Shock siriano
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Enrico Tomaselli)
Alla fine, la città di Hama – che i jihadisti avevano inutilmente cercato di catturare per ben nove volte, dal 2012 – è caduta senza colpo ferire. Quel che avevamo visto ad Aleppo si è ripetuto, l’esercito siriano si è ritirato dalla città senza combattere.
Ovviamente, fa specie osservare con quale velocità, e con quanta facilità, il SAA si sia letteralmente spappolato, sotto la spinta delle forze di Hay’at Tahrir al-Sham. E questo, purtroppo, la dice lunga su come il governo Assad si fosse troppo tranquillamente adagiato in una ideale ‘comfort zone’, garantita dalla protezione russo-iraniana.
Le cui conseguenze rischiano di scuotere il regime, assai più di quanto gli esiti militari possano far apparire.
Ma – va detto – in tutto questo ancor più sorprendente appare il ‘torpore’ di Mosca e Teheran a fronte degli avvenimenti. Già è abbastanza grave che si siano fatte cogliere impreparate, cosa davvero imperdonabile, essendo per entrambe un caposaldo strategico; ma tanto più inspiegabile appare la lentezza della reazione, quasi come se non si rendessero ancora conto della situazione. Perché che la Siria fosse – al tempo stesso – uno snodo strategico per l’Asse della Resistenza, ma anche il suo punto debole, avrebbe dovuto essere chiaro da tempo, e quindi sarebbe stato logico predisporre quanto meno dei piani di emergenza. Laddove invece, a parte gli interventi dell’aviazione russa (ottimi ma chiaramente insufficienti a fermare l’avanzata dell’HTS), non c’è stata – non c’è ancora! – alcuna misura concreta utile a contrastare l’offensiva e ad evitarne gli effetti dirompenti.
Le SAA e l’aviazione russa hanno continuato a cooperare, di fatto, con le formazioni curde dell’SDF nel nord-est, che poi hanno cercato di attaccare le posizioni ‘lealiste’ sull’Eufrate, con la copertura dell’artiglieria e dell’aviazione americana. Anche una mera logica di opportunismo tattico richiederebbe, se non altro, la reciprocità. Ancor più incomprensibile, a mio avviso, l’atteggiamento nei confronti della Turchia, che con tutta evidenza sta traendo il massimo vantaggio possibile dalla situazione, e che – nella migliore delle ipotesi – ha lasciato che l’HTS preparasse e portasse a termine la sua offensiva, proprio facendo affidamento sulla coincidenza tra attacco jihadista ed interessi strategici turchi. E invece, nonostante l’evidente doppiezza della politica di Erdogan, ancora oggi Lavrov dice che “abbiamo concordato con i nostri partner iraniani e turchi di tenere un incontro nel formato di Astana questa settimana”.
Questo doppio livello di distacco dalla realtà (tale francamente mi appare) è decisamente pericoloso. Da un lato si continua a considerare Ankara come un partner, insieme al quale trovare una soluzione – quando invece è chiaramente un ‘battitore libero’, che persegue i propri interessi nella più completa indifferenza a quelli dei ‘partner’. E dall’altro si tarda a prendere le urgenti e necessarie misure militari – siamo ancora alla discussione formale se Damasco debba chiedere o meno ufficialmente aiuto a Teheran…
In tutto ciò, peraltro, essendo evidente che l’onere dell’intervento sul campo toccherà quasi esclusivamente all’Iran; Hezbollah in questa fase deve pensare a ricostituire la forza combattente, e deve comunque presidiare il confine libanese, dove il cessate il fuoco è per ora pressoché unilaterale. Tanto meno è pensabile che la Russia possa inviare qui contingenti in numero significativo. Dunque l’urgenza sarebbe quella di delineare rapidamente un piano operativo coordinato, per il dispiegamento di forze iraniane in Siria, e per il loro impiego attivo nel contrastare l’avanzata jihadista.
Che, tra l’altro, se non verrà fermata, rischi di raggiungere Homs nel giro di pochi altri giorni; ed a quel punto la provincia di Latakia (con le due basi russe, quella aerea di Hmeimim e quella navale di Tartus), risulterebbe isolata rispetto all’est del paese.
Senza considerare il fatto che, persistendo l’attuale situazione (con le forze siriane che si dimostrano incapaci di fermare l’HTS, e che a stento combattono, e le forze alleate che ancora non intervengono), soggetta ad un aggravamento esponenziale man mano che passano i giorni, potrebbe delinearsi uno scenario ancora peggiore.
Con i curdi arroccati nel nord-est e pressati dalle milizie filo-turche del SNA, l’HTS che dilaga nel paese verso sud, una città dopo l’altra, il rischio di una balcanizzazione si farebbe sempre più concreto. E, ovviamente, senza sottovalutare la possibilità che Israele decida di rompere gli indugi ed invada la parte meridionale del paese entrando dal Golan occupato. Il tempo stringe.
#TGP #Siria #Geopolitica
Fonte: https://www.facebook.com/enrico.tomaselli/posts/pfbid02dsaxziwRtGGbghEGKiVZwu9LZ5E4dPLESMoq8C2rXqY4vCiiHTs4X8qVb8Laq6E6l?rdid=4zmHRZLy6HQHfPkW#
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