Obitorio Occidente. L’ultimo chiuda la porta.
da ERETICAMENTE (Roberto Pecchioli)
Ho perduto interesse per il futuro. L’età avanza, ma non è questa la ragione del rifiuto. Ho proclamato la mia secessione dal futuro pensando agli Ittiti. Al ginnasio studiai quel popolo del passato remoto, stanziato nel Mediterraneo Orientale, protagonista di una civiltà che scomparve alla fine dell’età del bronzo dopo secoli di splendore. Gli Ittiti siamo noi, popoli “occidentali” in via di estinzione senza che nessuno difenda la nostra biodiversità. Non siamo panda, che diamine.
Estinzione civile, ma innanzitutto biologica. Le civiltà sono mortali, scrisse Paul Valéry alla fine della prima guerra mondiale, tomba della gioventù europea e inizio della finis Europae. Non consola, ma è un fatto e ai fatti ci si deve inchinare. L’impero di ieri, la Gran Bretagna, uccide un altro bambino – la povera Indy viene dopo Alfie e altri – in quanto le cure sono costose. Morire, essere ucciso dal potere, sarebbe nel suo interesse. Sconcertante: la morte come interesse. Nulla di strano per una civilizzazione ridotta a partita doppia, profitti e perdite misurate in denaro. L’impero di oggi, gli Usa – anch’esso, deo gratias, in declino – propone il cambio di sesso fin da bambini, pensa di non indicare il “genere” nei documenti anagrafici dei nuovi nati (scaglieranno loro, come una marca di abbigliamento) e autorizza in Canada, la provincia settentrionale dove sperimenta l’ingegneria sociale, la morte assistita per malati, poveri, disabili, tossicodipendenti, depressi. I delitti della Rue Morgue- la via dell’obitorio- come nel racconto di Edgar Allan Poe.
La società dell’inclusione forzata è in realtà la non-società dello scarto. Vite di scarto, rifiuti umani da smaltire in fretta dopo secoli di lotta per la dignità e intangibilità della vita. Tacciono le chiese, ridotte a ripetitrici a basso volume (chi le ascolta?) delle tesi dominanti in Occidente. La vita non è più sacra. Che cosa lo è, tranne il Mercato e il Profitto?
I nuovi Ittiti si stanno estinguendo volontariamente, gioiosamente, convinti che sia nel loro interesse, senza neppure la giustificazione degli antichi, travolti economicamente e invasi dal mare. Noi, semplicemente, spegniamo la candela, dimenticando ieri e negando domani, paghi di oggi. Siamo addirittura soddisfatti: stiamo stabilendo per legge il diritto di morire, speculare a quello di non nascere. Chiudiamo un lunghissimo libro di storia per sovraccarico di “diritti” relativi a questioni situate al di sotto della zona inguinale.
La denatalità è giunta a un livello da cui sarà ben difficile risalire, se i modelli matematici non ingannano e se, soprattutto, non ritroveremo il senso della vita. La stampa serva del potere ha smesso di commentare le drammatiche risultanze demografiche diramate dall’Istat. Nessuno ci deve pensare, la nave deve correre gaia al naufragio tra musiche, “ricchi premi e cotillons”, come al veglione di fine anno. Sempre allegri bisogna stare, perché il nostro piangere fa male al re, cantava Dario Fo in Mistero buffo.
Silenzio di morte sulla nostra estinzione, come all’obitorio. Lì almeno si sente il pianto di chi resta e qualche preghiera sussurrata. Qui si balla come sul Titanic. L’iceberg è pronto all’impatto. A che pro agitarsi e soffrire, se i contemporanei sono indifferenti? Servirebbe una nuvoletta per osservare lo spettacolo della nostra fine spacciato per progresso. Sempre nel nostro interesse. Forse le balene che vanno a spiaggiarsi inspiegabilmente sulla costa lo fanno nell’interesse della civiltà cetacea.
Un sondaggio del quotidiano illuminato per eccellenza, La Repubblica, organo della gente che piace e si piace, ha pubblicato un sondaggio desolante. Realizzato tra tremilacinquecento ragazzi e ragazze tra i quattordici e i ventiquattro anni, ha rilevato che solo uno su dieci crede nella visione “ tradizionale” (naturale non si può proprio dire) della famiglia. Solo uno su tre afferma di volere figli. Quasi la metà degli intervistati dichiara di provare agitazione o paura all’idea di avere un bambino. Loro sono spacciati, noi siamo colpevoli; l’iceberg e il Titanic si sono scontrati. Finisce una civiltà e il suicidio riceve applausi. Riprodursi è fastidioso; i valori naturali sono superati. E’ la società contro natura imposta dalle élites occidentali che segano l’albero su cui stanno comodamente sedute.
Non ci vorrà molto per sperimentare gli effetti finali. L’agenda parla di 2030, un tempo vicino per cui, da ultimo ittita, non ho interesse. Per ora, possiamo osservare con sgomento gli esiti dell’esperimento sviluppato in corpore vili sulla martoriata Argentina. La nazione australe, abitata da discendenti di europei, è diventata poverissima – quattro cittadini su dieci in povertà assoluta e la denutrizione che aggredisce bambini e anziani – e vive di corruzione e di assistenza. Decine di baraccopoli circondano le città e hanno il nome collettivo di Villa Miseria. Anziché cercare di migliorare la condizione dei cittadini, il governo è in prima fila nella disumana Agenda 2030 e vanta i successi contro la vita in documenti ufficiali. Triste tango della Recoleta, il cimitero di Buenos Aires.
Dopo aver finanziato una campagna a favore della chiusura delle tube delle adolescenti e della vasectomia per i ragazzi, il Ministero della Salute (la neolingua del mondo invertito) si vanta di aver “evitato” circa duecentocinquantamila nascite all’anno, grazie all’applicazione rigorosa dell’Agenda 2030. In un incontro con Amnesty International e la maggiore organizzazione antinatalista mondiale, la miliardaria Planet Parenthood, il ministro Carla Vizzotti (ministra non lo scriverò neppure sotto tortura) ha citato con soddisfazione una delle poche fiorenti industrie argentine, quella del misoprostolo, un farmaco per le ulcere gastriche usato per indurre aborti spontanei. L’industria pubblica argentina produrrà mifespristone, uno steroide sintetico utilizzato per l’aborto chimico nei primi due mesi di gravidanza, con l’obiettivo di esportarlo.
Un beneficio per il PIL, tenuto conto dell’inflazione al 140 per cento annuo, del rifiuto di accettare la moneta nazionale anche nella transazioni quotidiane e del fatto che un nuovo mestiere è il “cartonero”, il raccoglitore di rifiuti cartacei rivenduti a bande mafiose. La priorità del governo del partito giustizialista (sempre il mondo al contrario) è la denatalità.
La soluzione per i poveri è abbatterne il numero evitando che nascano. La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato una sconcertante “Guida alla contraccezione immediata post-evento ostetrico”, ovvero il posizionamento di contraccettivi a lunga durata dopo un aborto o un parto. Il documento è stato preparato con la collaborazione dell’UNFPA, il fondo delle Nazioni Unite per la popolazione. O dello spopolamento. “Sono rispettate le linee guida linguistiche inclusive stabilite dal Ministero delle Donne, del Genere e della Diversità nel 2020”. Il bollino di conformità. Il testo è così inclusivo che i bambini sono chiamati in tre modi diversi , “ninos”, al maschile, ninas, al femminile e “nines”, neutro inesistente. Le donne sono definite PCG, “persone con capacità di concepimento”, il che dovrebbe includere gli uomini fertili, ma sono dettagli di nessun conto. La campagna è “un’occasione d’oro per garantire che le PCG non si riproducano più, almeno per molto tempo. Gli impianti sottocutanei hanno una durata tra i tre e cinque anni e non richiedono alcuna azione da parte dell’utente dopo l’inserimento, il che significa che l’utente non può alterare l’efficacia del metodo”. Non sia mai che le “utenti” ci ripensino e vogliano dei figli.
Agli operatori sanitari è intimato di “separare le loro convinzioni e valori da quelli dei pazienti e di concentrarsi sui loro bisogni”. Ossia, collaborare alle politiche antinataliste. La guida assicura che “l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato l’Agenda 2030 che include l’obiettivo specifico di garantire l’accesso universale ai servizi di salute sessuale e riproduttiva”. E’ ammesso senza mezzi termini l’obiettivo di sterilizzare le donne che si recano a partorire o abortire. La promozione malthusiana non si ferma davanti all’età. La Guida ricorda che “le ragazze e i ragazzi (???) fino a 13 anni possono fornire il loro consenso con l’assistenza dei genitori per il posizionamento di una spirale o di un impianto . Gli adolescenti dai 13 ai 16 anni possono acconsentire a qualsiasi pratica che non implichi un serio rischio per la loro salute o la loro vita”. Dall’età di sedici anni libertà assoluta. Non votano, non possono stare in giudizio, ma possono decidere di sterilizzarsi. “La SSR (Salute Sessuale e Riproduttiva, il solito acronimo che cela e neutralizza i significati) è un’emergenza, per questo i servizi che forniscono contraccezione alle donne o PCG sono essenziali”.
Citando il Fondo dell’ONU per la popolazione, si asserisce che i benefici sociali della contraccezione sono: “una maggiore crescita del PIL e del PIL pro capite, l’aumento del numero di adulti in età lavorativa rispetto al numero di minori e la riduzione della domanda di spesa pubblica per l’istruzione, l’edilizia abitativa e i servizi igienico-sanitari.” Ottime ragioni per dimezzare la popolazione. Peccato che invece il PIL diminuirà, mentre falliranno la previdenza e l’assistenza per mancanza di contribuenti. Nessun problema, ci pensano le banche (straniere) che acquistano a prezzi di saldo i beni immobili dei poveri per integrarne il reddito, pagando a rate mensili! Poiché le politiche citate sono in vigore dal 2014, il dato certo è l’aumento della miseria e dei soggetti assistiti dalla mano pubblica corrotta , che toccano il sessanta per cento della popolazione. Un quadro riepilogativo, copiato dal solito fondo ONU, vanta l’aumento della produzione e dei redditi, il rafforzamento dell’autostima e dell’autonomia, nonché l’onnipresente “equità di genere”. Ci saranno più adulti attivi rispetto al numero di “ninos, ninas y nines” e lo Stato spenderà meno per l’istruzione, la salute e la casa. Sbrighiamoci a interrompere ogni attività riproduttiva: il futuro è sterile. L’evidenza delle menzogne è tale da non dovere neppure essere confutata; il risultato è semplice: la fine dell’Argentina e di qualunque popolo adotti le “soluzioni” prospettate.
Poiché il lavoro è tanto, ma la manodopera medica è carente, la soluzione è l’uovo di Colombo, conforme a un’altra direttiva ONU: aumentare le funzioni delle ostetriche. Detto fatto, i progetti sono già approvati e le ostetriche potranno fornire servizi completi di salute sessuale e riproduttiva, consulenza, prescrizione di contraccettivi e farmaci abortivi, posizionamento di dispositivi e impianti intrauterini, applicazione di contraccettivi iniettabili. Bisogna aiutare le donne povere, dicono, il cui interesse sarebbe non essere madri. L’elogio delle ostetriche ha tratti lirici: “si sono fatte carico di tutte le interruzioni di gravidanza in molte province”. Un’epopea. Una dirigente politica ha ammesso di aver ricevuto “una comunicazione” dal Fondo per la Popolazione che richiedeva le nuove normative, alla quale si è conformata “con molta gioia”. Ha cioè confessato di avere subito pressioni da un’entità straniera.
I piani antinatalisti sono proseguiti con il governo liberalconservatore che nel 2018 ha ricevuto un contributo di duecento milioni di dollari dalla Banca interamericana di Sviluppo (IDB) per l’attuazione del “Programma di sostegno alle politiche sull’uguaglianza di genere”. Le condizioni erano l’approvazione di un piano “per la prevenzione e la riduzione delle gravidanze involontarie nelle adolescenti”; la nuova configurazione ampliata della professione ostetrica ; l’educazione sessuale contraccettiva nelle scuole. Condizioni soddisfatte in gran fretta. Dal 2014, anno in cui l’Argentina ha aderito alle politiche antinataliste delle organizzazioni internazionali, il tasso di fertilità è sceso del trentaquattro per cento . Il tono dei commenti ufficiali è festoso. “Nasce un terzo di bambini in meno rispetto al 2014. È storico, è totalmente rivoluzionario”, ha detto un demografo ed economista che ha lavorato alla Banca Mondiale. E’ una buona notizia, poiché “ genera condizioni a livello macro per una diversa dinamica di sviluppo economico. I paesi di maggior successo sono quelli che hanno meno figli, perché questo permette di avere più donne che contribuiscono all’economia”. Un’altra colossale bugia. L’esperimento argentino dimostra una volta di più che l’obiettivo delle oligarchie è abbattere la popolazione. Rimarranno soli a regnare su un obitorio. L’ultimo chiuda la porta
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