L’arresto di Luigi Mangione ha scatenato un’ondata di solidarietà negli Stati Uniti
di L’INDIPENDENTE (Dario Lucisano)
Sin dai primi istanti dopo la cattura di Luigi Mangione, l’assassino dell’amministratore delegato di UnitedHealthCare, dal web è emerso un ingente moto di solidarietà nei confronti del ragazzo. In rete hanno iniziato a circolare meme, battute, commenti di vicinanza e pagine dedicate al giovane informatico. C’è chi, addirittura, ha lanciato una raccolta fondi per coprire le spese legali della difesa, chi è arrivato a scrivere canzoni sulle sue azioni e chi ha disegnato magliette raffiguranti l’attimo che precede l’omicidio, stampato sotto le stesse parole incise sui proiettili che hanno colpito Brian Thompson. “Deny, Defend, Depose” sta diventando un motto di ribellione, un urlo di riscatto contro un sistema di sfruttamento, e ha costretto la politica a correre ai ripari e a ricordare che, in teoria, tra Thompson e Mangione la vittima dovrebbe essere il primo. Il senso di frustrazione nei confronti del sistema assicurativo statunitense, però, ha fomentato un generale sentimento di disprezzo nei confronti della classe dominante, generando iniziative di sostegno e solidarietà verso quello che sta rapidamente diventando un simbolo di lotta.
Non appena il nome di Mangione è uscito sui giornali del Paese, la popolarità del ragazzo è schizzata alle stelle. I suoi profili social hanno guadagnato centinaia di migliaia di follower e sui maggiori canali è esploso l’hashtag (una parola o frase preceduta dal simbolo del cancelletto, utilizzata per categorizzare e rendere facilmente ricercabili i contenuti) di tendenza #FreeLuigi: su Instagram il suo profilo ha superato i 20.000 follower, mentre su X (ex Twitter) ha toccato quota 300.000. In un moto di solidarietà, il McDonald’s dove è stato trovato e segnalato alle autorità è stato sanzionato dagli utenti del web, che hanno iniziato a bombardarlo di recensioni negative, spesso corredate da accuse di tradimento e di collusione con le autorità. La viralità del ragazzo si è presto trasformata in una fonte inesauribile di meme (i contenuti multimediali di stampo umoristico che si diffondono rapidamente sui social), e altrettanto rapidamente il movimento di celebrazione da una parte e solidarietà dall’altra ha assunto diverse sfumature. La popolarità del ragazzo, inoltre, è arrivata anche oltreoceano e si sta diffondendo in sempre più Paesi.
Dal punto di vista celebrativo, sulle varie piattaforme social sono iniziati a circolare diversi contenuti che lo ritraggono come una sorta di icona ribelle: oltre ai meme, sono apparse stampe e articoli di merchandising su Luigi Mangione, sono state scritte diverse canzoni, sono stati pubblicati commenti di apprezzamento sul suo aspetto fisico, e in generale, su tutti i social network, sono fiorite pagine e profili celebrativi con il suo nome. In suo sostegno, tra commenti in sua difesa, boicottaggio di McDonald’s e hashtag, è stata lanciata una piattaforma per raccogliere fondi per sostenere le sue spese legali che ieri, mercoledì 11 dicembre, secondo l’agenzia di stampa Reuters, ha raggiunto almeno 31.000 dollari. Sul web, inoltre, sono iniziate a girare foto di altri amministratori delegati di compagnie assicurative, ritratti in grafiche che richiamano quelle dei volantini per i ricercati; per le strade di New York sono stati affissi analoghi volantini.
Giornali, media, politici e social stessi stanno provando a frenare questa sempre più crescente ondata di celebrazione e sostegno di massa nei confronti della figura di Mangione. In diversi quotidiani statunitensi sono apparsi editoriali che condannano le reazioni degli utenti, le piattaforme stanno provvedendo a chiudere – oltre a quelli di Mangione stesso – i profili di plauso all’omicida, Google sta eliminando le recensioni negative al ristorante dove Mangione è stato arrestato, mentre intanto iniziano a esporsi anche i primi politici statunitensi: il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, ha definito «profondamente disturbanti» i commenti degli utenti sui social, ricordando che «in America, non uccidiamo le persone a sangue freddo per risolvere differenze politiche o esprimere un punto di vista».
La cosa interessante di tale fenomeno, che sta venendo largamente ignorata o ridotta alla viralità del caso, è proprio la carica politica che circonda molti dei contenuti che circolano in rete. Al di là dei meme umoristici, che ironizzano sulle origini italiane di Mangione o associano il suo nome a quello dell’omonimo personaggio della serie di videogiochi Super Mario, infatti, tante delle immagini che stanno venendo diffuse intendono assumere una postura prettamente anti-sistema. Mangione non è in alcun modo assimilabile a figure come quella di Theodore Kaczynski, in arte Unabomber, il noto anarchico statunitense condannato all’ergastolo per una serie di attentati con pacchi bomba da cui si dice lo stesso Mangione tragga ispirazione; tuttavia, l’assassino di Thompson sta tirando fuori un desiderio di rivalsa che il popolo statunitense sembrerebbe aver represso per lungo tempo, e che pare andare oltre il semplice mondo delle assicurazioni.
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