“Non manca molto, e i servizi statunitensi potranno monitorare e archiviare ciò che fa praticamente ogni cittadino del mondo (al di fuori della Cina) dai loro computer a Langley e Fort Meade.” Il grande giornalista e scrittore tedesco Norbert Häring ci spiega perchè l’incubo della marcatura biometrica digitale universale, anche in Europa, si sta per trasformare in una triste realtà. Dal blog di Norbert Häring
Esattamente nello stesso momento in cui si viene a sapere che gli hacker stanno offrendo in vendita i dati di identità della maggior parte dei cittadini indiani sottratti dal più grande database di identità governativo al mondo, il Parlamento e il Consiglio dell’UE concordano di introdurre qualcosa di simile anche per noi in Europa. Allo stesso tempo, Washington elogia la versione ucraina del database come un modello da esportare, e Bill Gates vuole imporre a ogni neonato in Kenya una marcatura biometrica-digitale a vita. C’è del metodo in tutto questo
All’inizio di ottobre, la società di sicurezza informatica Resecurity ha reso noto che, secondo quanto affermato dagli stessi hacker, sono stati rubati i dati di identità biometrica di oltre 800 milioni di indiani dal database governativo chiamato Aadhaar che ora vengono offerti a un prezzo relativamente basso. Le indagini degli esperti di sicurezza mostrano che l’affermazione almeno in parte è vera, anche se il numero di persone coinvolte non è verificabile. Resecurity ha acquisito 400.000 record e ne ha verificato l’autenticità. Le persone interessate non erano state informate del furto da parte dell’organizzazione sconosciuta e non sapevano nulla. I dati dovrebbero includere, oltre al numero Aadhaar, il nome e il cognome del padre, l’indirizzo, il numero del passaporto, l’età e il sesso.
Secondo Resecurity, con questi dati i potenziali acquirenti possono svuotare i conti bancari online delle persone interessate e commettere frodi per rimborsi fiscali a loro carico.
L’incidente evidenzia i gravi problemi legati alla protezione dei diritti civili con un tale database, i cui dati vengono utilizzati per tutti i possibili scopi di identificazione. Le assicurazioni sulla sicurezza del sistema si sono rivelate sbagliate, e non era per la prima volta. Il livello di sicurezza di fatto viene determinato dalla piattaforma con accesso ai dati con il piu’ basso livello di competenza e che gestisce in modo negligente i dati. In questo caso, la via d’ingresso per il furto dei dati è sconosciuta. In altri casi, altrettanto grandi quest’anno, invece la via d’ingresso sarebbe stata il database dei test Covid del Consiglio di ricerca medica indiano (ICMR), collegato ai numeri Aadhaar dei soggetti testati, oltre a un database per l’identificazione dei clienti di telefonia prepagati.
Se lo stesso database viene utilizzato da molte autorità e fornitori per tutti i possibili scopi, aumenta non solo il rischio di perdita dei dati, ma anche il danno per le persone coinvolte. Se poi vengono rubati anche i dati utilizzati per l’identificazione biometrica, nel caso di Aadhaar le impronte digitali e le scansione dell’iride, nulla ostacola il furto di identità completo. Poiché i dispositivi di lettura per dati biometrici sono utilizzati ovunque per verificare l’identità, i criminali possono facilmente accedere a tali dati. Poiché le caratteristiche biometriche non possono essere cambiate come una password, ciò risulta devastante per le persone coinvolte.
Il governo indiano sostiene che la registrazione nel database è su base volontaria. Questo è tanto vero quanto il fatto che il vaccino Covid per i lavoratori del sistema sanitario tedesco era “volontario”. Tutti i possibili servizi statali richiedono una registrazione e così tanti fornitori privati utilizzano il sistema secondo il quale non registrarsi è associato a svantaggi molto grandi per le persone che non vivono in autarchia in campagna.
L’Aadhaar europeo si chiama Digital Identity Wallet
Completamente indifferente a questi avvenimenti relativi all’India, qui comunque poco conosciuti, il Consiglio e il Parlamento dell’UE hanno annunciato l’8 novembre scorso un accordo su un regolamento che richiede a tutti i paesi dell’UE di offrire Digital Identity Wallet, portafogli digitali di identità, in un formato uniforme. Naturalmente, come in India, completamente volontario per i cittadini e solo a loro vantaggio, in modo che possano registrarsi facilmente e rapidamente presso autorità e fornitori privati con gli stessi dati di identificazione. Naturalmente, questo database dovrebbe essere al 100% sicuro, i dati non possono essere hackerati e non devono essere assolutamente abusati dalle autorità per scopi di sorveglianza. Chi ci crede sarà beato.
Non è noto che ci sia stata una grande insoddisfazione fra i cittadini per il fatto che non dispongono di un’identità digitale controllata dallo Stato. Nell’interesse delle multinazionali statunitensi come Microsoft e Google e dell’agenda di sorveglianza di Washington e degli altri governi coinvolti, qui si sta intenzionalmente costruendo un sistema globale che collega in modo ineluttabile tutte le persone alla rete computerizzata sorvegliata. Questo dovrebbe rendere sempre più controllabili e gestibili tutte le loro attività. Ciò viene guidato principalmente dal Forum economico mondiale, dalla Fondazione Gates e dalla Fondazione Rockefeller, con il sostegno di Washington e delle organizzazioni internazionali controllate da Washington.
In tutte queste banche dati governative in India, Europa ed Africa, è noto o si può tranquillamente presumere che le grandi aziende IT statunitensi vi abbiano le mani in pasta e che l’agenzia di intelligence NSA vi abbia accesso.
La Dija dell’Ucraina come modello di esportazione, il Kenya come importatore
Anche in Ucraina c’è un database governativo di identità ampiamente utilizzato chiamato Dija (traslitterazione dall’ucraino: “Diia”), introdotto con il sostegno ufficiale degli Stati Uniti, che viene sistematicamente offerto ad altri paesi come modello da imitare e messo a loro disposizione in forma modulare. Il ministro della Digitalizzazione, Mykhailo Fedorov, è un giovane leader globale del Forum economico mondiale. La rivista specializzata Biometric Update riferisce:
“Circa il 70% dei cittadini possiede ora un’identità digitale, utilizzata per archiviare passaporti biometrici, codici fiscali e patenti di guida, per l’accesso ai servizi pubblici e persino per lo scambio di informazioni militari: gli utenti possono trasmettere la posizione geografica dei carri armati nemici tramite l’app. Diia è stato lanciato nel 2019. Da quando la Russia ha iniziato l’invasione nel 2022, l’app ha aggiunto nuovi servizi. Tra questi vi è il rilascio di un “documento di evacuazione” digitale, contenente informazioni sull’identità per accelerare l’elaborazione ai checkpoint, consentendo ai cittadini le cui abitazioni sono state danneggiate dalla guerra di richiedere un risarcimento. Il progetto Diia, lanciato in collaborazione con USAID, la Fondazione Eurasia e partner del settore privato, suscita interesse anche in altri paesi che imparano dalle esperienze dell’Ucraina. A gennaio di quest’anno, USAID ha annunciato di sostenere i paesi partner che si lasciano ispirare da Diia.”
Come riportato di recente dal Kenyan Post (tradotto):
“La Bill and Melinda Gates Foundation ha siglato un accordo con il governo keniota per erogare delle consulenze sulla pianificata per l’introduzione del documento di identità digitale (ID) chiamato Maisha Namba. Maisha Namba sarà la carta d’identità di terza generazione con un numero univoco assegnato a ogni keniota alla nascita e valido dalla nascita alla morte. Il direttore generale della fondazione, Mark Suzman, ha dichiarato a un giornale locale: “Abbiamo una serie di investimenti specifici per l’identità digitale che mettiamo a disposizione di piattaforme più ampie”. Il miliardario si è incontrato più volte con [il capo del governo] Ruto da quando è salito al potere, la maggior parte di questi incontri è stata mantenuta segreta. Secondo quanto riferito, l’accordo metterà il governo in contatto con importanti esperti tecnici e partner che offriranno consulenza professionale per garantire una transizione senza intoppi.”
Come si può osservare da altri ulteriori esempi, i database di identità biometrica-digitale, seguendo il modello indiano, vengono esportati in molti altri paesi, tra cui Nigeria, Etiopia e Kazakistan. Ma anche altri paesi asiatici non elencati di seguito, come Pakistan e Thailandia, sono coinvolti. Non manca molto, e i servizi statunitensi potranno monitorare e archiviare ciò che fa praticamente ogni cittadino del mondo (al di fuori della Cina) dai loro computer a Langley e Fort Meade.
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