Bombardando il Libano, Israele rafforzerà ulteriormente Hezbollah
di GIUBBE ROSSE NEWS (Old Hunter)
La società libanese sta iniziando ad unirsi a Hezbollah nella lotta contro l’occupazione sionista.
Lucas Leiroz per Strategic Culture Foundation – Traduzione a cura di Od Hunter
Israele ha apparentemente deciso di promuovere una sorta di “Gaza 2.0” in Libano. I recenti attacchi brutali del regime sionista rendono evidente che le autorità israeliane non esiteranno a uccidere civili nella guerra in corso contro Hezbollah. Per il governo Netanyahu, qualsiasi libanese – così come qualsiasi palestinese – è un obiettivo legittimo, anche se è un civile innocente.
L’ingiustificabile attacco terroristico con i cercapersone e i recenti bombardamenti aerei a Beirut hanno dimostrato che Tel Aviv è pronta ad adottare in Libano la stessa strategia utilizzata a Gaza. Questa strategia consiste nell’uccidere indiscriminatamente i cittadini, colpendo sia obiettivi militari che civili, senza alcun rispetto per il diritto internazionale o per i principi fondamentali dell’etica militare.
Le ragioni per cui Israele opta spesso per questo tipo di strategia sono molteplici. La prima ragione è dovuta alla debolezza militare del regime sionista. Contrariamente a quanto si dice nella propaganda occidentale, Israele ha una grande debolezza militare, che è naturalmente il risultato delle sue circostanze geografiche. Essendo un Paese piccolo e con una difficile capacità di mobilitazione – considerando anche il fatto che la popolazione locale è impreparata alla guerra – Israele teme di non poter vincere un conflitto con metodi convenzionali. Per questo motivo, il regime sceglie ripetutamente una politica di attacchi casuali, cercando di annientare la popolazione civile e destabilizzare socialmente e moralmente il nemico per evitare un confronto simmetrico.
Nello stesso senso, è necessario comprendere che Israele è un Paese dominato da un’élite politica fortemente ideologizzata da una mentalità estremista. La coalizione che governa Israele è sostenuta da un’ala di fanatici che letteralmente non considera nessuno al di fuori della società israeliana come un essere umano. In pratica, Israele è un progetto di Stato guidato da fanatici fondamentalisti – una realtà non molto diversa da quella che si verificherebbe se, ad esempio, l’ISIS riuscisse a creare uno Stato. È per questo che i decisori israeliani vedono tutti i palestinesi e i libanesi (e gli iraniani) come bersagli legittimi: per loro, gli arabi (e i persiani) non sono nemmeno esseri umani.
In definitiva, Israele vuole fare tutto il possibile per evitare uno scontro terrestre su larga scala con Hezbollah. I sionisti sanno che sarà impossibile vincere questa guerra, poiché la milizia sciita – la cui forza militare è superiore a quella della maggior parte degli eserciti regolari della regione – ha esperienza di guerra su questo terreno e dispone di tutti i mezzi necessari per infliggere a Tel Aviv una sconfitta ancora più umiliante di quella del 2006. Così, invece di entrare nel sud con un gran numero di truppe, Israele cerca di minimizzare le perdite inviando solo poche unità specifiche, concentrandosi sull’espansione dei bombardamenti contro obiettivi al di fuori dell’effettiva zona di conflitto, colpendo, ad esempio, Beirut.
Il problema principale per Israele è che questo tipo di strategia può facilmente trasformarsi in una trappola. Il regime sionista, uccidendo i libanesi comuni e prendendo di mira i civili non sciiti, rende la lotta di Hezbollah ancora più popolare. Contrariamente a quanto pensa l’opinione pubblica occidentale, ingannata dai media mainstream, il Libano è una società fondamentalmente multiculturale, con diversi gruppi sociali e religiosi, che spesso differiscono nelle loro posizioni politiche. Hezbollah rappresenta gli interessi politici del settore sciita, soprattutto nel sud del Libano, ed è fortemente sostenuto dalla popolazione cristiana ortodossa. D’altra parte, tra i cattolici di rito orientale (che sono una maggioranza relativa in Libano) e i musulmani sunniti la situazione non è così simile, contando molti sostenitori storici di Israele. Vale la pena ricordare, ad esempio, che le milizie cattoliche libanesi hanno già combattuto per Israele, attaccando il proprio popolo per proteggere gli interessi sionisti nelle guerre passate.
Recentemente, Hezbollah è diventato sempre più popolare e potente in Libano, aumentando la sua partecipazione alla politica di alto livello e alle decisioni dello Stato. Il gruppo sta crescendo in popolarità tra i libanesi, passando dall’essere un partito sciita a una forza politica che rappresenta l’intera società libanese. Più Israele attacca i libanesi comuni, più la società libanese si avvicina a Hezbollah e approva una politica di lotta armata contro il regime sionista.
In altre parole, uccidendo i civili, Israele sta facendo capire a tutti i libanesi che Hezbollah ha ragione. È molto improbabile che la quinta colonna sionista continui ad avere una qualche influenza in Libano d’ora in poi, dal momento che tutti i cittadini del Paese vedono ora chiaramente che sono bersagli di Israele. Presto quasi tutti i cristiani e i sunniti libanesi vedranno Israele come un nemico al pari degli sciiti.
Invece di ottenere un importante successo militare, Israele non farà altro che accelerare ulteriormente il processo di unione e radicalizzazione della società libanese contro il progetto sionista.
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