Il vertice dei Brics. Editorale
di MARX21 (Marco Pondrelli)
Il recente vertice dei Brics ha messo un altro mattone sull’impalcatura del nuovo ordine mondiale. Da quando Jim O’Neil per primo parlo dei BRIC (allora il Sudafrica non ne faceva parte) molte cose sono cambiate. Il dirigente di Goldam Sachs prevedeva lo sviluppo di queste nazioni grazie al growth environment score, un indice che, considerando la demografia e la forza produttiva, individuava questi paesi come quelli che avrebbero avuto un grande sviluppo, sviluppo che non solo c’è stato ma che ha superato le previsione dell’analista.
Nell’ultimo incontro i Brics hanno deciso un’ulteriore espansione ad altri sei Paesi: Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Gli attuali Brics sono divenuti una cosa diversa da quella prefigurata da O’Neil. Non dobbiamo confondere questa organizzazione con il club dei nuovi o futuri ricchi, i Brics vogliono ridiscutere gli assetti mondiali. Sono uno strumento di grande rilevanza, perché oltre alla quota di PIL e di popolazione mondiale che rappresentano con i nuovi aderenti avranno una quota rilevante nell’industria petrolifera, grazie alla presenza di importanti Paesi dell’OPEC, centrali non solo nella produzione ma anche nella determinazione del prezzo del petrolio.
Siamo ben consapevoli che l’adesione ai Brics non significa accettazione del modello socialista, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita ne sono un chiaro esempio, non di meno come ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova: ‘i risultati sono brillanti. L’arma dell’isolamento da parte degli americani è stata sconfitta per sempre‘. Il mondo si sta trasformando con la nascita di un sistema multipolare, oggi ne vediamo i primi vagiti. I rapporti internazionali non saranno più all’insegna della fedeltà all’Impero americano ma della democratizzazione nel rapporto fra gli stati. Gli attuali organismi internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale o la Banca Mondiale, sono schiacciati sugli Stati Uniti a causa del meccanismo delle quote, gli USA esercitano un potere di controllo molto superiore al loro reale peso. Il FMI ha avuto un ruolo centrale nel condannare tanti Paesi alla povertà e al sottosviluppo, questo perché i piani di riaggiustamento strutturale non erano prodotti dal convincimento di qualche economista frustrato ma i portati dell’imperialismo americano. La Cina e i Brics rappresentano una strada alternativa, non è l’imperialismo cinese contro quello americano, è la cooperazione fra i popoli contro il Washington Consensus.
Non va sottovalutato il rapporto che la Cina ha instaurato con i sauditi, l’accordo siglato con l’Iran è stata solo la prima tappa. Quando Kissinger dopo la fine delle parità aurea andò in Arabia Saudita decretò la nascita del petrodollaro, dopo 50 anni possiamo dire che questo equilibrio è tramontato e anche in medio oriente il ruolo di Pechino sarà centrale, la questione palestinese potrà essere affrontata, e speriamo risolta, dentro questo nuovo contesto che vedrà la presenza di Washington sempre più ridotta ai margini.
Quando i nostri leader parlano di ‘comunità internazionale’ intendono l’Occidente se non addirittura la sola Nato; l’allargamento dei Brics unito al nuovo assetto mediorientale, unito alla nuova faccia che sta assumendo l’Africa, unito all’America Latina in trasformazione dimostrano che le cose stanno diversamente: la vera comunità internazionale non condanna e non sanziona la Russia e la vera comunità internazionale vuole avere rapporti commerciali, politici e culturali con la Cina.
Mentre il mondo si trasforma la politica italiana rimane allo stadio unipolare, è sconfortante notare come anche a sinistra spesso ci si rifugi in azzardate analisi su fantomatiche contrapposizioni interimperialistiche, quando non si arriva addirittura a rifiutare l’idea di mondo multipolare, semplicemente non si capisce quello che sta succedendo. Nessuno si è convinto che la Cina porterà il socialismo in Italia, più correttamente pensiamo che un sistema multipolare possa aprire nuovi spazi di manovra anche nel nostro Paese, così come alla base della svolta di Salerno ci fu la comprensione da parte di Togliatti e del gruppo dirigente comunista del fatto che una vittoria del nazismo o una sua sconfitta non sarebbe stata indifferente per le lotte dei lavoratori in Italia, oggi dobbiamo capire che la sconfitta degli Stati Uniti e del loro Impero unipolare può aprire spazi di agibilità politica. L’alternativa è continuare a lavorare per il re di Prussia.
Fonte: https://www.marx21.it/internazionale/mondo-multipolare/il-vertice-dei-brics-editorale/
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