DA TERMOMETRO GEOPOLITICO
Da qualche giorno i cittadini kanaki sono scesi in piazza contro una riforma elettorale che darebbe maggior potere ai cittadini francesi emigrati dalla Francia continentale.
La rivolta ha spinto Parigi ad inviare mille agenti oltre quelli già presenti.
Non è il primo colpo anti-francese nell’area, va ricordata l’attività dell’AUKUS in contrapposizione alla Francia sulla fornitura di sottomarini all’Australia.
Si tratta di una rivalità intraoccidentale, a cui va aggiunta la deriva anticoloniale nel mondo.
Negli ultimi anni, abbiamo visto le rivolte del Sahel a vantaggio della Russia, ma anche in Gabon dove invece pare che i mandanti siano gli USA.
A questo fa seguito, l’attivismo prima britannico e poi francese in Europa orientale. Tra cui il tentativo di Parigi di incunearsi nella rivalità Armenia-Azerbaigian.
A Baku, gli azeri non avrebbero preso particolarmente bene la cosa, cominciando a dirottare il denaro guadagnato dal petrolio, verso fondazioni e istituti filo-indipendenza della Nuova Caledonia.
Ultimo tassello da mettere in fila è l’aiuto che il precedente governo haitiano aveva chiesto al Kenya, con l’invio di soldati. Lo stato dell’Africa orientale è particolarmente attivo nella lotta all’integralismo islamico su spinta USA nell’area del Corno d’Africa ed è hub inserito nel circuito finanziario anglosassone, questa penetrazione nei Caraibi fa presagire un giro di boa importante.
Pare che le vecchie potenze europee abbiano perso gran parte della capacità proiettiva e che gli USA stiano puntando su nuovi partner (non legati al passato coloniale).
Questo denota un nuovo riequilibrio nel sistema-mondo, se fino ad oggi abbiamo visto un’area imperialista centrale e due aree sub-imperialiste (Europa e Giappone-Estremo Oriente), oggi con la comparsa di rivali strategici (Russia-Cina-BRICS) vediamo gli USA ricentralizzare le risorse e delocalizzare i compiti di salvaguardia verso partner con un passato meno problematico per il Sud del mondo e forse con meno pretese.
Di Gabriele Germani
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