Il referendum contro l’autonomia differenziata e le sue problematiche
DA LA FIONDA (Di Ugo Boghetta)
E’ scaduto il termine della raccolta di firme per il referendum contro la legge in materia di Autonomia Differenziata. Sembra che siano attorno al milione.
Ora la Corte Costituzionale si pronuncerà sui ricorsi di alcune Regioni. Mentre all’inizio di febbraio la Consulta si esprimerà sull’ammissibilità del quesito. Cosa non così scontata. Il collegamento strumentale della legge al bilancio può essere motivo di diniego. Sarebbe tuttavia molto grave se la Consulta avallasse tale strumentalità. Minerebbe l’istituto referendario stesso poiché quasi ogni legge potrebbe essere collegata a materie finanziarie.
La posta in gioco è altissima: la forma dello Stato, l’unità della nazione, l’ulteriore parcellizzazione dei cittadini e dei conflitti, la questione sociale in innumerevoli sfaccettature: non si tratta solo dei Lep. Né vanno dimenticati i referendum contro il Jobs Act, che aiuteranno a evidenziare ancor di più il nesso tra questi temi e i rapporti di classe. Il tutto avviene e avverrà in un contesto internazionale altamente esplosivo: Gaza, Ucraina, crisi Unione Europea, post elezioni USA.
Si deve tenere inoltre conto del fatto che nel 2026 il tutto proseguirà con il probabile referendum sul premierato. Altro tema dalle valenze complessive.
Tuttavia, se la gestione politica della campagna referendaria rimanesse solo al cosiddetto campo largo, non si andrebbe oltre la generica questione dei Lep o la generica denuncia dello “spacca Italia”. In realtà le diseguaglianze sociali e territoriali, la precarietà, ma anche la crisi democratica, hanno ben altre cause in quanto prodotte innanzitutto dal modello liberista, dall’appartenenza all’Unione Europea, dall’euro e solo per ultimo dalle modifiche al Titolo V.
Del resto, come si può pensare che i Lep, la sanità, la scuola, lo stato sociale in generale, il lavoro possano trovare una diversa e positiva soluzione a sistema socio-economica invariato e con la presenza dei cani da guardia di Bruxelles?
Inoltre, se si vincesse il referendum l’Autonomia Differenziata rimarrebbe in Costituzione e si continueremmo con l’attuale e altrettanto insipiente Autonomia Concorrente.
In buona sostanza si rischia di essere schiacciati nel gioco strumentale fra maggioranza e opposizione e nell’impostazione ideologica del centrosinistra. Non si può infatti dimenticare che il PD è il principale responsabile dell’Autonomia Differenziata e del Job Act. Per il PD le questione questioni sono ancora aperte. Infatti è già partita la solfa di un referendum che sarebbe solo contro la legge Calderoli!! E, ad esempio, alla festa provinciale di Bologna il PD non ha raccolto le firme. Lo ha fatto la CGIL.
In questa situazione, molti di coloro che non si riconoscono nel centrosinistra, si trovano/troverebbero a rodersi il fegato: indecisi sul da farsi. Partecipare turandosi il naso o assentarsi da una vicenda di grande portata!?
Tuttavia i referendum vanno vinti senza se e senza ma per aprire a nuove e diverse prospettive. Vanno vinti per dare uno schiaffo alla Lega e a tutti i precarizzatori del lavoro. Sono infatti l’occasione per mettere in discussione a livello di massa le bandiere della vulgata liberista: la sussidiarietà, l’indebolimento degli stati centrali a favore di aggregazioni transnazionali, la privatizzazione di servizi, la precarietà, la guerra. Ci sono i soldi per le armi ma non per i servizi minimi! Deve risultare chiaro che non ci può essere nessuna vera alternativa se il modello di democrazia, di società, di economia, di sistema politico/partitico resta invariato! E anche la possibile gestione dell’auspicabile vittoria non va lasciata al PD.
Pertanto, considerata l’importanza dei referendum e il fatto che questi susciteranno grande attenzione e partecipazione, sarebbe necessario trovare una modalità collettiva (anche solo di scopo) per promuovere una campagna autonoma diversa per una prospettiva altrettanto diversa. Per continuare, se possibile, con il referendum sul premierato. Poi si vedrà.
Se nn mi sbaglio, l’autonomia differenziata potrebbe portare alla creazione in ambito regionale, alla creazione di banche pubbliche.
Cosa che ne abbiamo un gran bisogno
Ci sono chiari e scuri, prima di giudicare.