Droni su Tel Aviv
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Enrico Tomaselli)
L’attacco di stanotte* (portato a termine usando un drone Samsad-3, per l’occasione ribattezzato Yaffa, che è il nome arabo della città su cui i sionisti hanno edificato Tel Aviv) è interessante per più di una ragione. Innanzitutto, ovviamente, perché essendo stato portato a termine dagli yemeniti di Ansarullah, sottolinea la loro crescente rilevanza, all’interno dell’Asse della Resistenza.
L’operazione, tra l’altro, ha messo in evidenza ancora una volta la permeabilità del sistema di difesa israeliano, il mitizzato Iron Dome. Infatti non solo il drone è arrivato a bersaglio, ma non è stato neanche rilevato, tant’è che non è suonato l’allarme.
Da quanto risulta, gli Stati Uniti avrebbero abbattuto nella notte un missile balistico e tre droni lanciati dallo Yemen. Non è chiaro se il quarto drone facesse parte dello stormo, e quindi sia sfuggito all’abbattimento, o se invece, come è stato detto, sarebbe arrivato a bersaglio attraverso una rotta diversa, dal mar Mediterraneo. Nel primo caso, significa che gli operatori delle basi statunitensi (presumibilmente in Iraq) o non si sono accorti del drone sfuggito, oppure non hanno ritenuto di avvertire la difesa israeliana…
Nel secondo caso, è assai probabile che l’attacco sia stato pensato con una manovra diversiva per distrarre le difese, mentre un altro drone andava a colpire.
Tutto ciò, comunque, non fa che confermare un quadro generale, che dista anni luce dalla narrazione propagandistica occidentale, e soprattutto israeliana, che sta costantemente ingannando proprio la popolazione ebraica. Come è stato dimostrato con la reazione iraniana all’attacco contro la sede diplomatica a Damasco (due aeroporti colpiti da missili ipersonici, nonostante Teheran avesse preavvertito dell’attacco, e nonostante le aviazioni di 4 paesi in volo per intercettare i vettori iraniani); come è stato dimostrato dal video di Hezbollah, con le riprese di numerosi obiettivi sensibili israeliani, anche in profondità, fatte da un UAV che non è stato nemmeno rilevato; come dimostra costantemente Hezbollah stessa, che colpisce quotidianamente obiettivi selezionati (impianti radar e di electronic warfare, caserme, sistemi antimissile, etc) nel nord dei territori occupati.
Come dimostra la stessa Resistenza palestinese, che dopo oltre otto mesi si dimostra perfettamente in grado di colpire le forze dell’IDF (che nasconde accuratamente il numero dei caduti e dei feriti) e lo fa ovunque nella Striscia di Gaza siano presenti unità israeliane.
Non per caso, Israele da mesi minaccia un’invasione del Libano, ma si guarda bene dal metterla in atto.
Non per caso, secondo il capo di stato maggiore dell’IDF, per sconfiggere Hamas saranno necessari cinque anni di guerra!
Non per caso, nonostante le forze della Resistenza irachena e yemenita colpiscano continuamente Haifa, l’aviazione israeliana si guarda bene dal colpire i due paesi.
Del resto, così come è finita in farsa la sceneggiata del pontile americano a Gaza, che avrebbe dovuto portare aiuti umanitari quando bastava far passare quelli dall’Egitto (pontile smantellato per le mareggiate, costo 260 milioni di dollari), stessa fine per le operazioni di protezione navale nel Mar Rosso (Aspides, dell’UE, e Prosperity Guardian a guida USA). Traffico marittimo quasi del tutto dirottato sulla rotta di circumnavigazione dell’Africa, costi di trasporto e assicurativi alle stelle, il porto di Haifa dichiara fallimento, il Canale di Suez registra perdite colossali…
Se si pensa che costa 6,5 milioni al giorno gestire un gruppo d’attacco di portaerei statunitensi ( in tempo di pace, quando non brucia missili da 2 milioni di dollari a dozzine), il che significa che il costo minimo per schierare l’Eisenhower nel Mar Rosso è stato di quasi 1,2 miliardi. Per nulla.
La crisi mediorientale, in cui l’occidente è in prima fila, e non dietro il paravento di un proxy come in Ucraina, mostra perfettamente come il suo potere di deterrenza sia ormai seppellito. Il drone che colpisce a 100 metri dall’ambasciata USA a Tel Aviv è solo l’ultimo reminder.
*articolo del 19/07/2024.
#TGP #Israele #Usa #Yemen
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