Scacco al Re Putin! L’operazione militare di Kherson, perfetta, costringe Davos alla resa. O all’All in (si balla)
da MITTDOLCINO (mittdolcino)
I dettagli diciamo tecnici ci indicano la strategia seguita dall’Ucraina (con generali occidentali). Se è verissimo che la Russia non può perdere tale guerra, la vincerà certamente, è parimenti vero che sarà trascinata nel conflitto per molto tempo, se Putin e Medvedev non accettano una nuova Yalta (Yalta che sarà necessariamente senza gli alleati del North Stream, Francia e Germania). In alternativa, Putin cadrà?
Per la prima volta la Russia, alcuni giorni fa, ha sfidato l’Arabia Saudita, in cui i gangli di intelligence abbondano di competenza israeliana, dall’accordo di pace trumpiano arabo-israeliano prima di essere disarcionato con la forza.
Il petrolio è infatti la materia prima più strategica, oggi, per abbattere Davos (via inflazione, ovvero tassi di interesse elevati, ndr). La Russia si è schierata con Davos, di fatto, via Opec, per evitare l’abbattimento. Nemmeno una settimana ed abbiamo il Kherson Dam Bang, un caso. Forse.
Ma sono i dettagli a lasciare interdetti, sull’operazione, siamo davvero al piano 4D: la diga fatta saltare fa parte di una cascata di dighe, quella fatta saltare è l’ultima. Tutte le paratie delle dighe sopra sono aperte, da tempo. Ovvero, basterebbe chiudere una paratia di una diga e si blocca l’allagamento.
Le paratie restano infatti tutte aperte. Penso abbiate capito.
Dunque, senz’acqua si ferma Zaporizha, la centrale nucleare più grande d’Europa, questione di poco. Ovvero l’Ucraina resterà senza energia.
Tradotto: l’energia l’Ucraina la produrrà attingendo al gas russo che transita per il suo territorio dalla Russia, pipeline Brotherhood. Tale gas va di fatto in centro EU: da questo inverno in molti dovranno litigare per il gas residuale, dopo il prelevamento ucraino, litigare con il primo consumatore intendo, la Germania.
Ecco che diventa chiaro il piano militar-economico.
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Sotto Kherson, il fiume Dniepr è più alto sul lato destro, ovvero è asciutto. Là le armi occidentali sono state piazzate, in attesa. Nessuna controffensiva Ucraina, tutte balle a cui i fessi italiani hanno contribuito, via media, credendoci; anzi le armi restano in attesa.
Il lato sinistro del Dniepr, verso la Russia, è invece più basso, dunque è allagato.
Sappiate che in mezzo metro di acqua nessun carro armato avanza, nessuno.
Dunque Putin se vuole reagire deve partire da nord ovest. O dalla Bielorussia, il paese che fu del primo ministro israeliano Begin. Quello dell’accordo di Camp David, che ritorna, sullo sfondo (…).
Parimenti sembrerebbe quasi che i bombardamenti occidentali, relativamente pochi, abbiano puntato a snodi orografici per allagare il più possibile la zona allagata. Senza dubbio una operazione militare con i fiocchi.
Ora Putin, a letto con gli interessi del gas, come tutta la cricca di San Pietroburgo, non sa più come difendere i suoi partners EU. Dico suoi perché molti in Russia vorrebbero staccarsi dall’asse Franco-tedesco, ossia da Davos, rinegoziando l’arma del gas verso alvei differenti (…). Soprattutto la branca moscovita del potere russo, non ricattata dagli affari del gas trattati direttamente con Angela Merkel ed i suoi emissari (Schroeder), vorrebbe un cambiamento.
Ora Putin è sotto scacco: se non reagisce l’EU muore ed i suoi referenti rischiano l’impiccagione, post COVID. Dunque reagirà.
Ma come?
Solo coinvolgendo la Bielorussia, ma là nessuno vuole combattere sul campo per Mosca, dunque resterebbe solo l’opzione nucleare, auguri.
In realtà oltre ad un attacco russo da terra, da nord (vicino alla Polonia, detto tutto) ci sarebbe il fattore aereo: auguri ai russi, visto che – al di fuori degli aerei NATO – in Ucraina ci sono migliaia di Stinger….
Siamo dunque all’All In.
O Putin si muove militarmente, facendosi molto male, o l’asse Franco-tedesco in EU muore. Ovvero morirà l’Euro. Poi nei prossimi 5 o 6 anni la Germania tornerà ad avere gas russo, forse.
Ma nel mentre?
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In realtà le conseguenze di quanto sopra coinvolgeranno anche l’Italia, ma non come voleva Davos.
Parigi soprattutto, che era d’accordo via Davos per fare il take over sull’Italia, rilevabile fattualmente dal sito strategic intelligence del WEF, deve fare di tutto per ingerire sulla Penisola.
Era tutto pronto, con il Trattato del Quirinale da attivare, per scendere in Italia. E pure coi basisti in loco, Roma e Milano. La reazione più probabile sarà un tentativo di destabilizzazione italica; comunque non penso che i piani cambieranno: peccato che tale deriva è ad oggi impossibile con l’americana Elly Schlein nel PD (e D’Alema terminato, come Berlusconi, ndr).
Resta la Lega e soprattutto Renzi, il clintoniano, assolutamente da neutralizzare politicamente, forse ci siamo.
Prossimo passo la Libya, da risanare e concedere in gestione all’Italia, ecco dove si verrà coinvolti. Italia che agirà di concerto con Egitto ed Israele, forse gli incidenti italiani del Mossad ora si comprendono meglio. Asse di Camp David insomma, che ritorna.
Attendiamo dunque di capire come l’asse Parigi-Berlino-San Pietroburgo, ovvero di Davos, si muoverà. Convinti che Mosca, che non è San Pietroburgo, alla fine avrà in mano le redini della ricostruzione. E pure i cocci di una guerra in EU che ha come unico fine quello di fare l’interesse di un manipolo di miliardari per lo più esoteristi, sempre i soliti per altro.
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