Partite lunghe
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Pierluigi Fagan)
A precisa domanda, ieri, il ministro turco per le risorse naturali, ha risposto così a chi riportava in attualità il vecchio progetto del gasdotto Qatar-Turchia (via Siria): “Per una Siria che ha raggiunto unità e stabilità, perché no?” Ha aggiunto: “Se ciò accade, la rotta deve essere sicura. Speriamo che lo sia, perché è questo il nostro desiderio”.
Di cosa si tratta?
Alcuni analisti avevano tempo fa indicato questo progetto, rifiutato ai tempi da Assad, come il vero sottostante l’intero sviluppo di questi sanguinosi anni di conflitto in Siria operato con le milizie jihadiste. L’anno scorso, dopo 12 anni, la Lega araba aveva riammesso Assad nel proprio consesso a maggioranza, in deciso dissenso e contrarietà proprio il Qatar. Altresì, vengono segnalati diversi tentativi recenti di Erdogan di provare a chiudere un accordo con Assad, sempre rispediti al mittente.
Terzo indizio (incerto) non è chiaro se l’aggregazione HTS di al-Jolani, dopo le numerose giravolte che l’hanno portata dall’area al Qaida a qualcosa che ancora non è chiaro, possa o meno essere iscritta alla Fratellanza musulmana -secondo alcuni analisti sì-, notoriamente sponsorizzata proprio da Qatar-Turchia. L’intero conflitto siriano inteso come “guerra civile” (quindi come logica del suo versante interno) risale proprio alla totale contrapposizione tra partito baathista al potere con colpo di stato militare e la FM.
Le prime dichiarazioni fatte da al Jolani in Siria sulle intenzioni politiche per la nuova Siria, dichiarazioni che a molti sono sembrate improbabili assimilando salafiti politico-militari come la FM con quelli solo militari (al Qaida, Isis), sembrerebbero proprio in linea con il credo politico della FM che alla fine vuole arrivare ad uno stato islamico ma per via politica costituzionalizzata, di consenso, meglio ancora tramite regolari elezioni come accadde con Morsi in Egitto (poi rovesciato da colpo di stato 2013 di al Sisi appoggiato dall’Occidente).
Due ultime cose.
La prima è che questo supposto gasdotto o meglio il suo progetto, potrebbe essere una carta creata da Turchia e Qatar per partecipare al grande gioco dei riassetti regionali a seguito della lunga linea che dal Patto di Abramo (Trump) è poi proseguito con la Via del cotone (Biden). Questa idea è uno dei sottostanti la guerra che Israele ha scatenato contro Gaza-Hamas, Libano, Hezbollah ora Siria e sempre con un occhio finale all’Iran. Nulla di quei progetti poteva esser messo a terra se non si ripuliva prima l’area dalle interferenze iraniane. Lo ha detto e ripetuto più volte in mondovisione all’ONU Netanyahu con tanto di cartine geografiche e pennarelli.
Tuttavia, questo progetto emarginerebbe Turchia e soprattutto Qatar che nel frattempo ha perso il suo perno locale di interdizione che era Hamas (tra l’altro FM anche loro). Crearsi una carta significa metter sul tavolo una alternativa per ampliare il progetto e trovare il modo di esserne in qualche modo inclusi, da vedere come.
La seconda è che questa vecchia idea del gasdotto dal Qatar che attingerebbe al più grande giacimento di gas naturale conosciuto (South Pars/North Dome, in condominio Qatar-Iran), prevedeva un passaggio via Arabia Saudita, cosa però molto improbabile poiché AS (EAU-Bahrein-Kuwait) ha pari progetto suo da sviluppare dentro la strategia di pacificazione dell’area con sbocchi in Israele e sebbene ora le relazioni tra AS e Qatar siano state più o meno ricomposte, tra i due non corre buon sangue fino a livelli più duri delle rispettive strategie, anche nei confronti dell’egemonia religiosa sull’intero islam. Alternativa sarebbe passare per l’Iraq, ma questo (soprattutto al sud) significherebbe un accordo con l’Iran. Va detto che i rapporti tra Qatar ed Iran sono storicamente eccellenti e chissà che nelle nuove logiche multipolari non lo possano diventare anche quelli tra Turchia ed Iran.
Questa linea si collegherebbe poi al Nabucco turco portando energia in Europa in definitiva sostituzione dei flussi russi.
Infine, se la cacciata di Assad non ha fatto piacere a Russia e Iran, stando così le cose, piacerà ancora meno all’Egitto. Secondo WSJ di qualche giorno fa, proprio Egitto e Giordania avrebbero consigliato Assad di andarsene spontaneamente ma formando un legittimo governo in esilio. Assad ha pur sempre vinto con l’88,7% dei voti le ultime elezioni. Nei processi di presa del potere per le strategie FM la legittimità è importante.
La partita quindi è ancora molto lunga…
#TGP #Geopolitica
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