nel settore di Bakhmut e Andiivka.
L’impressione è che Kiev cerchi di saggiare le capacità delle difese russe in cerca di un punto debole con ricognizioni in forze che si stanno rivelando costose in termini di uomini e mezzi perduti, oppure gli attacchi a Zaporizhia e Sud Donetsk sono un diversivo per coprire attacchi più vasti altrove. Non si può escludere inoltre che gli ucraini riscontrino difficoltà nello scatenare l’ormai più volte preannunciata controffensiva, inficiata probabilmente da diversi fattori.
Oltre alle carenze nella copertura e nella difesa aerea, vi sarebbe il limitato livello di addestramento delle reclute assegnate alle 9/12 brigate cui sono stati forniti i nuovi equipaggiamenti occidentali (nella foto qui a fianco un veicolo da combattimento ruotato 8×8 Stryker).
Aspetto già emerso dai documenti riservati statunitensi apparsi nei mesi scorsi su alcuni social che evidenziavano anche come tali brigate fossero sotto organico, composte in media da 2.500/3.000 militari e guidate da uno scarso numero di ufficiali veterani.
Inoltre anche i russi sembrano prepararsi ad affrontare un’estate calda sui fronti ucraini e secondo alcune fonti sono 280 i nuovi battlegroup costituiti con i 300 mila riservisti mobilitati nel settembre scorso.
Il 24 maggio il ministro della Difesa Sergey Shoigu ha riferito che dall’inizio dell’operazione militare speciale sono stati addestrati più di 120.000 specialisti.
“Più di 21.000 specialisti sono stati addestrati direttamente per i gruppi tattici e unità militari di nuova costituzione, tra cui 5.000 per l’impiego di armi ad alta tecnologia come il T-90M carri armati, veicoli da combattimento BMP-2M aggiornati allo standard Berezhok e BMP-3 oltre a vari sistemi di droni” ha detto il ministro ripreso dalla TASS.
Foto Ministero Difesa Ucraino, Ministero Difesa Russo, Milinfolive, RVVoenkory, ISW e Mash
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