Acciaieria Danieli-Metinvest: 24 mila cittadini nel “mirino” della giustizia per aver firmato una petizione?
da QUOTIDIANO WEB (Giulia Bertotto)
Per la prima volta nella giurisdizione italiana, una richiesta di risarcimento potrebbe essere rivolta a più di ventimila persone, per l’esattezza a 24 mila 172 cittadini.
Cosa avrebbero fatto, tutte insieme, queste persone? Quale reato una simile folla potrebbe aver commesso? Secondo alcuni giornali l’ufficio legale dell’azienda Danieli avrebbe deciso di fare causa ai cittadini firmatari di una petizione indetta dal Comitato a difesa della Laguna di Grado, Marano e Lignano Sabbiadoro, contro la realizzazione dell’acciaieria ucraino-olandese Metinvest con il suo partner italiano Danieli, nella laguna di Marano (Udine).
I cittadini avrebbero bocciato il progetto per ragioni ambientali, ossia, -secondo loro – possibile movimentazione di mercurio nelle acque, ma anche paesaggistiche e turistiche in quanto non sarebbe un grande spettacolo per i visitatori di Grado e Lignano, e inoltre l’impianto causerebbe la perdita di posti di lavoro per i club di nautica della zona. Secondo l’azienda, che è ricorsa al Tar, l’impianto sarebbe invece sostenibile sul piano ambientale, altamente tecnologico, sicuro per l’ambiente e la popolazione del posto, in quanto alimentato a idrogeno.
Riportiamo il testo della petizione e la nostra intervista a Sandro Pescopagano, presidente Sindacato dei Popoli Liberi, che ha affiancato il Comitato nella raccolta delle firme.
Il testo della petizione:
Documento presentato:
Al Presidente del Consiglio regionale Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia
“PETIZIONE CONTRO L’ACCIAIERIA I SOTTOSCRITTI CITTADINI
richiamate le vigenti norme nazionali e comunitarie ed in particolare quelle di natura ambientale
SI OPPONGONO
• a qualsiasi futura escavazione del canale navigabile oltre la quota esistente e all’ulteriore
“manomissione/compromissione” della Laguna di Grado e Marano;
• alla trasformazione dell’area indicata come “Punta Sud” nella zona industriale di San Giorgio di Nogaro e delle zone limitrofe, già destinate ad area verde;
• alla costruzione di una nuova acciaieria, di altri impianti industriali e/o infrastrutture che creerebbero un irreversibile danno ambientale.
La PETIZIONE CONTRO L’ACCIAIERIA ha raggiunto in soli quattro mesi lo storico risultato di 24.173 firme (di cui 21.974 riconosciute valide), che i promotori Comitati No Acciaieria-Salviamo la laguna hanno consegnato al Presidente del Consiglio Mauro Bordin, in data 25 luglio”.
L’intervista a Sandro Pescopagano
Signor Pescopagano, innanzitutto che ruolo ha il vostro Sindacato dei Popoli Liberi in questa storia?
Abbiamo partecipato attivamente aiutando il Comitato per la difesa ambientale della zona, a raccogliere le firme nelle nostre sedi di Trieste e Udine. Il Comitato non ha alcuno scopo ideologico o politico in questo, né si appoggia ad alcun partito. Non vi è quindi alcuna strumentalizzazione, ma la nostra piena consapevolezza che un ecosistema non solo biologico ma anche paesaggistico-turistico già gravemente affaticato dall’impatto antropico, debba essere preservato da ulteriori fonti di stress ambientale.
Il vostro sindacato ha però anche lanciato un comunicato in diretta risposta ad un articolo apparso il 4 gennaio su “Il Gazzettino”, in quanto secondo voi il quotidiano avrebbe dato per scontato che la petizione abbia recato offesa, un danno di immagine, al futuro impianto.
Sì, inoltre non sappiamo se l’autore dell’articolo ha effettivamente saputo dall’azienda che avrebbe proceduto a una sorta di accesso ai dati, in piena lesione della privacy dei cittadini, quasi una “schedatura” dei firmatari della petizione, oppure se è un’ipotesi o interpretazione fatta dallo stesso giornalista. L’azienda ha parlato genericamente di diffamazione mentre l’articolo ipotizza la denuncia dei singoli firmatari. Ma è l’azienda stessa ad aver dichiarato di voler procedere con un’azione legale verso ogni singolo firmatario o è ciò che ha inteso il giornalista?
Abbiamo chiesto alla testata di fornire un chiarimento, che però non abbiamo ancora ottenuto. Invece la Danieli, al momento, smentisce di voler denunciare ogni singolo aderente alla raccolta. Dunque è la Danieli ad aver fatto un passo indietro o non ha mai detto al giornalista del Gazzettino di voler accusare di diffamazione ogni firmatario?
Si può rispondere con un’accusa legale ad una petizione popolare?
Questo è importante da chiarire poiché si tratta di un problema di democrazia; che ci siano minacce di ritorsioni contro cittadini che aderiscono a una raccolta firme è un’ipotesi di gravità inaudita. L’articolo 50 della Costituzione stabilisce che “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”. I cittadini devono essere consapevoli dei propri diritti come devono essere responsabili dei loro doveri.
Penso che la petizione stessa risponda a questa domanda, mostrando che non vi è alcuna diffamazione, e credo che ogni lettore possa farsi in maniera autonoma la propria idea, leggendola.
Tuttavia occorre dire che anche se la petizione è uno strumento di diritto della democrazia, non significa che possa basarsi su false premesse. La veridicità deve essere fondamento di ogni azione legale.
La Regione Autonoma Friuli Venezia-Giulia, attraverso la legge regionale nr. 42/96, ha istituito due riserve naturali nella laguna di Marano. La prima è quella delle Foci del fiume Stella, mentre l’altra è costituita dalla Valle Canal Novo. Chi vive come noi questa laguna sa benissimo a quali pressioni è sottoposta: vi è già il polo industriale Aussa Corno, due vetrerie, di cui una insediata lo scorso anno, e diverse miglia di grandi industrie con molti operai. I pescatori della zona lamentano da anni difficoltà nel reperire quantità di pescato adatte al mercato e alla propria sopravvivenza. Lo Stato e i cittadini devono trovare insieme un equilibrio tra occupazione e rispetto per la natura del luogo. Ma non devono esserci metodi per così dire intimidatori. Intanto, pare che questa acciaieria verrà spostata a Piombino, ma noi restiamo in allerta.
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