Il collasso silenzioso
DA LA FIONDA (Di Felice Tafuno)

Ci sono paradossi tutti nostri che stanno caratterizzando il tempo terminale della civiltà occidentale: riusciamo a parlare di democrazia mentre la svuotiamo, di pace mentre armiamo, di diritti mentre li sospendiamo. Ma ciò che inquieta di più non è tanto l’ipocrisia – che è antica quanto il potere – quanto la perdita totale di consapevolezza. Non ci si accorge nemmeno più del precipizio, perché si è deciso che guardare in basso è pericoloso. Eppure, il vuoto si allarga.
Solo qualche decennio fa si avvertì l’avvento di questa decadenza. Pensatori fuori dal coro, mai del tutto digeriti dalle accademie, teorizzavano una civiltà che, rompendo il legame con il sacro, avrebbe sostituito l’idea di verità con quella di funzionalità. René Guénon, Martin Heidegger, Friedrich Nietzsche – per citarne alcuni – predissero un’epoca dove il bene avrebbe lasciato il posto all’utile, l’identità alla tecnica, e lo spirito alla quantità. Epoca, la nostra, dove il pensiero smette di cercare il senso per concentrarsi sul calcolo, e dove l’uomo, convinto di essere padrone, non si accorge di essere divenuto strumento. La libertà è ormai protocollo, la giustizia è gestione, la politica è algoritmo. L’Occidente, nato dalla tensione tra ragione e destino, è scivolato in un sonno della coscienza, consumato da una catastrofica inettitudine, affogato in un nichilismo cosmico.
Ed eccola oggi l’Europa, al bivio della storia, che si atteggia da potenza adolescente: senza né autorità né autorevolezza. Incapace di una visione propria, si limita a reagire per riflesso condizionato, ostentando un insopportabile progressismo. Mentre l’amministrazione americana cerca, pur tra mille contraddizioni e incertezze, di far sedere Zelensky e Putin a un tavolo negoziale – riconoscendo che nessuna guerra è vinta se lascia un continente in macerie – l’Europa insiste nel ruolo dell’arbitro col fischietto rotto. Invece di guidare verso la pace, alimenta il conflitto con forniture di armi sempre più sofisticate e fomentando una cultura “daziocratica” che avrebbe dovuto “distruggere l’economia russa” ma ha finito per devastare quella europea.
Nel vicino Medio Oriente, dopo mesi di silenzi – talvolta compiaciuti – verso il governo Netanyahu, che ha trasformato Gaza in una distesa di dolore e morte, qualche cancelleria occidentale si è riscoperta pietosa nei confronti di un popolo massacrato e rancorosa nei riguardi dell’“unica democrazia in Medio Oriente”, ormai sempre più orientata allo sterminio. C’è chi, timidamente, minaccia il riconoscimento della Palestina, ma al di là dei buoni propositi, nei fatti si continua a tollerare un’occupazione che ha fatto dell’eccidio una prassi e della legittima difesa il pretesto per una vendetta cieca.
Intanto, la democrazia – nostro vessillo identitario e concetto tanto sbandierato nei salotti buoni – si ritira in silenzio, come un sovrano spodestato ma ignaro. In Romania, il candidato sgradito all’élite ma (quasi) democraticamente eletto, Georgescu, è stato rimosso dalla corsa alla presidenza una settimana prima del ballottaggio, accusato di essere al soldo del Cremlino e delle solite, tanto citate, ingerenze russe. In Germania, i gangli dell’arrangiata cancelleria appena insediata – non con poche difficoltà – si allenano per replicare l’impresa ed escludere l’AfD dal tessuto democratico con l’accusa di essere un pericolo per la “democrazia”: formula che, per intento e scopo, sembra una barzelletta. Ovunque in Europa assistiamo al tentativo di isolamento delle formazioni politiche, sempre più forti del consenso popolare, che osano discostarsi dalla linea di Bruxelles, ai cui vertici siedono ancora figure che, nelle intenzioni degli elettori europei, sarebbero dovute sparire.
L’Occidente, oggi, non è più il sacro luogo della libertà, ma della sua caricatura; non più l’alfiere dei diritti, ma dei distinguo; non più guida, ma cauta comparsa. Un collasso non fragoroso, ma che pare inesorabile. Non più epica, né poetica, ma un declino lento, simile alla fiamma di un lume lasciato senza olio, con l’odore acre e un silenzio assordante.
FONTE: https://www.lafionda.org/2025/06/03/il-collasso-silenzioso/





Commenti recenti