Colonizzazione spaziale
di GABRIELE GERMANI (Canale Telegram)
Continuare a porsi le domande, guardare lontano, non farsi trascinare nel piccolo cabotaggio: continuare ad interessarsi a quelle grandi questioni del nostro futuro individuale e collettivo che ci riguardano.
Ieri notte pensavo alla colonizzazione spaziale, argomento tornato in voga, un po’ per questa seconda Guerra Fredda che stiamo vivendo, un po’ per l’ingresso del buon Elon Musk nel governo Trump.
Esistono due grandi strategie:
– Colonizzare lo spazio, creando sistemi chiusi autosufficienti, delle arche stellari.
– Colonizzare i pianeti: il classico esempio della terraformazione di Marte.
Questa seconda variante prevede un secondo step: la colonizzazione di altri sistemi stellari.
Al netto di roboanti dichiarazioni è possibile che i primi uomini arriveranno su Marte non prima del 2035-2040 e che una o due basi permanenti (come quelle in Antartide) saranno operative sulla Luna tra il 2040 e il 2045.
Serve veramente? Ho sempre trovato pigra intellettualmente la posizione di chi è contro la ricerca spaziale.
E’ inutile spendere soldi in armi, luci natalizie o tenere illuminati di notte i supermercati, non la ricerca.
Si apre il primo dilemma.
Affidare ai privati la ricerca spaziale, ricalca la prima ondata della colonizzazione europea sugli oceani; anche l’India fu fino alla metà dell’800 appannaggio della Compagnia delle Indie, non della Corona. Il colonialismo iniziale è un investimento a perdere, in cui tanta gente muore: una volta trovi le miniere andine, una volta trovi delle isole infestate dalla malaria nel Mar Cinese Meridionale.
I privati operano con gli interessi meschini che gli appartengono: come si comporterebbe un privato se scoprisse dei batteri nel sottosuolo marziano? Come potremmo garantire il rispetto di questa altra genesi? I precedenti storici non fanno ben sperare.
Il punto è che l’esplorazione non deve procedere fine a se stessa, per scopi auto-distruttivi, ma conoscitivi.
Proviamo a supporre che una specie con gran potenziale tecnologico, arrivi ad abitare svariati sistemi solari; oltre un tot, la stessa sarebbe messa in sicurezza dall’estinzione.
Avrebbe ancora senso continuare ad allargarsi?
Si e no.
Ad esempio, è ragionevole che oltre un certo limite la nostra (e altre) specie optino per l’esplorazione robotica, non finalizzata ad allargarsi, ma alla conoscenza (all’incontro?).
Aggiungo anche che date le attuali leggi della fisica (che magari domani ribalteremo, ma oggi abbiamo queste) già essere sparsi su un centinaio di stelle vorrebbe dire perdere il controllo tra varie parti del nostro areale abitativo per secoli? Millenni?
Provate a pensare una società dove ogni singolo gruppo può costruire il suo piccolo eden tecno-ideologico, isolato da tutto il resto della comunità umana: ogni dittatore, setta o gruppo terroristico potrebbero scappare sul pianeta dietro l’angolo e costruire il proprio delirio, da cui partire alla conquista del resto della specie umana.
Nelle condizioni attuali, sarebbe il caos.
Avremmo tante schegge impazzite ed espansioniste in guerra tra loro e pronte ad aggredire il resto dell’insieme della comunità; ogni singolo asteroide o planetoide potrebbe contenere una minaccia.
Sono assolutamente favorevole all’esplorazione dello spazio e persino a rendere abitabile tutto il Sistema Solare, mi stupisce abbastanza che non sia priorità di tutti i governi spedire il nostro DNA, le nostre cellule riproduttive (inteso come gente giovane) su un altro pianeta e allargare la nostra possibilità di sopravvivere all’apocalisse; ma al contempo penso che il nostro progresso tecnologico, vada affiancato quanto prima ad una rivoluzione esistenziale.
L’umanità per andare avanti ha bisogno del socialismo, il quale a sua volta ha bisogno di esperimenti, tentativi, fallimenti, false partenze, fughe in avanti e tornare indietro.
Dobbiamo riprendere in mano, quelle questioni importanti individuali e collettive che ci riguardano come comunità.
Fonte: https://t.me/gabgerm/2035
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