Torna l’etnocentrismo dell’Occidente che muore
da CONFLITTI E STRATEGIE (Gianfranco La Grassa)
di Gianni Petrosillo
Federico Rampini scrive “Grazie, Occidente!” un libro etnocentrico dove la nostra superiorità sprizza da tutti i pori. Non ne sentivamo il bisogno perché la crisi della nostra civiltà la avvertiamo sulla nostra pelle nonostante la propaganda. La lettura è ancora in corso quindi abbiate pazienza se sarò troppo moderato o eccessivo in alcuni giudizi. Sembra un tuffo indietro di almeno due secoli quando, prima che esportatori di democrazia, eravamo esportatori di civiltà ai popoli barbari e senza storia. Un capitoletto del libro si chiama proprio così: “Perché possiamo dirci superiori”. Rampini sceglie come argomento esemplificativo la pandemia e la pronta risposta occidentale che grazie alla ricerca scientifica ci ha portato i vaccini. In verità, anche i russi hanno prodotto il loro siero e non mi pare se la siano cavata peggio di noi. Parimenti i cinesi. Inoltre non mi consta che da quelle parti si siano formati gruppi di scioroccati novax soprattutto perché i gestori pubblici e sanitari non si sono messi a braccare le persone che correvano in spiaggia anche se hanno utilizzato metodi spicci. Quei popoli appaiono ancora più disciplinati di noi e hanno mandato giù la pillola amara e la siringa dolorosa senza fare tante storie. Quando qualcuno ci ha provato è stato prontamente neutralizzato. Ma per Rampini queste genti restano indietro, basta semplicemente ignorare quanto fatto da loro per autoilluderci di essere ancora i più bravi. Anzi, lo scrittore italiano con cittadinanza statunitense si inventa persino che Xi Jinping si era trastullato ad inizio pandemia “con l’idea di usare la medicina tradizionale cinese contro il Covid. Erboristeria, agopuntura e altri ritrovati antichi”. Si tratta di una balla sesquipedale. Piuttosto, Rampini dovrebbe domandarsi come mai oggi questi rimedi continuino ad attecchire in casa nostra, proprio da noi che siamo così superiori ma andiamo ancora a caccia di panacee facili e inesistenti. Forse perché stiamo trasformando l’esistenza in un ambiente totalmente sterilizzato dove stare attenti a tutto ottenendo l’effetto opposto? La vita fa male e la natura, svolto il nostro breve ruolo, punta a sbarazzarsi di noi per sostituirci sempre con elementi più forti e giovani. Eppure medici e nutrizionisti ci rompono il cazzo per un bicchiere di vino perché dobbiamo allungare esistenze sempre più noiose e bacchettone.
Per non parlare appunto della gestione della pandemia in cui non siamo stati da meno dei cosiddetti regimi totalitari, addirittura dimostratisi più ragionevoli in alcuni frangenti, soprattutto nel non esagerare con i confinamenti e lo spargimento del terrore per il morbo, quando ormai non ce n’era più bisogno. Ricordo che Gilberto Corbellini, uno dei migliori epistemologi italiani, parlò di società aperta chiusa in casa, prendendo bellamente per il culo i nostri virologi e politici dalla denuncia facile che mirano a trasformarci tutti quanti in salutisti automatici e linguisticamente corretti.
Il punto è però un altro. La nostra ricerca scientifica non è affatto l’unica e la migliore come sostiene Rampini. Certamente abbiamo goduto di grandi innovazioni e scoperte ma si ha sempre più la sensazione che la rendita posizionale derivatane sia in relativo declino. Veniamo spesso e volentieri superati, per lo meno in alcuni ambiti, da quelli che definiamo dei trogloditi. Cinesi e russi ma anche indiani, seppur ancora legati a certe tradizioni secolari tutt’altro che scientifiche, tirano fuori dal cilindro invenzioni che ci lasciano di stucco. Alcuni nostri fisici hanno provato a spiegare che la nostra scienza sembra ormai bloccata a causa dei suoi sistemi troppo rigidi e autoconsistenti logicamente, cioè chiusi alla novità. La comunità scientifica è diventata una setta che impedisce le rotture rivoluzionarie dei paradigmi consolidati ed è sempre più recalcitrante a far spazio a chi non si piega a certe regole di sistema. Lo afferma per esempio il fisico Damiano Anselmi che sul tema ci ha scritto un bel saggio. Scrive infatti quest’ultimo: “noi abbiamo la scienza!! Eh eh, questa non ce la toglie mica nessuno. È grazie alla scienza che noi siamo riusciti ad imporci sul resto del pianeta. Ma anche nella scienza non c’è più bisogno di pensare. Per giudicare il valore di un articolo di una persona basta guardare quanto è popolare. Quante citazioni ha. Perché è ovvio che se una cosa è buona ha tante citazioni. Oggi in qualunque concorso non si accende neanche il cervello, non si legge neanche un articolo. Si guardano degli indicatori. Noi abbiamo trovato la formula per tutto. Siamo superiori e sono gli altri che non capiscono. Questo è il delirio del logos…”
Rampini colpito e affondato nella sua ingiustificata spocchia.
C’è poco da rallegrarsi e ringraziare caro Rampini, chi si vanta da solo non vale un fagiolo anche se si dà ed espelle tante arie dal culo.
FONTE: http://www.conflittiestrategie.it/torna-letnocentrismo-delloccidente-che-muore
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