Le navi da guerra della NATO invadono il porto di Cagliari
da L’INDIPENDENTE (Salvatore Toscano)
Cagliari si è svegliata in assetto da guerra, con portaerei, incrociatori, corvette e sommergibili della Marina militare italiana e di quella statunitense attraccate al porto. Si tratta delle unità impegnate nelle esercitazioni Nato “Mare aperto 22-2”, da ieri entrate nella loro fase operativa. 45 unità tra navi di superficie e sottomarini, i cui equipaggi si aggiungono alle forze impegnate a terra (in tutto quattromila effettivi) nei tre principali poligoni sardi: Quirra, Teulada e Capo Frasca. La seconda edizione annuale della Mare aperto coinvolgerà fino al 27 ottobre l’intero quadrante mediterraneo italiano, tra Adriatico, Ionio, Tirreno e Canale di Sicilia. Le operazioni nei mari italiani si svolgono in contemporanea con l’esercitazione annuale “Steadfast Noon”, che simula l’impiego di armi atomiche nel Mare del Nord.
L’operazione militare Mare aperto fa il bis in Sardegna. A maggio era andata in scena “Mare aperto 22-1” e adesso, a cinque mesi di distanza, l’isola è costretta nuovamente a trasformarsi in uno scenario bellico. Tra sabato e domenica sera, il Golfo degli Angeli ha cambiato volto, complice uno spiegamento di forme imponente: navi, sottomarini, caccia F35 ed Eurofighter, oltre alle squadre anfibie della Brigata Marina San Marco e gli incursori di Comsubin. Mare aperto è un’operazione NATO annuale, riproposta nel 2022 in due appuntamenti, che si svilupperà in contemporanea con “Steadfast Noon”, le simulazioni con armi atomiche tra Mare del Nord, Belgio e Regno Unito. Ieri, in Sardegna si è passati alla fase operativa, con spari e manovre militari, nonostante le proteste dei cittadini. Domenica si è svolta, infatti, una marcia di protesta davanti ai cancelli del poligono di Capo Frasca, organizzata dal movimento antimilitarista A Foras. L’obiettivo era quello di manifestare il dissenso nei confronti dell’occupazione militare dell’isola e delle basi esistenti. La protesta di Capo Frasca è «un primo passo per una mobilitazione comune di tutti i popoli del Mediterraneo contro la NATO e contro l’utilizzo delle nostre terre per preparare le guerre presenti e future», hanno dichiarato i militanti di A Foras. Le esercitazioni militari preoccupano i residenti, sia dal punto di vista geopolitico sia per quanto riguarda i danni all’ambiente e alla salute che comportano.
Oltre ai poligoni militari di Quirra, Teulada e Capo Frasca, le esercitazioni coinvolgono anche diversi tratti di costa, alimentando i dubbi relativi al loro impatto ambientale. Nel 2010, il magistrato Domenico Fiordalisi condusse delle indagini incentrate sul disastro ambientale provocato in Sardegna dallo smaltimento illegale di materiale radioattivo all’interno dei poligoni militari. L’indagine, prima di essere “sgonfiata” da una perizia (ritenuta contraddittoria da diversi esperti), accertò l’esplosione di missili Milan contenenti torio, elemento radioattivo, nel poligono di Teulada. Sul poligono di Quirra si sono concentrate invece le analisi del fisico Evandro Rizzini, dalle quali è emerso il collegamento tra l’esposizione al metallo radioattivo e la morte di 167 militari.
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