Il pendolo euroasiatico
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
Sin dal periodo antico, l’Europa (sia nella sua variante mediterranea, che in quella medievale) ha sempre avuto il problema di bilanciare la fuga di metalli preziosi verso Oriente.
Il problema era già noto anche agli antichi romani e una storiografia minimamente non eurocentrica, ha ormai chiarito che mentre i Greci erano ossessionati dai Persiani, lo stesso non valeva al contrario.
Per i Persiani la Grecia era poco più che un piccolo manipolo di villaggi pieni di mercanti, in una regione montuosa (e quindi poco coltivabile) e molto litigiosa, ai limiti del mondo civile e “che conta”.
Anche nel Tardo Antico, ancora una volta vediamo che erano l’Anatolia, la Siria e l’Egitto a mostrare grande vivacità economica e culturale. Il Mediterraneo orientale rimase greco di lingua e diventò un mix gnostico-ebraico (cristiano?) a livello religioso, tutta roba prodotta in loco.
Nello studio della storia come insieme dinamico, mi sono concentrato spesso sul pendolo euroasiatico (Europa-Estremo Oriente), ma sempre ho detto che in alcuni periodi i poli si sono spostati (ad esempio per ragioni climatiche), in altri sono sorti poli rivali (Islam, Russia).
Gli elementi di varietà interessanti sono:
1) Ciclo euroasiatico: Europa/Mediterraneo e Estremo Oriente (Cina) si bilanciano alternando prosperità e decadenza come serbatoi economici e produttivi dell’umanità.
2) All’interno di questo macro-ciclo, vediamo che all’inizio il pendolo occidentale era concentrato più a Oriente, in epoca antichissima tra Egitto e la Valle dell’Indo, poi lentamente in Medio Oriente, poi spostandosi con la conquista fenicia e l’avanzata greca verso le coste mediterranee occidentali. Fu la dualità Roma-Cartagine (e più probabilmente il rame e l’argento iberico, il legname gallico, le pelli germaniche e l’ambra baltica) a chiudere questo spostamento.
3) Ogni “serbatoio” conservava una propria polarità interna, il polo occidentale a lungo rimase diviso tra Medio Oriente ed Europa. Abbiamo forse sopravvalutato la cesura data dal mondo islamico (in finale un altro braccio di Occidente, visto alla lente della macro-storia), anche se una qualche differenza tra i due sub-poli del polo occidentale esistevano: il mondo islamico era all’epoca unito, quello europeo era frammentato e questo favorì quella competizione che fu poi scintilla di conquista dei mari (con la prove generale delle Crociate, dove gli europei andarono comunque divisi).
4) Anche all’interno dei sub-poli si creano poi dinamiche “competitive”: in Europa abbiamo visto una lotta stile trono di spade per secoli e secoli tra Inghilterra, Francia, Austria; in Medio Oriente, una lotta tra due “mondi”, quello romano orientale al tramonto e quello islamico in ascesa, ma anche tra aree geografico-culturali (turchi VS iraniani, sunniti VS sciiti, Levante VS Penisola Arabica).
5) Sarebbe qui da approfondire il ruolo dell’India, che nasce nella preistoria come lembo orientale del polo occidentale: il Persico era area continua di scambio e ormai certa con i Sumeri in Mesopotamia; quelli che noi studiamo come inizio della storia (la nostra si intende). Tuttavia, la spaccatura Mediterraneo occidentale e orientale portò il focus altrove e l’India si ritrovò marginale e impegnata a costruire una propria polarità. Dal V secolo dopo Cristo fino alla fine del nostro Medioevo, l’India condizionò il pensiero asiatico (e non solo) in modo determinante: induismo e buddismo dilagarono giungendo in ogni angolo di Asia, così le loro spezie, la matematica -indiana- e il sanscrito.
Qui dobbiamo chiederci se a un certo punto l’India (espressione unitaria europea, perché anche lì giocarono a lungo un trono di spade locale tra regni, regnetti e città e tra Nord islamizzato e Sud indù) non entrò di diritto nel polo orientale in competizione con la Cina, diventando una sub-polarità locale.
Il dilemma indiano nella questione poli e cicli euroasiatici va sciolta, perché se è vero che India e Cina giocarono una forte rivalità su Tibet, Indocina, Insulindia o Asia Centrale, è altrettanto vero che passato il XV secolo, l’India fu assorbita da dinamiche locali, mentre la Cina si proiettò in modo prepotente su Corea, Tibet e Giappone, i Mongoli che ciclicamente la conquistarono ne furono assorbiti e anche il Vietnam ne presenta un prepotente passaggio.
All’arrivo inglese, non mi stanco di ripeterlo, i Moghul producevano il 12% del PIL mondiale, ma la cattiveria, le armi da sparo e il capitalismo erano più decisi e alla fine “la gente dai capelli rossi” conquistò il mondo.
Su questo ho già detto che dovremo cominciare prima o poi a chiederci anche degli spostamenti (un pendolo?) euroasiatico ben più antico, anche in base ai ritrovamenti genetici dei Neanderthal (sappiamo per certo che a un certo punto si spostarono verso la Siberia e l’Asia Centrale dall’Europa, ma perché? Problemi di endogamia? Quelli poco più vecchi rimasti in Spagna, sembrano andare in quella direzione).
In finale, studiamo la storia e l’uomo come frutto della volontà e non capiamo che siamo in realtà il frutto di una serie di strutture che ci precedono e trapassano; i popoli, le città e gli imperi attraversano la storia come gocce nel mare.
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