Una nuova legge sulla rappresentanza sindacale
da RISORGIMENTO SOCIALISTA (Redazione)
Salari fermi, che ogni giorno perdono sempre più potere d’acquisto. Diritti acquisiti messi in discussione. Presunte riforme che hanno l’unico scopo di indebolire il fronte del lavoro.
Mentre le organizzazioni datoriali costruiscono la “competitività” anzitutto comprimendo i salari, siamo di fronte ad un pensiero mainstream che impone, come salvifico, il taglio del cuneo fiscale.
Andrebbe spiegato che il taglio più di una certa soglia non può andare, essendo una decurtazione delle sole imposte che gravano sui dipendenti. Se non c’è, parallelamente, un aumento dei salari, siamo evidentemente di fronte ad una presa in giro.
Una narrazione perversa alimentata dal mondo della politica, dai media e dai datori di lavoro.
Il panorama complessivo odierno è quello di una stagnazione dei salari, di una compressione dei diritti, un aumento della produttività del lavoro e una sempre maggiore presenza di lavoro sommerso. In questo quadro si innesta la crisi di rappresentanza in cui versano i sindacati che, ogni giorno, perdono sempre più la fiducia dei lavoratori arretrando a catene di patronati e Caf.
In una dinamica che vede troppo spesso il tentativo di difendere i diritti soccombere nei luoghi di lavoro di fronte allo strapotere delle aziende, i lavoratori non si sentono più rappresentati ed hanno la percezione di essere soli di fronte ai più diversi ricatti. E non vedono altra soluzione che quella di piegare la testa: si accettano part time involontari, contratti capestro e a tempo determinato per brevissimi periodi con salari da fame, applicazione di CCNL decisamente fantasiosi vista la mansione e particolarmente svantaggiosi per il lavoratore, per non parlare di quelle “partite IVA” che in realtà svolgono lavoro subordinato e che, come tali, sono al di fuori di qualsiasi tutela.
Vediamo, inoltre, il paradosso del lavoro in somministrazione offrire più sicurezze che il rapporto diretto con l’azienda.
Partiti e forze politiche, movimenti anche focalizzati su altri temi come la Pace e l’Ambiente, devono assumere una nuova consapevolezza della centralità delle lotte per le tutele contrattuali e la garanzia dei diritti. L’equivoco della “fine del lavoro” ha tratto in inganno gran parte della sinistra, che ha abbandonato il terreno dei diritti del lavoro: è tempo di tornare sui nostri passi. Questo a partire dagli articoli 36 e 39 della Costituzione e dal principio di libertà di associazione sindacale.
La rappresentatività delle organizzazioni sindacali va ricostruita sulla base di una nuova legge di rappresentanza e sulla conseguente ricostruzione di solide strutture di base.
Le regole vigenti garantiscono la tutela dei diritti sindacali e la partecipazione alle trattative alle sole organizzazioni firmatarie dei contratti nazionali, tagliando fuori dalla vita aziendale altre realtà a prescindere dal loro peso tra i lavoratori.
Una nuova legge di rappresentanza deve garantire la democrazia integrale nei luoghi di lavoro, perché il riconoscimento della rappresentatività oggettiva di una struttura sindacale è l’unico strumento che può generare e insieme accogliere una spinta dal basso tesa a guadagnare il ruolo che le spetta attraverso la scelta elettiva dei propri rappresentanti.
Arrivando a organismi aziendali di rappresentanza la cui formazione sia garantita e certificata dagli Ispettorati del Lavoro.
Bisogna garantire, attraverso una nuova legge, ad organizzazioni sindacali minori ma realmente rappresentative, la possibilità di presenza e di trattativa in tutti i livelli di contrattazione, anche ad integrazione delle strutture nazionali maggiormente rappresentative.
Esecutivo Nazionale Risorgimento Socialista
FONTE: https://www.risorgimentosocialista.it/una-nuova-legge-sulla-rappresentanza-sindacale/
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