La manovra del Governo: togliere ai poveri per dare alle banche. Editoriale
di MARX21 (Marco Pondrelli)
Mentre prosegue la mattanza israeliana a Gaza e mentre il mondo continua a danzare sull’orlo del baratro, il governo Meloni sta lavorando alla prossima manovra economica. Come sempre siamo costretti a ragionare su indiscrezioni, bozze e singole dichiarazioni perché documenti ufficiali ne stanno girando pochi.
Si possono, e si devono, fare molte critiche alla Meloni ma non quella di definirla priva di fiuto politico, Fratelli d’Italia è cresciuto perché ha saputo rassicurare i poteri forti, passando da posizioni neo-keynesiane ad una visione rigorista ed europeista, già durante il governo Draghi gli eredi del MSI avevano interpretato il ruolo d’opposizione di sua maestà, sempre attenti a non distrurbare il manovratore. Oggi il Governo, al di là delle naturali fibrillazioni interne, è l’erede dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Clara Mattei in un bel libro ha spiegato come l’ascesa del fascismo fu la vittoria dell’austerità, anche oggi la destra che si presenta come sociale e che spesso prende i voti nelle periferie più povere, in realtà rappresenta la continuità con le politiche neo-liberali ed europeiste. L’attacco all’Europa è sparito dai radar, così come la battaglia della Lega contro la legge Fornero, che secondo alcune indiscrezioni (solo in parte smentite) potrebbe essere peggiorata da questa manovra.
Assieme alla questione pensionistica ci sono tanti piccoli aumenti che colpiranno molti genere di consumo. La tanto sbandierata retorica sulla difesa della famiglia italiana, minacciata dalla sostituzione etnica dei migranti è solo un puerile tentativo di raccattare qualche consenso, perché la realtà è che le politiche di questo Governo impoveriscono la società e non aiutano chi decide di mettere al mondo un figlio. Se come sempre lo Stato italiano si presenta forte e prepotente con i deboli, si mostra altrettanto arrendevole e servizievole con i forti, difatti la tanto sbandierata norma sulla tassazione degli extraprofitti (per altro mai chiarita e spiegata nel dettaglio) è stata abbandonata. Nel momento in cui, come scriveva ‘il sole 24 ore’ del 27 ottobre,l’erogazione dei muti scende al 33% e la banche registrano profitti record il Governo decide con chi schierarsi.
In questo quadro desolante non solo l’Italia continuerà a finanziare la guerra in Ucraina ma da qui al 2032 sono previsti 11,6 miliardi di euro per la costruzione del Ponte sullo Stretto, un contentino da dare al padano Salvini di cui tanti siciliani faticano a vedere l’utilità, così come tanti ‘padani’.
La voce unica con cui il centro-destra risponde alla critiche è che i danni sono stati fatti dai governi precedenti, cosa in parte vera ma così come ‘due torti non fanno una ragione’ il fatto che il centro-sinistra abbia fatto in passato politiche sbagliate non giustifica gli errori delle destre. Il punto che chiunque coglie è che le decisioni non vengono più prese in Italia, il tanto sbandierato PNRR prevede importanti condizionalità in cambio dei soldi (che tra l’altro sono nostri, essendo l’Italia un contribuente netto dalla Ue). Nei rapporti fra Italia e Bruxelles c’è poi un altro macigno ed è quello della modifica del Patto di Stabilità, ci sentiremo ripetere fino allo sfinimento che il nostro debito è troppo alto e va ridotto e che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità, magari torneranno a spiegarci che quella che ci viene imposta è un’austerità progressiva, tagliamo la spesa sociale per crescere.
Mentre succede tutto questo sempre ‘il sole 24 ore’ informa che l’Agenzia per i servizi sanitari regionali fotografa una realtà preoccupante per la sanità italiana, sempre più divisa fra eccellenza e bassa qualità, la maggioranza trasversale che è nata per difendere l’autonomia differenziata ci porterà ad ampliare questa forbice e non solo in campo sanitario.
Purtroppo dobbiamo constatare che non ci sono le forze per una grande offensiva che chieda più welfare, salari più alti e piena occupazione, dovrebbe essere questo, assieme alla pace, il programma minimo di chi non si riconosce in questo governo e nella sua opposizione parlamentare. Vediamo nascere nuove forze politiche, ci chiediamo e chiediamo a queste forze cosa pensano di questi temi, se ci si candida all’europarlamento lo si fa per riformare la Ue (sull’esempio di Tsipras) o si è conviti che vada fatta una battaglia contro questa Europa e contro l’Euro. È una domanda a cui, dalla propria prospettiva, deve rispondere anche il sindacato, negli ultimi 30 anni i salari in Italia (unico paese europeo) sono calati, con essi si sono ristretti gli spazi democratici, cosa dice la CGIL di fronte a tutto questo? Dobbiamo tornare alla concertazione o rilanciare il conflitto?
Sono temi non più rinviabili, noi continuamo a ripetere che la battaglia per la pace deve unirsi a quella sociale, sono due facce della stessa medaglia se non si riparte dal conflitto si cade nel politicismo.
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