Censura: il governo francese vuole varare una legge che obbliga i browser a bloccare direttamente i siti
di SCENARIECONOMICI (Guido da Landriano)
Macron ha avuto un’ottima idea per censurare, anche se parte da presupposti positivi, almeno in apparenza. Con il pretesto, meritevole, di bloccare l’accesso ai minori alla pornografia oppure di eliminare i siti truffaldini, il Governo sta mettendo a punto una normativa restrittiva per l’accesso a Internet. Il progetto di legge si chiama SREN, e, nelle parole dirette del governo ha queste finalità:
Con questo disegno di legge, la Francia sta adottando una serie di misure concrete senza precedenti e audaci volte a rafforzare l’ordine pubblico nello spazio digitale. Risultato del lavoro interministeriale condotto dal sig. Jean-Noël BARROT, questo disegno di legge contiene una ventina di proposte volte in particolare a:
- consentire l’implementazione di un filtro di sicurezza informatica antifrode volto a proteggere i francesi dai tentativi di accesso fraudolento ai propri dati personali o bancari per scopi dolosi, che si sono moltiplicati negli ultimi anni;
- consentire un inasprimento delle pene per le persone condannate per cyberbullismo, fenomeno che si sta diffondendo sui social network;
- rafforzare il sistema volto a far rispettare i limiti di età online per l’accesso a siti pornografici e quindi proteggere meglio i nostri bambini;
- penalizzare i siti in caso di mancata rimozione di contenuti pedopornografici online;
- ripristinare l’equità commerciale nel mercato del cloud, attualmente concentrato nelle mani di una manciata di player;
- fornire nuove protezioni contro la disinformazione e l’interferenza straniera causate dalla diffusione di media soggetti a sanzioni internazionali;
- adattare la legislazione nazionale in modo che possano essere applicati due importanti regolamenti europei che la Francia aveva adottato durante la sua presidenza del Consiglio dell’Unione europea nel 2022: il regolamento sui servizi digitali (DSA) e il regolamento sui mercati digitali (DMA).
Il concetto di protezione contro la disinformazione è già di per se molto pesante, perché apre una discussione fra quella che è informazione di un’agenzia stampa e “Disinformazione”. Un confine molto sottile.
Però particolarmente aggressivo è il progetto di articolo 6 , che prevede di richiedere agli sviluppatori di browser Web di bloccare i siti Web su una lista nera fornita dal governo. Questo significa censurare in modo preventivo i siti internet.
Prendiamo il caso di quanto successo con l’informazione covid: molti siti che mettevano in guardia per gli effetti avversi, poi in buona parte rivelatisi reali, ma contrari alla comunicazione del governo. Cosa impedirebbe al governo stesso di giudicare tutto questo come comunicazione fraudolenta obbligando i browser a censurare tutto? Nulla.
Mozilla, molto attivo contro questa legislazione liberticida, ha posto in evidenza i seguenti punti estremamente critici che mettono in discussionela natura della rete e soprattutto:
- il principio di neutralità della rete, che garantisce che tutti i contenuti siano trattati allo stesso modo su Internet, senza discriminazioni o interferenze. Richiedendo ai browser di bloccare determinati siti Web, il governo francese si dà il potere di decidere quale contenuto sia legittimo o meno, senza passare attraverso un’autorità giudiziaria indipendente o rispettando il diritto a un ricorso effettivo.
- Lede la libertà di espressione e il diritto all’informazione degli utenti, che sono privati dell’accesso a varie fonti potenzialmente critiche. Il blocco del browser dei siti Web potrebbe avere un effetto agghiacciante sugli editori di contenuti, che potrebbero autocensurarsi per paura di essere inseriti nella lista nera dal governo. Potrebbe anche portare a errori o abusi, come il blocco di siti Web legittimi per errore o per motivi politici.
- Compromette la sicurezza e la privacy degli utenti che sono esposti a maggiori rischi di hacking, sorveglianza o censura. Il blocco del browser dei siti Web significa che i browser devono comunicare con il governo per ricevere l’elenco dei siti Web vietati, il che crea una potenziale scappatoia nella protezione dei dati personali. Implica inoltre che i browser debbano modificare il loro normale funzionamento, il che potrebbe influire sulle loro prestazioni, stabilità o compatibilità con gli standard web.
Quindi Macron, per l’ennesima volta, cerca di nascondere i propri disastri dietro la censura, in questo caso assistito dalla legislazione dell’Unione con il DMA e il DSA. Vedremo se le legislazioni nel parlamento francese saranno sufficientemente forti per contrastare la minaccia, altrimenti questa legislazione rischia di diventare un pericoloso modello per gli altri paesi europei.
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