Dal Green Pass all’IT Wallet: L’Italia avanza verso il credito sociale
di GIUBBE ROSSE NEWS (Sonia Milone)
Prima (23 ottobre) per 50.000 persone, poi (6 novembre) per 250.000, dopo (20 novembre) per un milione, infine, dal 4 dicembre, per tutti. Inizia in Italia l’It-Wallet, il portafoglio digitale che raccoglierà tutti i dati personali. Tre i documenti previsti inizialmente (tessera sanitaria, patente di guida e carta europea della disabilità), che verranno implementati nel corso del 2025 dagli altri: carta d’identità, certificati anagrafici, tessera elettorale, ecc.
Prima (23 ottobre) per 50.000 persone, poi (6 novembre) per 250.000, dopo (20 novembre) per un milione, infine, dal 4 dicembre, per tutti. Inizia in Italia l’IT-Wallet, il portafoglio digitale che raccoglierà tutti i dati personali. Tre i documenti previsti inizialmente (tessera sanitaria, patente di guida e carta europea della disabilità), che verranno implementati nel corso del 2025 dagli altri: carta d’identità, certificati anagrafici, tessera elettorale ecc.
Ad annunciarlo è stato il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti al termine del Ministeriale G7 su Tecnologia e Digitale organizzato il 15 ottobre a Cernobbio dove, esattamente un anno fa, Giorgia Meloni aveva promesso il massimo impegno del Governo nella promozione dell’Agenda digitale per diffondere le nuove tecnologie presso i cittadini e la pubblica amministrazione e per la creazione di un’identità digitale unica.
Butti ha precisato che il Wallet sarà “pubblico, ma ci sarà la possibilità di svilupparne anche di privati, anche perché questo è l’orientamento voluto dall’Unione europea: con il settore privato ci sarà un’educata competizione”. Per “privato” si intendono, ovviamente, i grandi colossi della tecnologia digitale autorizzati a predare le informazioni personali di un intero popolo, per “educazione” lascio trarre le conseguenze all’immaginazione del lettore..
Primo paese della UE ad adottare il Wallet, l’Italia anticipa i tempi previsti nel 2026 per gli altri Stati membri e si conferma essere il grande laboratorio d’Occidente per la sperimentazione di massa delle riforme in corso.
La retorica è sempre la stessa: offrire la presunta comodità di documenti a portata di smartphone a questi nuovi cittadini dai muscoli atrofizzati, dalle mani molli, affaticati a tirare fuori dal borsellino le proprie tessere cartacee, perennemente genuflessi al mito di un progresso che promette di portare il paradiso (artificiale) in terra. La grande narrativa promette che il sistema semplificherà e razionalizzerà i rapporti con la pubblica amministrazione abolendo le code infernali davanti agli sportelli nei labirinti kafkiani della burocrazia. Uffici ed edifici polverizzati di colpo, l’impiegato del catasto sciolto nell’acido degli algoritmi e, all’orizzonte, le luci abbaglianti dei pixel per incantare e incatenare il popolo della community nel vagheggiamento di un’utopia sotto il cui falso splendore viene sapientemente occultato il carattere autoritario, antidemocratico e tecnocratico del Wallet.
Si tratta, infatti, di un unico sistema di identità digitale che intermedierà l’accesso ai servizi pubblici e privati con potenzialità spaventose in termini di profilazione, tracciamento, controllo e disciplinamento.
Sarà indispensabile per autenticarsi in rete e dal vivo, cambiare il proprio domicilio di residenza, apporre firme elettroniche, prenotare visite mediche, iscriversi all’università, presentare la dichiarazione dei redditi e persino aprire un conto bancario o ottenere un prestito: insomma, tutto ciò che serve per vivere viene trasferito su una piattaforma.
La digitalizzazione non solo compromette la privacy impiantando un regime di sorveglianza sempre più pervasivo ma fornisce all’autorità pubblica un potere abnorme con il rischio di derive autoritarie mai sperimentate prima. Basta infatti un click per spegnere qualsiasi libertà del cittadino poichè le dinamiche di consenso-dissenso diventano immediatamente dinamiche di inclusione-esclusione dai servizi pubblici.
Il pericolo più estremo del Wallet è rappresentato dall’instaurazione di un sistema di premialità o di punizioni basato sulla valutazione del comportamento individuale da parte dell’Amministrazione pubblica. In caso di azioni ritenute “non virtuose” vengono applicate una serie di limitazioni che possono andare dal divieto di viaggiare al congelamento dei propri conti bancari, come abbiamo già visto accadere in Canada quando il governo di Trudeau ha chiuso gli account dei conti correnti aziendali dei camionisti che protestavano contro le restrizioni pandemiche dichiarando che li avrebbe ridotti alla fame. In Cina il sistema del “credito sociale” è vigente da anni: la patente di buona condotta digitale traccia le performance politicamente corrette o scorrette dei cittadini, assegnando o sottraendo punti che possono azzerarsi con conseguente impossibilità di accesso alla vita civile.
Infatti, proprio Butti ha parlato di “cambio di paradigma” poichè, lungi dall’essere un innocuo strumento di conservazione dei documenti, il portafoglio digitale è una nuova frontiera per l’elaborazione delle politiche pubbliche con ricadute enormi sulla società intera senza che siano mai state discusse in Parlamento o sottoposte all’attenzione delle persone in un dibattito pubblico.
Il “cambio di paradigma” consiste, infatti, in un vero e proprio salto per spostare la nozione di cittadinanza verso la cittadinanza digitale rovesciando la relazione storica tra amministrazione e soggetto quale titolare di diritti “intoccabili, inviolabili e inalienabili“ che sta al centro della democrazia. I diritti sono tali proprio perchè sono esenti da qualsiasi valutazione che non sia quella sancita dalla Costituzione: nessun potere può toglierli, diminuirli o aumentarli.
Con il Wallet, invece, il cittadino non abita più la propria polis con le sue leggi, le sue carte e i suoi confini (che ponevano precisi limiti all’ingerenza della sfera pubblica in quella privata), ma la piattaforma invisibile del digitale che diviene il ponte fra le persone e i servizi regolandone gli accessi e gli sbarramenti, aprendo così lo spazio concettuale per legittimare l’avvento del credito sociale, peraltro già in via di sperimentazione in alcuni comuni italiani come Trento, Bologna, Roma.
Dal soggetto giuridico all’identità digitale, il portafoglio digitale implica il rovesciamento dei diritti in concessioni premiali e il passaggio da cittadini a “city user“, come viene orwellianamente definito l’abitante del futuro dove basterà un click per far scomparire diritti fondamentali insieme a secoli di pensiero giuridico, filosofico ed etico che avevano fatto della dignità della persona la base della nostra civiltà. Il grande salto di paradigma è la transizione da cittadini a schiavi, perchè questo è chi non ha più diritti e resta alla mercè dell’arbitrarietà altrui.
La democrazia si sposta, dunque, sul terreno delle piattaforme digitali: il Wallet si scarica sull’App Io, la stessa, guarda caso, del Green Pass sperimentato durante l’emergenza Covid quando, per la prima volta dalla nascita della Repubblica, sono stati violati i diritti costituzionali. E siccome l’esperimento è perfettamente riuscito, ora si procede a normalizzare l’eccezione come Overton insegna.
Ideata dall’Unione europea nel marzo del 2019 (un anno prima, quindi, della pandemia) e completamente inutile dal punto di vista sanitario, la tessera verde è stata, però, utilissima per introdurre e fare accettare un sistema di identificazione digitale di massa rilasciato solo in seguito all’esercizio di un comportamento “virtuoso”, ovvero obbediente, che certifica uno status assegnato dalla pubblica autorità. Si è trattato della prima grande prova per gli italiani di credito sociale alla cinese: se ti vaccini, lo Stato ti restituisce benevolmente ciò che, in democrazia, sarebbe tuo per nascita, se dissenti sei privato di tutte le libertà.
Più che una funzione certificativa, però il Green Pass ha avuto una funzione educativa finalizzata alla formazione del nuovo cittadino digitale, sottoposto a giudizio perenne, disciplinato nei comportamenti, scaraventato di colpo in un modello sociale del tutto inedito.
È stato un addestramento fondamentale, non a caso, basato sulla cessione del corpo all’autorità, sulla sua definitiva espropriazione: un corpo che diventa mezzo di un QR Code per poter circolare nella comunità, ma non come corpo-proprio con le sue qualità soggettive bensì come corpo-consegnato allo Stato, invaso dalla scienza medica e dal potere biopolitico, disincarnato e ridotto a un codice alfanumerico univoco. Un corpo già preparato per entrare nel dominio del potere virtuale scavalcando le frontiere della fisicità, oltre la solidità della terra.
Nel libro “Capitalismo della sorveglianza”, Shoshana Zuboff ha analizzato come un sistema basato sul continuo trattamento dei dati personali si sostanzia nella forma di un’accumulazione capitalista che si appropria dell’esperienza umana sfruttandola come materia prima da trasformare in dati comportamentali per migliorare prodotti e servizi, generando un surplus comportamentale che verrà sfruttato per sviluppare altri prodotti in grado di predire le nostre azioni.
Con il portafoglio digitale si compie un passo in più poichè si digitalizza l’accesso ai servizi pubblici e si istituzionalizza la raccolta dei dati dei cittadini in un sistema dove, ad oggi, tutto funziona con mezzi elettronici assolutamente tracciati, anzi, il tracciamento è la condizione necessaria per accedere ai servizi, ipotecandone lo scambio con i dati personali.
Nonostante venga garantita l’assoluta privacy agli user city con il Wallet in tasca e lo smartphone a prova di scasso, l’Unione europea fa sparire dai documenti il termine “anonimato” sostituendolo con il più prudente neolinguismo della “inosservabilità”. Le azioni online rimangono invisibili agli altri utenti ma non alle autorità, cosa che invece l’anonimato garantisce. Così, ad esempio, quando verrà istituzionalizzato il voto on line (per sconfiggere l’astensionismo e fare democrazia, naturalmente), i guardoni potranno finalmente spiare le tue decisioni, fino ad ora protette dalla tendina tirata di una cabina elettorale dove entravi con foglio e matita.
L’infrastruttura digitale del Wallet verrà sfruttata – non dubitiamone – anche per l’introduzione della moneta elettronica con la soppressione progressiva del denaro contante: il nome “portafoglio” non è stato certo scelto a caso, così come non è stata fortuita l’adozione del termine “green” per il pass vaccinale, all’interno di politiche che procedono sovrapponendo la transizione green alla transizione digitale.
Un tempo il ribelle poteva fuggire in un altro Paese con i soldi nascosti sotto il materasso, ora, invece, con l’arrivo di un sistema di pagamento esclusivamente elettronico, le transazioni non verranno autorizzate lontano da casa o al supermercato nel caso cercassi di acquistare carne rossa anzichè farina di insetti o alla stazione di servizio per farti un giro in auto ma hai esaurito la tua quota di CO2.
Dal Green Pass all’It Wallet, il grande laboratorio dei viventi è aperto da quattro anni in tutta la Penisola senza soluzione di continuità. Tre anni fa Trento è stata selezionata come città capofila per testare il passaporto digitale europeo che consente a cittadini e imprese dell’Unione europea di certificare la propria identità accedendo ai servizi pubblici e privati in tutti gli Stati membri.
A settembre del 2022 oltre cento città italiane hanno introdotto l’app EcoAttivi che permette di certificare i comportamenti virtuosi (come, ad esempio, andare al lavoro in bici) con profilazione delle abitudini, tracciamento degli spostamenti, logiche premiali e disciplinari a rinforzo positivo (per ora) per incoraggiare le condotte ritenute corrette secondo la nuova morale stabilita dall’Agenda 2030.
Dal 19 marzo 2022, il Comune d Fidenza applica il sistema del credito sociale alle case popolari: ad ogni famiglia sono attribuiti 50 punti, ad esaurimento del credito gli assegnatari devono lasciare l’alloggio. Il gioco dell’oca sulle vite altrui prevede, ad esempio, la perdita di 10 punti se si fa un barbecue in balcone o si dà da mangiare ai piccioni; la decurtazione di 25 punti se si ospitano persone estranee al nucleo senza l’autorizzazione del Comune o dell’Ente gestore. Si guadagnano punti, invece, se si riparano le zone comuni o si partecipa ad iniziative non meglio precisate per “imparare a vivere bene insieme”. Nel caso di segnalazione di “comportamenti illeciti” (oggi fatta dal vicino di casa, domani in automatico dalla videocamera con riconoscimento facciale) è previsto l’intervento di un “agente accertatore” (un semplice funzionario delle case popolari) che ha la facoltà di fare irruzione, ispezionare gli alloggi e sanzionare i nuclei familiari.
Insomma, meno punti per i volatili, più punti per i lavoretti, un test di qua, un esperimento di là, e i giochi sono fatti: il sistema cinese del credito sociale entra nella società italiana. Piano piamo, una casella alla volta, come la tecnica della rana bollita insegna. D’altronde si sa, il primo passo è sempre il più importante di tutti perchè è quello che ti allontana da dove eri e ti porta dove sarai, verso il futuro, incontro alla cittadinanza a punti, vinta o persa in base a premi o penalità nel furto di diritti costituzionalmente garantiti e storicamente riconosciuti.
Il comportamento virtuoso dipende dal lancio dei dadi di coloro che stabiliscono le regole del gioco: oggi è richiesta la partecipazione a un certo seminario, domani ad una riunione gender, dopodomani a un corso di cucina vegana condita con Ogm…L’importante è ubbidire.
(Immagine dell’artista Roshcov)
Lo strumento è neutrale. Sono le persone al comando a decidere come usarlo.