L’osservatorio Ue lancia l’allarme: “Abbiamo ancora bisogno del gas russo”
di L’INDIPENDENTE (Roberto De Maio)
Da una parte ci sarebbero Svezia, Finlandia e Stati Baltici che chiedono che l’Europa imponga un divieto totale e immediato alle importazioni di Gas Naturale Liquefatto (GNL) russo, mentre dall’altra vi è l’invito alla cautela per il rischio di uno shock energetico: si potrebbero riassumere così le recenti discussioni riguardanti l’approvvigionamento europeo di gas e la dipendenza dell’Unione dalla Russia. L’avvertimento proviene dall’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia, nel quale si legge che gli sforzi per frenare le importazioni record di GNL russo in Europa «dovrebbero essere affrontati con cautela» e «per passi graduali», in quanto ci sarebbe il rischio di compromettere la sicurezza energetica in tutto il territorio. Nonostante le importazioni totali di gas dalla Russia siano significativamente diminuite dal 2021 ad oggi quindi, Mosca risulta ancora tra i primi posti nella classifica dei principali importatori di gas sia in Europa che nel mondo e, attualmente, risulta perciò impossibile distaccarsene completamente.
Alcuni diplomatici dell’Unione Europea hanno affermato che paesi tra cui Svezia, Finlandia e Stati baltici stanno facendo pressioni affinché venga imposto un divieto totale immediato alle importazioni del gas liquefatto russo, il che chiederebbe l’approvazione all’unanimità di tutti gli Stati membri: «È una questione particolarmente importante per i paesi attorno al Mar Baltico», ha commentato un diplomatico coinvolto nei negoziati al Financial Times. Tuttavia, tali spinte dovranno fare i conti con i dati e, soprattutto, con gli avvertimenti lanciati da chi i dati li tratta per professione: il 19 aprile è stato pubblicato il rapporto “Analisi degli sviluppi del mercato europeo del GNL” dall’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER), l’ente incaricato ad assistere e coordinare le autorità nazionali degli stati membri che si occupano di regolamentare i mercati dell’energia. Secondo il documento, «la riduzione delle importazioni russe di GNL dovrebbe essere considerata per passi graduali» in quanto ci sarebbe il rischio di non riuscire a bilanciare la sicurezza energetica con la spinta a tagliare gli acquisti di gas russo. L’agenzia ha anche segnalato preoccupazione per i singoli Stati membri che si apprestano a «limitare temporaneamente le forniture di gas, compreso il GNL, dalla Russia e dalla Bielorussia», sottolineando che azioni simili potrebbero colpire i contratti di fornitura a lungo termine concordati prima dell’invasione dell’Ucraina e quindi portare a pesanti sanzioni contro le aziende europee.
Tali preoccupazioni riguardano una votazione di giovedì al Parlamento europeo per approvare norme che, appunto, consentirebbero ai singoli governi europei di limitare le importazioni e sono sostenute dai dati: solo quest’anno la scadenza dei contratti di transito nel gasdotto che lega direttamente la Russia al blocco europeo ridurrebbe le forniture di gas nell’Unione di 13,6 miliardi di metri cubi, ovvero il 4% del consumo totale annuale del 2023. Inoltre, nonostante l’Europa abbia diminuito le importazioni di gas russo da gasdotto dal 40% del 2021 all’8% nel 2023, rimane il fatto che per quanto riguarda il gas in totale la Russia ha rappresentato circa il 15% sul totale nel 2023, preceduta solo da Stati Uniti e Norvegia. In questi anni poi, i dati mostrano che l’approvvigionamento di gas in Europa si è spostato dai gasdotti al gas liquefatto, di cui però la Russia è tra i maggiori esportatori: secondo l’analisi dei dati di Kpler, citati da Reuters, nel 2023 Mosca ha inviato più di 15,6 milioni di tonnellate di GNL ai porti dell’Ue, in aumento sia rispetto al 2022 che al 2021 (+37,7%).
L’obiettivo della Commissione europea di chiudere le importazioni energetiche dalla Russia entro il 2027 si dimostra quindi tutt’altro che scontato: l’Europa è ancora dipendente dal gas di Mosca e perlopiù le prossime elezioni europee potrebbero ridisegnare completamente gli assetti e le strategie di approvvigionamento energetico in tutto il territorio dell’Unione.
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