Le testimonianze dei soldati dell’IDF: “Spariamo per noia”
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Claudia Carpinella)
Esecuzioni sommarie, case date alle fiamme e cadaveri lasciati insepolti. Quello che emerge dalle interviste condotte dal magazine israeliano +972 (1) ad alcuni riservisti dell’IDF, è un quadro agghiacciante e di una violenza inaudita. Non si tratta solo degli usuali orrori della guerra. C’è un aspetto che, se possibile, risulta essere ancora più inquietante ed è il fatto che là, al fronte, ai soldati israeliani è concesso tutto. Delle testimonianze a riguardo erano già emerse, ma non dai protagonisti, bensì da medici e volontari che operano all’interno della Striscia. Stavolta, a parlare, sono stati i soldati israeliani.
“Mi annoio, quindi sparo”
“Le persone qui vogliono vivere la guerra appieno”. Con questa dichiarazione, un riservista che ha prestato servizio nel Nord di Gaza, e che ha scelto di parlare a condizione di anonimato, non lascia spazio all’immaginazione, ed entra nei dettagli di quello che può sembrare il capolinea dell’umanità. “Personalmente ho sparato senza motivo, ovunque, in aria, a terra, tra le case”. Qualche volta i proiettili sono andati a vuoto, altre invece hanno ferito o ucciso. Questa pratica sregolata ha persino un nome, il che suggerisce che sia ampiamente conosciuta tra le fila dell’esercito israeliano. Il riservista ha dichiarato che l’azione “di sparare senza necessità” è chiamata “fuoco normale”, un nome in codice per una prassi che il media +972 declina così nel titolo del suo reportage: “Sono annoiato, quindi sparo”.
Si potrebbe pensare che questa sia la condotta scellerata solo di alcuni fanatici con la divisa. Tuttavia, più di un soldato ha confermato che il grilletto facile e la libertà d’azione sono procedure ampiamente approvate dai loro comandanti. E, difatti, molti altri soldati hanno testimoniato che questa politica permissiva “ha permesso alle unità israeliane di uccidere civili palestinesi anche quando erano identificati come tali in anticipo”.
Sempre sul magazine +972, il racconto di un altro riservista. Ebbene, la sua brigata era di stanza accanto a due corridoi umanitari, uno destinato al transito degli aiuti umanitari e uno per i civili in fuga dal Nord al Sud della Striscia. Nell’area operativa della sua brigata, ha spiegato il soldato, era stata stabilita la direttiva della “linea rossa e della linea verde”, ovvero due zone, una in cui i civili avevano libero accesso, l’altra off-limits.
Quando arrivavano i camion carichi di aiuti alimentari e sanitari, sistematicamente, alcuni palestinesi oltrepassavano la red zone, ma non per disobbedienza agli ordini dell’esercito occupante. Valicavano il confine alla “ricerca di qualche scatola caduta dai camion [dei convogli umanitari] o di qualche altro resto”. Insomma, prosegue il soldato, “quei civili che si spingevano nella zona rossa erano chiaramente rifugiati, disperati, non avevano nulla”. Eppure, nonostante questa consapevolezza, si sparava e si spara ancora. “Quando qualcuno attraversa quella linea, lo segnali via radio e non devi aspettare il permesso, puoi sparare”.
Dall’inizio della guerra, “ogni giorno nel mio battaglione si verificano due o tre incidenti del genere”. “Incidenti”, si fa per dire, che si verificano con l’autorizzazione, talvolta tacita, talvolta esplicita, dei comandanti dell’esercito.
I cadaveri lasciati a marcire
E poi c’è un odore di morte che aleggia tra le macerie dei palazzi di quella che una volta era Gaza. Cadaveri sparsi qua e là, lasciati a marcire e a nutrire i numerosi cani randagi che vagano senza una meta. I soldati israeliani “si limitano a nasconderli solo in una specifica circostanza: quando si trovano sui tracciati battuti dai convogli umanitari”. A quel punto, e solo allora, l’esercito trascina via quei corpi senza vita, affinché “non vengano fotografati e divulgati dalla stampa internazionale”.
Queste rivelazioni non solo contraddicono le rassicurazioni di Israele sulle modalità dell’intervento, definita “un’operazione militare precisa e mirata”, ma sollevano anche seri interrogativi su quelli che mesi fa erano definiti “potenziali” crimini di guerra, e che ora potrebbero essere etichettati dalla Corte penale internazionale come quello che sono: reali crimini di guerra.
Note:
1) https://www.972mag.com/israeli-soldiers-gaza-firing-regulations/
#TGP #Israele #Gaza #Palestina
Fonte: https://it.insideover.com/guerra/le-testimonianze-dei-soldati-dellidf-spariamo-per-noia.html
Fonte: https://www.facebook.com/share/p/JppgYHRhZife2cgG/
Commenti recenti