Francia: il Crepuscolo dell’oligarchia
Nel 2018 l’attivista politico, gilet giallo, nonché avvocato fra gli altri di Julian Assange, Juan Branco, pubblicò un libro a libero accesso dal titolo Crépuscule, in cui descriveva in dettaglio la cosiddetta Petit Paris, la piccola Parigi, l’ambiente ristretto dell’oligarchia economica e politica della capitale francese.
Tra i personaggi descritti, Branco tracciava un ritratto di quello che era stato suo compagno di classe alla prestigiosa École Alsacienne di Parigi, un allora sconosciuto ai più Gabriel Attal, indicando il mirabolante destino che lo attendeva.
Ve ne proponiamo qui un estratto, rilanciato e ampliato dallo stesso Branco nei giorni scorsi sul social X, affinché i nostri lettori possano avere un’idea più chiara dei personaggi che dominano la scena politica francese, o dell’oligarchia che governa quella che fu la patria della Rivoluzione.
Di Redazione
Crepuscolo
Cinque anni fa, nell’ambito di una lunga indagine, tracciavo il ritratto di un politico dai denti da latte a cui nessuno si era ancora interessato. Un certo Gabriel Attal.
Era il 2018 e questo libro, intitolato Crepuscolo, dimostrava come l’ascesa di Emmanuel Macron, lontana dall’essere un fenomeno democratico spontaneo, poggiasse su di una fabbricazione oligarchica che presto avrebbe spinto Attal.
Vi descrivevo, specularmente, i loro due viaggi. Eravamo nel 2018, e quest’opera, che offriva uno sguardo senza precedenti sul modo in cui si costruisce il potere in Francia, suscitò immediatamente grande scandalo, venendo attaccata violentemente da una stampa a comando, che conoscevo intimamente, e i cui proprietari, nel panico per i segreti che avevo rivelato, dopo avermi adorato, sostenevano per tutta Parigi che quanto rivelavo non erano altro che bugie, risentimenti e inganni.
Cinque anni dopo, tutto è lì. Gabriel Attal, che non era nessuno, un deputato di 28 anni sostenuto dal suo amante, è appena stato nominato Primo Ministro. E la conferma di quanto annunciato dovrà interrogare coloro che durante tutto questo periodo avranno creduto blandamente a quanto gli è stato detto riguardo a questo libro, o saranno rimasti in silenzio per paura di essere ostracizzati.
La pubblicazione dell’opera, ad accesso libero, fu un vero e proprio fenomeno sociale. Senza alcuna copertura mediatica, un milione di persone lo hanno scaricato. 500.000 hanno ascoltato la versione audio, poi, una volta pubblicato nelle librerie, 170.000 l’hanno acquistato.
Questa immensa base, che si è vista raccontare come la democrazia in Francia fosse solo un’illusione, ha subito suscitato preoccupazione e una reazione frenetica da parte di coloro che detengono il potere, ma anche dei suoi rappresentanti, presi dal panico dall’idea che verità fosse fatta, non solo su di loro, ma sul modo in cui sono stati spinti. Ricordiamo che Aurore Bergé [oggi Ministro all’uguaglianza tra donne e uomini e alla lotta contro le discriminazioni N.d. R] è arrivata fino al Procuratore della Repubblica, accusandomi di aver «armato le menti». Non ridere. Il resto lo conosciamo.
Quando il libro fu pubblicato – era l’autunno del 2018 – i gilet gialli non si erano ancora lanciati e Parigi colava d’amore per questo potere che il resto della Francia aborriva. L’omertà fu tale che l’opera non trovò editore per molti mesi, circolando di mano in mano sotto banco. Emergevano però segnali deboli. Gérard Collomb [allora Ministro degli interni N. d. R.], sconvolto dal caso Benalla, si rifiutò di fare ciò che gli veniva chiesto e si dimise con discrezione da quel potere che aveva contribuito a far nascere. Per quasi due settimane nessuno gli succederà, rivelando una crisi di regime che sarà abilmente mascherata dalle perquisizioni della France Insoumise e dalla reazione inappropriata di Jean-Luc Mélenchon. Come un bambino colto in flagrante, non credendo a ciò che vedeva, Mélenchon si sarebbe lasciato ingannare da una spettacolare operazione intimidatoria il cui unico scopo era quello di distogliere l’attenzione da ciò che, nel governo, stava accadendo. Troppo franco, troppo innocente fu, della Macronia, lo strumento perfetto.
La crisi politica era stata evitata, ma la gente ringhiava. Perché la Francia stava crollando. Le prime carenze di farmaci hanno accompagnato un collasso dell’istruzione, della salute e della sicurezza. Questo potere senza legittimità né provenienza non aveva altra scelta se non di saccheggiar e moltiplicare i dispositivi fiscali per, da un lato, ricompensare coloro che lo avevano creato, dall’altro, far pagare al resto dei francesi.
Nessuno si è riconosciuto in questi esseri che avrebbero dovuto rappresentarli, bugiardi palesi che, con la pretesa di finanziare la transizione ecologica, hanno creato una tassa sui carburanti per finanziare la CICE, un’esenzione fiscale per i più ricchi.
Gabriel, che allora era solo deputato per la prima volta, sostenuto dal suo amante, Stéphane Séjourné, consigliere politico del presidente, aveva ottenuto il suo collegio elettorale dietro piccole mazzette e cercava di farsi strada in questo magma. Aveva incontrato il suo compagno dopo essere stato spinto all’età di 22 anni nel gabinetto del Ministro della Salute, Marisol Touraine, per grazia di sua figlia, al fianco del suo futuro sposo Olivier Véran e Benjamin Griveaux. 6.000 euro al mese, autista e servizi di segreteria per un giovane non ancora laureato – privilegi che ora gli saranno garantiti per tutta la vita – sono qualcosa che seduce ed emoziona.
Senza esperienza professionale né qualifiche da offrire, lo abbiamo sentito difendere faticosamente due riforme, Parcoursup [riforma del sistema universitario e liceale N. d. R.]e il SNU [Servizio Nazionale Universale N. d. R.] all’Assemblea nazionale, alternando l’insignificante e il catastrofico. Balbettava leggermente, e come sempre quando temeva che la sua impostura venisse scoperta, o che le sue bugie venissero scoperte, si lasciava dominare da un ghigno.
Gabriel stava già facendo di tutto per entrare nel governo, e queste capacità, in Macronia, costituiscono argomenti potenti. La voce corse tra i suoi colleghi deputati. Forze potenti lo accompagnavano. Appena eletto, i suoi primi passi furono immortalati in Paris Match. Nulla si diceva su chi fosse. Una fotografia che lo ritraeva sdraiato, con una coppa di vino in mano, lo proponeva, parlando di Fort Boyard e Orelsan, al sole, in una posa lasciva, con la camicia aperta alla Bernard Henri Levy, sulle banchine di Parigi di fronte alla Senna e al Grand Palais. Paris Match a 28 anni? Vuol dire migliaia di lettori ogni settimana. Ogni settimana, Gabriel, quell’estate, sarebbe stato mostrato lì.
Come ha fatto? Parigi frusciava e cominciava a interrogarsi. Gabriel stava correndo. Dopo aver assediato il sua amante di Versailles, Séjourné gli aveva organizzato un incontro con Brigitte che lo aveva introdotto al governo, presso Blanquer [Jean-Michel Blanquer, ex ministro della Pubblica Istruzione N.d.R.] che lo aveva promosso, e con Mimi Marchand e altri sfruttatori e trafficanti. Essi avevano fabbricato gli articoli che Paris Match e Bruno Jeudy si erano accontentati di pubblicare.
I mesi passarono e Gabriel Attal, come in tutti i suoi incarichi, non fece altro che realizzare la sua sfrenata ambizione. Il SNU, di cui era a capo, stava crollando, ma il piccolo gabinetto che era riuscito a mettere insieme gli organizzava pranzi e cene con tutta Parigi. In preda alla frenesia.
Gabriel aveva capito che per gli esseri senza qualità la soluzione era correre, e correre velocemente, saltando da un marocchino all’altro come di sposa in sposa, imitando Emmanuel Macron, vale a dire cercando la sua promozione prima che il minimo risultato potesse essergli attribuito. Prima che il minimo fallimento potesse essergli imputato.
I posti passarono e gli oligarchi si avvicinarono. Bernard Arnault aveva dato istruzioni al parigino, mentre Brigitte Macron aveva chiamato Marc-Olivier Fogiel per dirgli di coprirlo. Fiorirono ritratti lusinghieri. Gabriel saltò giusto in tempo sul portavoce del governo, mentre Séjourné si vedeva esiliato a Bruxelles. Sentendo avvicinarsi i limiti, fuggiva ancora una volta, questa volta al ministero del Bilancio.
Come ovunque, egli ne partiva prima ancora di aver presentato un bilancio. Ministro dell’Istruzione, si vedrà catapultato a Matignon [sede del Primo Ministro N.d.R.] prima della fine dell’anno scolastico e prima che venga applicata la minima misura da lui annunciata. Che importa che le riforme sul bullismo, quella del certificato e del diploma di maturità non siano state applicate. Che importa che nessuna legge sia stata votata.
Agitazione, movimento e una grande squadra di comunicazione: gli unici consiglieri che lo hanno seguito ovunque si occupano di questo: l’ossessione, il nascondere l’impostura e proteggersi dai suoi effetti. Imitare il boss.
Inutile ricordare cosa ne è seguito, dalla tournée americana all’olandese gruppo Bildeberg, tra due piani di comunicazione con influencer e show confessioni sui più grandi canali televisivi. Il legame Marchand-Fogiel-Macron ha permesso, negli ultimi mesi, un bombardamento su BFM TV di cui nessuno ha parlato e che aveva un solo scopo: preparare l’opinione pubblica all’ascesa del figlio prodigio dell’Eliseo, sul modello di Macron. Le cene con Crespo-Mara e Ardisson, dalle 19 alle 20, avranno preparato la strada a quello che è oggi. Che importa se sia tutto una bugia. Che importa che tutto sia inventato. Oggi è Primo Ministro.
La Francia, come abbiamo detto, non è una democrazia. È un’oligarchia in cui il controllo dell’immagine vale la politica e l’opinione.
Solo chi non ha letto Crepuscolo si sorprenderà, forzatamente, o si congratulerà con lui per questo viaggio prodigioso che tutta la stampa elogerà. Per Gabriel Attal è un sollievo. Eccolo alla guida dello Stato, come sognava e annunciava fin dall’età di 14 anni. Lui che ha posato nell’annuario della scuola alsaziana con la testa appoggiata alla fotografia di Georges Pompidou, che non ha mai avuto alcuna esperienza professionale a parte uno stage da raccomandato a Villa Medici; lui che è stato incapace di completare gli studi a SciencesPo, ride in privato dei senzatetto e delle scuole pubbliche; lui che non contiene un minimo briciolo di umanità, avrà sempre saputo sfruttare la libertà per andare avanti. Persino il suo diploma di Master dovette strapparlo grazie a un favore di François-Antoine Mariani, futuro consigliere di Edouard Philippe, che volle evitargli un’umiliante ripetizione dell’anno.
Quest’uomo, come tanti altri prima di lui, è ora colui che dovrà decidere sulla nostra politica nucleare ed estera, sull’antiterrorismo, sulla politica educativa e industriale.
Questo dovrebbe portarci a interrogarci e a non stupirci del fatto che domani mancheranno amoxicillina, posti letto negli ospedali e insegnanti, a seguito delle decisioni prese da tali governi.
Non entro in considerazioni personali sul carattere profondamente perverso e subdolo di un essere che, nel corso della sua vita, ha mostrato una grande capacità di crudeltà e di violenza, anch’esse frutto di ferite mal pensate.
Ci sono cose più serie e più pericolose, perché questi esseri sono pronti a tutto per schiavizzare e dominare. Vi racconterò del modo in cui, presentandosi come vittime, essi, in numerose occasioni, tentarono di devastare coloro che li minacciavano. Il loro uso strumentale del sistema giudiziario, della polizia, per seminare il terrore in un paese che sogniamo democratico.
C’è qualcosa di più importante di questi misfatti che influenzerà coloro che si sono opposti ad essi. Perché la violenza è lo strumento di chi è senza pensiero e senza idee, e per il quale la politica è solo un equilibrio di potere di cui il popolo è il nutrimento. Appena salito al potere, Gabriel dovrà pagare e premiare tutti coloro che, come il suo padrone, lo hanno sostenuto fino ad ora. E questo è solo l’inizio, visto che il 2027 è già stato annunciato. La corsa sarà frenetica. Mentre gli appunti, i sondaggi e i fogli Bristol preparati dai consiglieri si moltiplicheranno per alimentare i suoi interventi durante una cena, un invito televisivo, un dibattito parlamentare per parlare di argomenti di cui non ha idea, il fondo verrà rapidamente svuotato.
Perché se pensi che questi esseri ti governino con l’ambizione di fare qualcosa a un Paese a cui non avevano mai pensato, ti sbagli. Li avete mai sentiti parlare di ciò che pensano, di ciò che siamo e diventeremo? Non è una coincidenza.
Essere un politico oggi significa decidere ogni anno la distribuzione delle risorse statali, questi miliardi che produciamo ogni anno e che vengono incassati dai nostri burocrati ebbri. Si tratta di essere colui che può decidere a favore di questo o quel potere, nominare alti funzionari, ricevere le informazioni che, raccolte dai servizi segreti, torneranno costantemente a distruggere o proteggere, distribuire privilegi e favori, opprimere o devastare.
Questo è il potere, per gli esseri ebbri. Allora cosa importa Gabriel, i suoi difetti e le sue ferite. La sua intimità e le sue lacune, esplorate ed esposte. La sua mancanza di intelligenza, di rapporto con il mondo e di esperienza di qualsiasi realtà, questa ambizione sconfinata e senza scrupoli che lo ha consumato e divorato fin da bambino, impedendogli ogni rapporto con gli altri e ogni pensiero. Tutto questo è una qualità in un mondo dove i vizi vengono sempre premiati.
Ciò che conta è che ciò che verrà sarà violentemente difficile da immaginare. E ne assumeremo tutti la responsabilità collettiva.
Prevedo, in un ambiente mediatico perfettamente controllato che gli regalerà mille successi, un gioco di massacri. Una rottura antropologica. Perché con questi esseri raggiungeremo nuove vette. Che anche Gérald Darmanin [ministro degli interni N.d.R.]e Bruno Lemaire [ministro dell’economia N.d.R.] fossero preoccupati per la sua nomina la dice lunga su ciò che ci verrà presentato.
Dovremo assumercene la responsabilità. Avvertiti, passivi, silenziosi e per molti egoisti e senza solidarietà lo avremo cercato.
La nostra società, che non sa più pretendere se stessa, vive del saccheggio di interi settori dell’umanità. Sazia e confusa, mediocre, non si dà più alcuna arma, né per proteggere coloro che cercano di fecondarla, né per sconfiggere coloro il cui unico obiettivo è depredarla. Ecco un giovane leader, un miliardario prima dei trent’anni per quello che la società gli ha offerto, che ci siamo mostrati pronti a consacrare. Senza resistere. Questo dovrebbe interrogare noi e non lui.
La Francia è un’idea morta, al tal punto che accettiamo di metterla nelle mani di esseri mortuari la cui vita se n’è andata da tempo? Non è altro che un sistema in cui la predazione e la devastazione, normalizzate, giustificano che alla sua testa siano spinti esseri senza bellezza né umanità?
Prevedo un grande successo per Gaby, che in tre anni di governo e sette anni di carriera politica non ha mai fatto né dimostrato nulla, ma soprattutto non ha portato nulla alla comunità. E prevedo che dovrete, ancora e ancora, pagare per coprire le inadeguatezze, in modo duro e veloce, come avremo sempre fatto.
Un ultimo punto. Che questo non ci faccia desiderare nulla. Gaby, come tanti di coloro che ci guidano, è solo un sintomo e non, di per sé, la difficoltà. Ciò che ha dovuto sacrificare per riuscire è difficile da immaginare. Lo conosco, intimamente. So cosa deve riempire.
So che si vendicherà per quello che ho scritto, per quello che è stato detto di lui e per la violenza che ritiene di aver subito, perché la gente avrà osato dire la sua verità su di lui. Preditemi tempi bui, in cui un intero apparato statale sarà ai suoi piedi. Ma prima abbiate pietà di lui. Per essere quello che è.
E compatiamoci per aver accettato di essere dominati da uomini la cui mediocrità continua a prosperare, e che hanno solo la violenza, in assenza di anime e di idee, come qualità da offrirci.
FONTE:https://www.lafionda.org/2024/01/15/11594/
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