Estratti dell’editoriale di Guido Salerno Aletta su Milano Finanza
di PIANO CONTRO MERCATO (Pagina Telegram)
Estratti dell’editoriale di Guido Salerno Aletta pubblicato ieri* dal giornale Milano Finanza dal titolo “Ue, tra spese militari e nuove gerarchie tra Stati”. “Per ovviare alle incongruenze economiche e strategiche rilevate da Letta, a Bruxelles si vorrebbero verticalizzare i processi decisionali, prendendo come modello di riferimento il coordinamento operativo che ha portato alla centralizzazione degli acquisti dei vaccini anti-Covid: una ambizione che, seppure eccessiva anche sui tempi lunghi, non ha impedito alla Presidente della Commissione europea di presentare ai primi dello scorso mese di marzo una strategia comune per l’industria militare (Edis), che sottende la volontà dell’Unione di “sostenere gli Stati membri non solo a spendere di più, ma a spendere meglio, insieme e in modo europeo”. Operativamente, è stato predisposto un documento che integra un Programma di iniziative ed un framework normativo (Edip), volti nel complesso ad assicurare la disponibilità tempestiva e la fornitura di prodotti per la Difesa.
Mai, come di questi tempi, la spesa per gli armamenti e più in generale quella per costituire beni pubblici è stata considerata così necessaria: i 100 miliardi di euro per il costituendo Fondo di difesa europeo ipotizzato recentemente dal Commissario europeo all’industria Thierry Breton sono un’inezia rispetto ai 500 miliardi annui stimati necessari da Mario Draghi per finanziare la transizione ambientale e tecnologica. Anche per Draghi, l’industria europea della difesa è caratterizzata dalla mancanza di economie di scala: negli USA, ai cinque soggetti principali fa capo l’80% del mercato statunitense nel suo complesso, mentre in Europa si arriva solo al 45%. Questa differenza si spiega in gran parte con la frammentazione della spesa europea per la difesa: non soltanto i governi non ricorrono molto spesso agli acquisti congiunti, visto che gli appalti collaborativi rappresentano meno del 20% della spesa, ma non si concentrano abbastanza sul mercato interno. Per soddisfare le nuove esigenze in materia di difesa e sicurezza, l’Europa deve dunque intensificare gli approvvigionamenti congiunti, rafforzare il coordinamento della spesa e l’interoperabilità delle attrezzature, e ridurre notevolmente la dipendenza da fornitori internazionali. Di certo, gli americani non gongolano.
Nonostante ogni buona intenzione, sembrano sfuggire i due aspetti essenziali che devono caratterizzare ogni strategia militare: l’idea della guerra che si ipotizza di combattere e soprattutto quella dei nemici da cui difendersi; le ricadute industriali delle innovazioni introdotte negli armamenti conseguentemente necessari. Dalla competizione tecnologica in campo spaziale che caratterizzò le relazioni tra Usa ed URSS negli anni Sessanta, al programma di Guerre stellari (ISD) voluto da Ronald Reagan negli anni Ottanta che ha determinato avanzamenti colossali nel settore delle telecomunicazioni e dell’informatica, col lancio di satelliti per la guida dei missili anti-missili che oggi consentono la geolocalizzazione in tutti gli smartphone.
La guerra sul terreno che si sta combattendo in Ucraina non è replicabile: costruire carri armati e cannoni a migliaia per difendere i Paesi baltici o la stessa Polonia da una invasione russa significherebbe ripetere l’errore retrospettivo compiuto con la realizzazione della Linea Maginot. E sarebbero armamenti del tutto inutili anche immaginando di avere come nemica sul piano militare la Cina, che aumenta le dimensioni della propria marina militare ad un ritmo impressionante: ogni tre anni aggiunge nuovi mezzi pari a quelli che compongono l’intera flotta francese.
Il vero problema europeo è da sempre la dipendenza energetica, prima dal petrolio del Golfo, poi dal gas della Russia: ma la scelta di ottenere l’energia elettrica da fonti rinnovabili naturali, solare ed eolico, aumentandone esponenzialmente il costo, peggiora sotto ogni punto di vista la competitività complessiva del Continente, a tutto vantaggio degli Usa che hanno conquistato l’autonomia sfruttando i giacimenti di scisto, e della Cina che ora acquista il gas russo a forte sconto.
Non per caso, mentre la CECA fu il primo Trattato europeo e l’Euratom seguì altrettanto fondamentale perché affrontava il medesimo nodo energetico, la Comunità europea di difesa fu un progetto ben presto accantonato: anche stavolta, attraverso l’aumento coordinato della spesa militare e l’auspicio delle indispensabili quanto compiacenti deroghe al divieto di aiuti alle imprese, si mira alla creazione di nuove gerarchie politiche e strategiche tra gli Stati all’interno dell’Unione. Ed è qui che si cela il nuovo, vero, e dirompente conflitto: a Bruxelles, la partita è già cominciata. “
*post del 5 maggio 2024.
Fonte: https://t.me/pianocontromercato/3785
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