“Google ci ruba l’acqua”: in Uruguay esplodono le proteste contro la multinazionale
da L’INDIPENDENTE (Gloria Ferrari)
A Montevideo, capitale dell’Uruguay, centinaia di persone hanno marciato per le strade facendo rumore con bottiglie di acqua vuote. Gli ‘strumenti’ utilizzati durante l’occupazione non sono stati scelti a caso: la rabbia dei cittadini è infatti esplosa dopo l’annuncio della costruzione di un centro dati di Google nel dipartimento di Canelones, che utilizzerebbe 7,6 milioni di litri di acqua al giorno per raffreddare i suoi server, proprio mentre il Paese sta soffrendo la più grave siccità degli ultimi 70 anni. “Questo è saccheggio”, si legge sui muri della città. Secondo il Ministero dell’Ambiente, l’acqua che verrebbe riservata alla multinazionale, prelevata direttamente dal sistema pubblico di acqua potabile, basterebbe a soddisfare i consumi di circa 55mila civili.
A detta dei critici, tra cui Daniel Pena, ricercatore presso l’Università di Montevideo, tale concessione proverebbe ancora una volta l’intenzione del Governo di dare priorità alle multinazionali e all’agribusiness, a scapito dei propri cittadini. Tant’è che «solo una piccola parte dell’acqua in Uruguay viene utilizzata per il consumo umano. La maggior parte viene utilizzata per le grandi industrie, tra cui quelle che producono soia e riso».
Però per il Ministero dell’Industria non è ancora tempo di protestare, visto che le cifre sui consumi riportate non sono aggiornate: la società starebbe rivedendo i suoi piani con l’intenzione di costruire un centro di dimensioni inferiori – a cui quindi servirà meno acqua.
La stessa Google, dopo aver sottolineato che la struttura – per cui la multinazionale ha acquistato 29 ettari di terreno – sarà utile a processare le richieste di servizi come YouTube e Gmail per tutti gli utenti del mondo, ha dichiarato che “il progetto è ancora in fase esplorativa e il team tecnico di Google sta lavorando attivamente con il supporto delle autorità nazionali e locali. Prevediamo che i numeri preliminari (come il consumo di acqua previsto) subiranno aggiustamenti”.
Il problema è che, al momento, l’Uruguay non potrebbe permettersi di destinarne altrove neppure una goccia. Paso Severino, la principale fonte di acqua dolce del Paese, con una capacità di 67 milioni di metri cubi, la scorsa domenica ha raggiunto il minimo storico di un milione di metri cubi. A causa di livelli di precipitazioni estremamente bassi e temperature fuori controllo, fiumi e bacini idrici sono praticamente a secco.
Tant’è che per compensare la fornitura, le autorità hanno iniziato a prelevare l’acqua dalla foce del Rio de la Plata, che presenta un’elevata salinità per via della mescolanza con il mare. Perciò risulta praticamente imbevibile, tanto da costringere l’Amministrazione di Montevideo a dichiarare l’emergenza idrica. Questa prevede l’abolizione delle tasse sull’acqua in bottiglia e la distribuzione di due litri di acqua gratuita al giorno a più di 20mila famiglie in difficoltà economiche o vulnerabili. Il Presidente Luis Lacalle Pou ha inoltre promesso di provare a correre ai ripari costruendo, entro i prossimi 30 giorni, un nuovo serbatoio in grado di raccogliere e immagazzinare la (poca) acqua piovana.
Intanto il Governo ha stabilito da una parte di raddoppiare i livelli consentiti di cloruro di sodio nell’acqua del rubinetto, per renderla bevibile, e dall’altra ha consigliato alle donne in gravidanza e alle persone ammalate di non berla, e ai genitori di non usarla per preparare pasti ai più piccoli. «L’acqua del rubinetto è praticamente imbevibile. Ma ci sono circa 500mila persone che non possono permettersi di acquistare acqua in bottiglia», ha affermato Carmen Sosa esponente della Commissione per la difesa dell’acqua e della vita.
Uno smacco per un Paese proprio nella sua Costituzione riconosce il diritto all’acqua, che lo Stato è quindi obbligato a proteggere e garantire. Tuttavia è piuttosto difficile che questo sia rispettato distribuendo concessioni alle più grandi multinazionali del mondo. «Più dell’80% dell’acqua va all’industria e la siccità ha semplicemente mostrato i problemi del nostro modello economico. Non possiamo concentrare le risorse in poche mani», ha ribadito Sosa. «L’acqua per il consumo umano deve venire prima del profitto».
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