Coscienza nera nel XXI secolo: per una “negritudine integrale”
di GEOPOLITIKA.RU (Sâa François Farafín Sandouno)
A metà del XX secolo, diverse correnti ideologiche hanno contribuito in modo decisivo al processo di decolonizzazione in Africa, creando nell’Uomo Nero e nella Donna Nera un sentimento di orgoglio oltre che il desiderio di tracciare il proprio destino. Una di queste correnti era la Negritudine.
La Negritudine: corrente dell’orgoglio Nero
La Negritudine è un movimento filosofico-poetico-culturale, con una certa vena politica, sviluppato negli anni ’30 dagli intellettuali Aimé Césaire (della Martinica), Léon-Gontran Damas (Guyanese-Martinicano), Jacques Bemananjara (del Madagascar), le sorelle Paule Nardale e Jeanne Nardal (della Martinica), Birago Diop (del Senegal), René Depestre (di Haiti), Guy Tirolien (della Guadalupa) e Léopold Sedar Senghor (del Senegal). La Negritudine nasce come concetto di opposizione agli stereotipi coloniali ed eurocentrici sulle popolazioni Negro-africane e di esaltazione dell’orgoglio e dell’identitarismo Nero. La Negritudine è la negazione della negazione dell’Uomo Nero. Questa Negritudine dai caratteri fortemente anticolonialisti influenzò il processo di liberazione territoriale dell’Africa negli anni ’50/’60.
Le diverse categorie della Negritudine
Tuttavia, è importante sottolineare che la Negritudine è un albero che ha rami. Se è vero che il principio e il carattere dell’orgoglio Nero è il corpus centrale della Negritudine, quest’ultima aveva anche delle categorie che si suddividono in:
-Negritudine marxista: questa era la linea del compianto e brillante intellettuale Aimé Césaire. Quest’ultimo, che faceva parte, tra gli altri, del Partito comunista francese, difendeva una Negritudine allineata al marxismo. All’epoca il comunismo attirava tutti coloro che erano oppressi dal colonialismo, perché il comunismo difendeva l’internazionalismo proletario, la solidarietà, l’anticolonialismo. Ma come ho spiegato in uno dei miei articoli sul nostro sito Nofi Media intitolato “La necessité d’un nouveau paradigme de renaissance africaine”, il comunismo nella sua accezione esogena appare come un modello limitato per le realtà negro-africane, che sono, come diceva il Presidente della Tanzania , Julius Nyerere, ”società comunitarie e non comuniste”. Questa categoria di Negritudine può essere benefica se tiene conto del fatto che l’Africa non nega la religione e se prende in considerazione che l’Africa si oppone al materialismo così come al classismo. Tuttavia, il grande Aimé Césaire, che ha dato un enorme e non trascurabile contributo alla Negritudine, ha poi capito che il comunismo esogeno non era la strada da percorrere. Aimé Césaire ha difeso pienamente l’identitarismo Nero, ma si è trovato di fronte a marxisti caucasoidi che pensavano che esisteva un problema di classe e non di razza. Aimé Césaire aveva quindi lasciato il Partito Comunista Francese e dichiarava nella sua lettera di dimissioni “Credo che i Neri siano pieni di energia, di passione che non mancano né di vigore né di immaginazione, ma queste forze non possono che appassire in organizzazioni che non sono loro, fatte per loro, fatte da loro e adattate a scopi che solo loro possono determinare”.
-Negritudine socialista: è stata difesa dal brillante poeta Léon-Gontran Damas, grande difensore della Negritudine e socialista convinto. Tra l’altro è stato deputato in Guyana e si sedette all’Assemblea nazionale francese sulla panchina della SFIO socialista (sezione francese dell’Internazionale dei lavoratori).
-Negritudine occidentalista: è stata difesa da Léopold Sedar Senghor, primo presidente del Senegal, che ha condotto una politica filofrancese e filooccidentale, rendendosi responsabile della co-costruzione del sistema Françafrique in Africa (neocolonialismo francese) e pioniere del globalismo intellettuale sul nostro Continente. La figura di Senghor è abbastanza paradossale: da una parte un Senghor che vanta orgoglio Nero e allo stesso tempo un Senghor politico che è in contrasto con ciò che ha difeso intellettualmente (prima di diventare presidente). Questo Senghor innamorato dell’Occidente è arrivato ad affermare “L’emozione è negra, la ragione è ellenica” e fu un grande oppositore di Cheikh Anta Diop (il più grande intellettuale Africano che ha ricostruito la storia Africana liberata dagli stereotipi eurocentrici).
Per una “Negritudine Integrale”
In questo XXI secolo, dobbiamo rivitalizzare la Negritudine. Ma dovrà essere una Negritudine radicalmente allineata con l’Africanità e non attaccata a -ismi esterni. Non dovrà essere adattata al comunismo/marxismo, al socialismo, all’occidentalismo, tanto meno al liberalismo. La Nuova Negritudine, che chiamo Negritudine Integrale, dovrà rompere con il logos del pensiero esogeno (erede dell’Illuminismo) e con tutto ciò che è lontano dalla nostra Africanità. Dovrà essere una Negritudine che integrerà nel suo cogito i nostri plurimillenari valori africani, il nostro modo di pensare, affinché nasca un Uomo Nero Nuovo. Non sarà una Negritudine centrata su un passatismo deleterio, che mistificherà o ricostruirà il passato in chiave moderna, ma sarà una Negritudine che si baserà su 5 assi fondamentali:
-Identitarismo Nero: secondo quanto insegnato dai padri della Negritudine, l’orgoglio per l’Identità Nera verrà prima di tutto;
-Etno-familismo: in Africa il concetto di famiglia è molto importante ei gruppi etnici sono importanti. La Nuova Negritudine (Negritudine Integrale) integrerà quello che chiamo ”etno-familismo”, dovrà valorizzare le diverse famiglie etniche presenti nel Continente, le loro particolarità, adattandosi alle specificità di ciascuna di loro. Ma attenzione! L’etno-familismo deve refutare categoricamente la supremazia tribale o l’etno-centrismo. L’Africa ha famiglie diverse con le loro specificità, le loro lingue, le loro tradizioni e la loro cultura, ma noi siamo, come insegnava il dottor Cheikh Anta Diop, tutti uniti da una comune matrice civilizzazionale Africana. Etnofamilismo deve fare rima con Panafricanismo. Il Panafricanismo vuole l’unità delle diverse forme di africanità. Non vuole l’uniformità, ma l’unità. L’etno-familismo sarà quindi un asse importante della Negritudine Integrale.
-Supernazionalismo: gli attuali stati-nazione Africani creati alla conferenza di Berlino non sono in armonia con l’etno-familismo (pilastro del Panafricanismo). Bisognerà quindi passare dal micronazionalismo al concetto di supernazionalismo, basato sulla teoria dei grandi spazi civilizzazionali nel mondo. Un Impero Africano accentuerà il sentimento di Negritudine.
-Afrocrazia[*]: perché sarà una Negritudine continentalista, ruoterà attorno al concetto di potere africano riconquistato in Africa (il cuore della Terra) nell’era del mondo multipolare emergente. L’Afrocrazia è un asse importante della Negritudine Integrale, che consentirà a quest’ultima di non vedere il socialismo, il marxismo, il leninismo, lo stalinismo, il maoismo, l’occidentalismo, il liberalismo, la socialdemocrazia come barometri.
-Rivoluzionarismo: Rivoluzione significa andare indietro (dalla parola revolutio) e quindi la Negritudine Integrale dovrà condurre l’Uomo Nero e la Donna Nera al ritorno della loro ontologia civilizzazionale, attraverso il principio africano chiamato ”sankofa”.
I Neri hanno bisogno di un pensiero inaugurale, che farà rivivere la nostra Civiltà. Abbiamo bisogno di Africani identitari, legati alle loro radici, uniti, autodeterminati, orgogliosi, eticamente virili, creativi, consapevoli del loro contributo alla Civiltà e consapevoli di essere le guide più antiche di questa Umanità, e che hanno quindi oggi un ruolo epocale oltre che una responsabilità civilizzazionale.
Testo scritto da Farafin Sandouno
*LA NÉCESSITÉ D’UN NOUVEAU PARADIGME DE RENAISSANCE AFRICAINE (Farafin Sandouno / Nofi Media)
Fonte: https://www.geopolitika.ru/it/article/coscienza-nera-nel-xxi-secolo-una-negritudine-integrale
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