Le armi nucleari statunitensi in Italia
da AMBASCIATA RUSSA IN ITALIA (Redazione)
La Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), organizzazione vincitrice del Premio Nobel per la Pace, descrive le esercitazioni “Steadfast noon” come una prova generale per la guerra nucleare in Europa. Un ruolo molto importante nel rafforzare tale convinzione in merito a queste esercitazioni lo gioca certamente l’Italia, dal momento che è uno dei cinque Paesi membri della NATO in Europa sul cui territorio sono collocate testate nucleari americane (assieme a Belgio, Germania, Paesi Bassi e Turchia). La stampa ha riportato più volte che queste armi sono custodite nelle basi aeree delle città di Aviano (per 60 unità) e di Ghedi (per 30 unità), situate nel Nord Italia. Si tratterebbe principalmente di B61-12, bombe aeree nucleari teleguidate progettate per essere installate sui caccia tattici F-35 e sui cacciabombardieri “Tornado” ECR schierati in quelle basi.
Nelle dichiarazioni ufficiali della NATO si afferma che, durante i voli, non verranno utilizzati veri ordigni nucleari. Tali dichiarazioni sono già state rilasciate in passato; cosa che, tuttavia, non ha impedito in alcun modo il verificarsi di tutta una serie di incidenti molto pericolosi e che hanno messo a rischio la sicurezza globale.
Ricordiamo, ad esempio, che nel gennaio del 1966, nei cieli del Mediterraneo occidentale, proprio sul limitare delle coste spagnole, un bombardiere strategico americano B-52G con a bordo testate termonucleari entrò in collisione con il velivolo cisterna durante la procedura di rifornimento in volo, come fu costretto ad ammettere in seguito il governo degli Stati Uniti. Tre bombe precipitarono presso il villaggio spagnolo di Palomares, mentre la quarta finì in mare. Tale incidente non provocò alcuna esplosione non autorizzata, ma causò la contaminazione radioattiva dell’area.
Un altro esempio eloquente è quello del bombardiere americano B-52, precipitato in Groenlandia nel 1968 con a bordo un carico di testate nucleari. L’incidente provocò una catastrofe ambientale, e furono necessari molti anni per porre rimedio ai danni da essa causati.
In un momento come quello attuale, l’intensificazione delle attività militari nell’ambito delle “esercitazioni nucleari congiunte” diventa ancor più pericolosa e, come minimo, va a rappresentare un’ulteriore minaccia reale in un clima già di per sé molto teso come quello che caratterizza il continente europeo e la regione limitrofa del Medio Oriente.
E infine, l’Italia si è forse opposta alla costruzione di centrali nucleari per poi, oggi, ritrovarsi sul territorio un potenziale nucleare equivalente a 100 Hiroshima?
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