Primo colloquio tra Putin e Trump. L’Europa fuori dai giochi
di ANALISI DIFESA (Gianandrea Gaiani)
Una “lunga e altamente produttiva” telefonata tra Trump e Putin, conclusasi con il reciproco invito a farsi visita, sembra avviare in modo positivo i negoziati per la conclusione della guerra in Ucraina ma anche riproporre una stagione in cui le due potenze gestiscono d’intesa e con reciproco interesse, le questioni internazionali, rinnovando le intese del primo mandato di Trump.
Come ha rivelato Trump, al centro della chiacchierata telefonica non c’era solo l’Ucraina ma anche la situazione in Medio Oriente, le questioni energetiche e valutarie, come Analisi Difesa aveva ipotizzato già da tempo. Scenari complessi in cui Trump, che aspira a passare alla Storia come “pacificatore”, avrà bisogno di una buna intesa con Putin.
Il colloquio sembra sia durato un’ora e mezza e avrebbe visto i due leader concordare sulla necessità di porre fine al conflitto. Putin ha sottolineato la necessità che vengano risolte le cause profonde della guerra, cioè le ragioni che hanno indotto Mosca ad attaccare l’Ucraina, mentre Trump avrebbe citato la battaglia comune combattuta dagli eserciti statunitense e sovietico nella seconda Guerra mondiale. Un richiamo storico che non sembrerebbe costituire una bella notizia per i fans di Stepan Bandera.
Sul piano politico il colloquio tra i due presidenti persegue almeno tre scopi strategici: dimostrare che le soluzioni spettano ai “grandi”, stabilire la suddivisione dei vantaggi acquisiti e tagliare fuori tutti gli altri dai negoziati. Non è casuale che il portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, in un briefing con i giornalisti abbia tenuto a precisare che “nessuna nazione europea al momento è coinvolta nei colloqui di pace” sull’Ucraina.
Circa la bozza di accordo che verrà discussa mancano i dettagli ma qualche elemento comincia ad apparire chiaro Già nel pomeriggio il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, aprendo la riunione del gruppo di contatto sull’Ucraina a Bruxelles, aveva evidenziato che far entrare l’Ucraina nella NATO, così come ripristinare i confini ucraini pre-2014 (cioè con Crimea e Donbass) è irrealistico.
Probabile preludio al riconoscimento della sovranità russa sui territori oggi in mano alle truppe di Mosca, forse sulle quattro regioni annesse da Mosca con i referendum 2022 (oltre alla Crimea, le regioni di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhia) o forse su qualcosa di più.
“Siamo ad un momento critico della guerra, il conflitto deve finire. Vogliamo un’Ucraina sovrana e prospera, ma riportarla ai confini precedenti al 2014 è irrealistico. Inseguire questo obiettivo illusorio non farà altro che prolungare la guerra e causare più sofferenza. Una pace duratura per l’Ucraina deve includere solide garanzie di sicurezza per fare in modo che la guerra non ricominci e il ritorno allo status territoriale precedente al 2014 lo escluderebbe” ha detto Hegseth.
Concetti ribaditi da Trump per il quale “l’adesione dell’Ucraina alla NATO non sarebbe utile”.
Musica per le orecchie di Putin che chiede riconoscimenti territoriali, un’Ucraina neutrale e priva di armi offensive a lungo raggio. Una bastonata per NATO e Ue i cui vertici parlavano ancora pochi giorni or sono di vittoria ucraina, riconquista dei territori occupati e necessitò di continuare la guerra per evitare una “pace non giusta”.
Hegseth ha poi aggiunto che non ci saranno truppe USA in Ucraina condizionando la sopravvivenza della NATO al rafforzamento militare dell’Europa, che sarà ovviamente più apprezzato se vedrà l’acquisto di armi made in USA.
“La nostra Alleanza Transatlantica ha resistito per decenni e ci aspettiamo che continuerà a esistere per le generazioni a venire. Ma questo richiederà ai nostri alleati europei di scendere in campo e di assumersi le loro responsabilità“, ha detto Hegseth.
Anche Zelensky ha dovuto accettare la bozza delle intese tra Trump e Putin e del resto cos’altro potrebbe fare guidando una nazione in ginocchio, con la popolazione in continuo calo (e in parte filo-russa), un consenso agli sgoccioli, un mandato presidenziale ampiamente scaduto e un apparato militare prossimo al collasso.
Ciò nonostante Zelensky non rinuncia alle piroette a cui ci ha abituato negli ultimi tre anni. “Se l’Ucraina non sarà nella NATO, significa che l’Ucraina costruirà la Nato sul suo territorio. Quindi, abbiamo bisogno di un esercito grande quanto quello che hanno oggi i russi. E per tutto questo, abbiamo bisogno di armi e soldi. E chiederemo questo agli Stati Uniti”.
Trump ha rivelato di avere avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino. “La conversazione è andata molto bene”, ha assicurato in un post su Truth. “Lui, come il presidente Putin, vuole fare la pace“, ha spiegato. “Abbiamo discusso di vari argomenti legati alla guerra, ma soprattutto dell’incontro che si terrà venerdì a Monaco, dove il vicepresidente JD Vance e il segretario di Stato Marco Rubio guideranno la delegazione”, ha ricordato Trump.
“Spero che i risultati di quell’incontro siano positivi. E’ ora di porre fine a questa guerra ridicola, che ha causato morti e distruzioni massicce e del tutto inutili. Dio benedica il popolo russo e ucraino!”
Parigi non ha incassato bene il colpo, peraltro prevedibile, dell’esclusione europea dalle trattative. “Non ci sarà una pace giusta e duratura in Ucraina senza la partecipazione degli europei” ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot mentre In Germania e Spagna i ministri Annalena Baerbock e José Manuel Albares Bueno hanno chiarito che nessuna decisione sull’Ucraina può essere presa “senza l’Ucraina”.
Di fatto tre ministri europei hanno dichiarato che non si può fare quello che invece sta accadendo.
“Stiamo parlando di un Paese sovrano con un governo democraticamente eletto. Inoltre, nulla di quello che riguarda la sicurezza europea – e l’aggressione della Russia all’Ucraina minaccia direttamente la sicurezza europea – può essere deciso senza l’Europa“, ha dichiarato Albares Bueno.
Il ministro polacco Radoslaw Sikorski ha insistito sulla necessità di rafforzare il sostegno all’Ucraina e ha auspicato una “stretta cooperazione transatlantica”. Il ministro della Difesa olandese, Ruben Brekelmans ha esortato i leader europei a “non farsi prendere dal panico” perché gli Stati Uniti e l’amministrazione di Donald Trump non hanno ancora annunciato i piani per l’Ucraina.
Nonostante le proteste e perplessità di un’Europa che in tre anni non è mai stata in grado di assumere una sola iniziativa diplomatica per tentare di fermare il conflitto, Putin e Trump sembrano intenzionati a continuare a giocare da soli. “Hanno anche deciso di continuare ad avere contatti, che includono l’organizzazione di un incontro di persona” ha precisato il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov.
Trump ha affermato che il faccia a faccia con Putin avverrà “probabilmente” in Arabia Saudita mentre la squadra di negoziatori non sembra includere il suo rappresentante speciale per la Russia e l’Ucraina, Keith Kellogg.
Il generale del resto aveva alternato aperture e minacce di nuove sanzioni nei confronti di Mosca e in questa fase potrebbe non risultare più “spendibile” al tavolo dei negoziati. Oppure, con una interpretazione un po’ maliziosa, potrebbe essere stato Putin a non volerlo al tavolo delle trattative.
Trump ha scritto di aver chiesto “al segretario di Stato Marco Rubio, al direttore della CIA John Ratcliffe, al Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all’Ambasciatore e Inviato Speciale Steve Witkoff di guidare i negoziati che sono certo avranno successo”, senza fare riferimento a Kellogg che parteciperà invece alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, dal 14 al 16 febbraio, dove dovrebbero emergere maggiori dettagli (a cui Analisi Difesa sarà presente). Kellog, atteso nei prossimi giorni a Kiev, ha detto che a Monaco non svelerà i contenuti del piano di pace.
FONTE: https://www.analisidifesa.it/2025/02/primo-colloquio-tra-putin-e-trump-leuropa-fuori-dai-giochi/
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